Italia viola direttiva qualità dell’aria, Legambiente: 'Decisione inevitabile, come da trend decennale da noi denunciato'
Il presidente Stefano Ciafani: “Italia malata cronica d’inquinamento atmosferico. La soluzione è nel Recovery Plan e nel taglio ai sussidi dannosi per l’ambiente”
10 November, 2020
“Una decisione inevitabile, in linea con il trend da noi denunciato da anni”: così Legambiente commenta la pronunciazione di oggi della Corte di Giustizia Ue, secondo cui l’Italia ha violato la direttiva europea sulla qualità dell’aria, superando in maniera «sistematica e continuata» i valori limite fissati per l’emissione di particelle Pm10 tra il 2008 e il 2017, senza avere manifestatamente adottato in tempo utile misure adeguate per garantirne il rispetto.
Una sentenza che chiude il primo ciclo di un procedimento per inadempimento già avviato dalla Commissione Ue nei confronti del nostro Paese nel 2014: quella contestata all’Italia è una violazione reiterata dei limiti massimi consentiti in diverse aree del territorio nazionale, che l’associazione ambientalista non ha mancato di rilevare puntualmente nei suoi report annuali, come sottolinea anche oggi.
Il nostro Paese è un malato cronico d’inquinamento atmosferico, cui sono riconducibili circa 60 mila morti premature ogni anno. Proprio lo scorso gennaio, nell’edizione del rapporto Mal’Aria di Città 2020, Legambiente ha tracciato un bilancio decennale del fenomeno, prendendo come riferimento i dati della sua campagna “Pm10 ti tengo d’occhio” relativi a 67 città italiane che almeno una volta sono entrate nella speciale classifica, rilevando inadempienze e sforamenti continui. In particolare, ricorda l’associazione, il 28% delle città italiane prese in esame nell’ultimo decennio ha superato i limiti giornalieri di Pm10 tutti gli anni (10 volte su 10), il 9% lo ha fatto 9 volte su 10, mentre il 12% è andato oltre 8 volte su 10. Tra le città “fuorilegge” per numero totale di giorni d’inquinamento registrati Torino, Frosinone, Alessandria, Milano, Vicenza e Asti. Dati che evidenziano infrazioni sistematiche non più tollerabili.
“Questo nuovo richiamo europeo – dichiara il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani – ci ricorda l’urgenza di non disperdere le risorse del programma Next Generation EU in progetti che non vanno nella direzione della riduzione dello smog e che non sono realmente d’interesse della collettività: è il caso, ad esempio, del progetto che prevede il confinamento della CO2 nei fondali marini dell’Alto Adriatico. Piuttosto, i finanziamenti del Recovery Fund devono essere utilizzati per rendere il Paese più moderno, sicuro e vivibile, riducendo le emissioni in atmosfera dei settori trasporti, industria, edilizia e agricoltura e investendo maggiormente sull’efficientamento energetico. Bisogna inoltre intervenire fin da subito, nel prossimo mese e mezzo, perché la nuova legge di bilancio preveda il taglio dei sussidi dannosi per l’ambiente, spostandoli su innovazione ed energie pulite”.