LETTI PER VOI - Bicicletta, torna il boom tra hi-tech e voglia di natura
Piace ai manager che ci vanno in ufficio e ai giovani che ne fanno un gesto politico-ecologico. I nuovi modelli in titanio o carbonio. Costano anche più di un´auto
24 October, 2005
<b>Alessandra Retico</B>
ROMA - Scassata, che cigola, alla fine la maglietta sudata e il cuore a pezzi. Però che gioia la bicicletta, con una pedalata voli fuori dal tempo e dal corpo, bambino e cavaliere. Ora le fanno anche ultra tecnologiche: in carbonio (va moltissimo), in titanio, che si piegano e mettono in valigia. Costano anche tanto, a volte quanto un´auto. Ma come la giri la giri, sono due ruote e una persona su, un fatto fisico e di felicità pura. Negli ultimi tempi la bici è una riscoperta per quel che è, energia semplice, movimento. Piace ai manager, come i giovani Marzotto e Ferrero che ci vanno in cravatta in azienda, ai ragazzi che la usano per sport ma anche come gesto politico (il movimento Critical Mass), agli amministratori più evoluti delle città: più pedali meno inquini e più tutti ci guadagnano. E poi c´è il risparmio: il caro petrolio ha spinto gli americani verso le due ruote. Più bici che auto si sono vendute nel 2005, 19 milioni di pezzi contro i 18 delle quattroruote. Ottantasette milioni di statunitensi, per un fatturato da 5 miliardi di dollari, hanno scelto di pedalare. Senza polveri sottili.
I poeti non pensavano all´ecologia ma nella bici ci hanno indovinato una grazia (Gozzano, Campana, Caproni). Per generazioni ha significato batticuore, papà che la prometteva come premio per la fine della scuola. E anche un mezzo per andarci a lavorare, l´unico fino al dopoguerra. Faceva sognare quando passava il Giro, ma era concretezza la domenica per la gita al mare. Oggi la bici è tutta questa storia, ma anche la parte più acuta della modernità: molti hanno parcheggiato i motori e la usano come mezzo di trasporto. È anche piacere e fitness, e convince le donne, più divertente dell´aerobica. Le case, come la Specialized, studiano modelli da "quota rosa" per materiali e geometrie. Anche feticcio, moda e manìa, una delle poche intelligenti. Bianchi e Armani hanno firmato insieme una sportbike nera minimalista, Ferrari e Colnago una city bike in carbonio rosso fuoco. La Fioravanti una raffinata Cicleo che ripesca dai disegni di Leonardo Da Vinci. Alla fiera del ciclo di Milano a settembre una processione di giovani e meno, occhi che succhiavano le ruote di bici da corsa, le mountain bike e le ibride, quelle a metà tra corsa e fuori strada, tra le più amate. In Italia 30 milioni pedalano, lo scorso anno un fatturato da 1,8 miliardi di euro.
Dici amore, ma poi mancano le politiche per farlo. Qualcosa si muove però: in alcune città più bike friendly come in Emilia Romagna, sull´esempio delle capitali europee, i comuni le affittano a costi popolari, prendi la bici per un euro, vai dove devi andare, la lasci e qualcun altro la riprende. Aprono nuove piste ciclabili, la Fiab, Federazione amici della bici, fa lobby ecologica per la vivibilità urbana, la Federazione ciclistica italiana insieme a Vivì Bikes ha regalato al ministero dell´Istruzione 3000 tricicli per bimbi «perché - dice il presidente della Fci Di Rocco - in sella si gioca e s´impara». Insegna, la bici, la poesia del quotidiano. E anche un´eleganza, un gusto della libertà e persino la democrazia. Infatti pochi la prendono al posto dell´auto blu.