Targhe e Tav, lite nel centrosinistra
Saitta querela il sindaco di Nichelino, Verdi e Rifondazione contro la lettera dei riformisti a Prodi a favore dell´Alta velocità
24 October, 2005
<b>Da Marcenaro appello alla ragionevolezza: vinca la politica
PAOLO GRISERI </b>
Annunci di querela sulle targhe alterne, scontri sulla Tav in val di Susa. I mezzi di trasporto fanno litigare le anime del centrosinistra torinese. E lasciano intravedere differenze profonde proprio alla vigilia della discussione sui programmi per le elezioni del 2006. «Quella sulle targhe alterne è una polemica che va ricondotta nei termini del confronto tra istituzioni - dice il segretario regionale dei Ds, Pietro Marcenaro - mentre sulla Tav le differenze di valutazione sono note da tempo. In una democrazia il compito della politica è proprio quello di fare sintesi tra interessi e punti di vista diversi».
Un appello alla ragionevolezza che avrà bisogno di tempo per essere accolto. Ieri infatti è stato il giorno delle polemiche dure. Dopo i ripetuti attacchi del sindaco di Nichelino, il diessino Giuseppe Catizione, al suo piano per le targhe alterne, il presidente della provincia Antonio Saitta (Margherita), ha deciso di reagire: «Le frasi di Catizone sono inaccettabili - ha detto Saitta in tv - ho incaricato i miei avvocati di valutare gli estremi per una querela». Davvero la lite tra il Presidente della provincia e uno dei sindaci «ribelli» finirà in tribunale? Nei giorni scorsi Catizone era stato pesante. Mercoledì, su Repubblica il sindaco di Nichelino aveva detto: «È ora di finirla con l´ipocrisia perché in Provincia ci consigliano di aderire formalmente all´ordinanza sulle targhe alterne e poi chiudere un occhio sui controlli, come fanno tanti sindaci». Un´accusa molto grave che ha provocato la reazione di Saitta. Chi ha dato il consiglio sbagliato a Catizone? Ieri circolavano sospetti su Sergio Bisacca, diessino, vice di Saitta. L´indiziato si fa una risata: «Sono stato amministratore comunale anch´io. Conosco la differenza tra un sindaco e il comandante dei vigili. Non ho mai dato consigli del genere a Catizone».
Non meno pesanti le polemiche sulla Tav. Questa volta Ds e Margherita, divisi sulle targhe, sono uniti contro l´ala radicale dello schieramento che comprende Verdi, Comunisti italiani e Rifondazione. Ieri quindici esponenti dell´area riformista hanno scritto una lettera aperta a Romano Prodi invitandolo a «non seguire Pecoraro Scanio sulla vicenda Tav» e chiedendo che il leader dell´Unione «inserisca la realizzazione dell´opera nel programma nazionale della coalizione». Immediata la replica del segretario provinciale dei Verdi, Vanni Cappellato: «Ritengo non si possa fare appello a Prodi per dare il via libera a un progetto attualmente nel programma del governo Berlusconi. In val di Susa le primarie le ha vinte Pecoraro Scanio e, coerentemente, il progetto dovrebbe essere fermato». In realtà in val di Susa le primarie le ha vinte Prodi con il 66 per cento dei voti mentre è vero che Pecoraro Scanio ha raggiunto un buon risultato. Cappellato chiede comunque che «l´investitura a Prodi debba essere usata per un maggiore slancio di unità che tenga conto di tutte le posizioni presenti nella coalizione».
Pesante il giudizio dei vertici di Rifondazione: «La lettera dei quindici è un sostegno improvvido all´attuale governo e alla politica di Lunardi». Per Rifondazione «è di cattivo gusto per una coalizione se una parte, pur maggioritaria, assume un atteggiamento dittatoriale nei confronti del resto dello schieramento». Contrari anche i Comunisti italiani: «È incomprensibile cercare l´imprimatur di Prodi sull´alta velocità tentando di soffocare il dibattito», dice Luca Robotti che ne ha anche per i Verdi: «Fino all´altro giorno Pecoraro Scanio non sapeva nemmeno dove fosse la val di Susa».