Provincia, i furbetti delle targhe alterne
Il sindaco ribelle di Nichelino: «Mi hanno consigliato di firmare l’ordinanza e poi non fare le multe»
24 October, 2005
<b>LA BEFFA DEL PROVVEDIMENTO ANTI-SMOG IMBARAZZANTI RIVELAZIONI DI CATIZONE, MENTRE SI SFILACCIA IL FRONTE DEL CONSENSO ALLE DIRETTIVE DI SAITTA & PIRAS
Giuseppe Legato</b>
«Neanche una multa? Quasi quasi firmo anch'io». Giuseppe Catizone è il sindaco di Nichelino. Quello, per intenderci, che non si associa all'ordinanza sulle targhe alterne neanche se gli punti contro una minaccia di commissariamento. E' a Cagliari a un convegno dell'Anci (Associazione nazionale comuni italiani). Si attacca al telefonino e chiede notizie. «Quanti verbali?». Neanche uno, sindaco, in tutta la cintura Sud-Ovest. Dunque? «Lo avevo detto - ironizza - che sarebbe stato un fallimento». Nella sua città si circola liberamente. Più volte, dalla Provincia, hanno provato a parlargli personalmente per dissuaderlo, per allinearsi agli altri colleghi dei comuni limitrofi. Niente da fare. E parole dolci per lui da palazzo Cisterna non ce ne sono neanche a pagarle. «Ma sa cosa le dico? Che non mi importa», replica Catizone. E aggiunge: «Sono state fatte anche pressioni, e forti, perché aderissi. Mi hanno detto: tu firma che poi al massimo chiudiamo un occhio sui controlli». Prego? «Proprio così». E lei niente. «Non se ne parla nemmeno. Il mio atteggiamento muove i passi da un principio di fondo: questa misure non servono. Sono provvedimenti-spot che non sanano nulla e che si ripercuotono sulla vita di tutti i giorni dei miei cittadini che pagano le assicurazioni e non hanno rimborsi e devono affrontare disagi enorme per obiettivi di facciata».
E' un fiume in piena il sindaco diessino. Parla convinto che il primo round sia andato al fronte del «no» che conta pure su Chieri e Chivasso, ma respinge l'etichetta di disobbediente: «Piuttosto - dice - non mi sento il vassallo di nessuno. Non su questioni che vengono affrontate in modo così approssimativo. Non c'è nessuna emergenza. Se fosse dichiarata tale sarei disponibile a firmare eccome. Non mi pare che Torino sia avvolta in una nube tossica. Tra l'altro ieri e l'altroieri pioveva pure...».
Ricapitolando: Catizone non firma e non intende fare dietrofront, ironizza, offre la sua medicina: «Trasporti più efficienti, meno costosi e parchi macchine nuovi da subito» e lancia anche una proposta provocatoria: «Se le targhe alterne - dice - sono, così come dice la Provincia, lo strumento ideale per combattere l'inquinamento, allora utilizziamolo anche nel periodo delle Olimpiadi. Coglieremo l'occasione per esportare un metodo infallibile in tutto il mondo».
L'ipotesi è irrealizzabile: «Difatti - aggiunge - nel mese olimpico non si farà niente, e il motivo è chiaro: ci vergogniamo di questi palliativi». Parole dure che non lasciano intravedere la minima chance di una retromarcia. Semmai il contrario: «Mi auguro che i miei colleghi sindaci si sfilino, che comprendano, alla luce di quanto è successo, che le targhe alterne non risolvono».
Il suo appello, per ora, cade nel vuoto. Dagli altri comuni della cintura Sud-Ovest, dove gli automobilisti hanno beneficiato di una sorta di amnistia, benché fossero ufficialmente in vigore le targhe alterne, non ci sono defezioni, ma arrivano le prime bocciature a microfoni accesi. Come quella del sindaco di Orbassano, Carlo Marroni: «Abbiamo firmato - dice - ma siamo coscienti che le targhe alterne sono pannicelli caldi. Servono misure strutturali. Non si può andare avanti solo così, la nostra pazienza non sarà infinita».