LETTI PER VOI - Il clima dà i numeri
Ai Seminari di Erice il confronto tra due diverse scuole di pensiero: ci sono concordanze, urge lavorare insieme di Antonino Zichichi
04 November, 2005
La scienza rischia di perdere la sua credibilità sul problema del riscaldamento globale che ha portato al Trattato di Kyoto. Ecco perché la 34ª sessione dei Seminari di Erice sulle emergenze planetarie ha visto i massimi esponenti scientifici delle due "scuole di pensiero" sull’evoluzione del clima dibattere su basi di scienza e matematica i problemi in gioco.
La scienza non può restare muta quando si elabora un Trattato (Kyoto) e lo si presenta come il risultato di rigorose ricerche scientifiche. Questo risultato ha investito non solo il grande pubblico ma tutti i Governi del mondo.
Per studiare l’evoluzione del clima è stato istituito dall’Onu un Comitato permanente composto da oltre mille scienziati di tutte le nazioni: l’Ipcc (Intergovernmental Panel for Climatic Changes), che ha lavorato per anni portando l’opinione pubblica mondiale a credere che la scienza ha capito tutto sul clima.
<b>Il problema dei "parametri" liberi</B>
Ma se così stessero le cose, non dovrebbero esistere due "scuole di pensiero", che esistono fino a quando un problema non lo si riesce a porre sotto il rigoroso controllo della scienza. La climatologia ha come fondamento matematico una struttura priva di soluzione analitica. Detto in modo semplice, non esiste l’equazione del clima. Detto in termini esatti, la matematica della climatologia è un sistema di "equazioni differenziali non lineari, fortemente accoppiate", che ha come soluzioni possibili solo approssimazioni numeriche per le quali è necessario l’uso di "parametri" liberi.
Il padre di questa matematica, John von Neumann, diceva: «Se mi date quattro parametri liberi vi costruisco un modello matematico che descrive esattamente tutto quello che fa un elefante. Se mi date la libertà di aggiungere un quinto parametro, il modello da me costruito descriverà l’elefante che vola». Uno dei suoi più brillanti collaboratori, T.D. Lee, introdusse nella matematica climatologica di Von Neumann la terza dimensione. Da essa nascono le "turbolenze" che sono una proprietà fondamentale di tutti i modelli climatologici.
Lee ha preso parte a tutte le sessioni plenarie di Erice dedicate ai modelli matematici che descrivono il clima. C’erano i più qualificati rappresentanti delle due scuole, con Richard Lindzen del Mit (Massachusetts Institute of Technology), massimo esponente della scuola che critica i modelli usati dall’Ipcc, e Ants Leetmaa del Geophysical Fluid Dynamism Laboratory di Princeton, luminare dell’Ipcc. Un confronto rigorosamente basato su matematica e scienza ha portato a conclusioni condivise dalle due scuole di pensiero.
Anzitutto, bisogna lavorare a fondo per migliorare i modelli matematici finora usati: sulla base di quanto fatto non è possibile escludere che i fenomeni osservati siano dovuti a cause naturali. Infatti, un’analisi sulle variazioni climatiche, da milioni di anni fino a pochi secoli fa, dimostra che i raggi cosmici influiscono molto sul clima, ma nessun modello matematico ha finora introdotto questa variabile.
Un altro punto di convergenza riguarda la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera. Le misure dicono che è aumentata, ma i modelli prevedono che, con questo aumento, la temperatura avrebbe dovuto aumentare tre volte di più di ciò che si misura. Gli scienziati della scuola di Lindzen sostengono che il mancante "tre volte più" è la prova di quanto siano poco credibili i modelli matematici dell’Ipcc. A questa critica, gli scienziati dell’Ipcc rispondono dicendo che il motivo del mancante "tre volte più" risiede in effetti non ancora conosciuti, non in errori dei loro modelli.
David Douglass, dell’Università di Rochester (Usa), ha fatto una prova usando un modello che simula parti di modelli dell’Ipcc e ha trovato che una quantità importante (fattore "g") per il vulcano Pinatubo è tre volte inferiore a quella relativa al Sole. Nei modelli dell’Ipcc i fattori "g" generati da emissioni vulcaniche e dal Sole sono presi eguali. Un altro fattore che entra nei modelli dell’Ipcc, secondo Fred Singer, dell’Università di Arlington (Usa), non può essere preso come dicono le misure ma almeno 10 volte più grande, per evitare che i modelli diano risultati "divergenti".
<B>Demonizzazione dell’effetto serra</B>
Una critica ai modelli accettata dal massimo esponente dell’Ipcc riguarda la mancanza di "convergenza matematica" delle approssimazioni numeriche usate. Petr Chylek, dell’Università canadese Dalhousie, ha portato le sue analisi su ciò che succede in Groenlandia e che contraddice l’Ipcc. Purtroppo le conseguenze di questi modelli si valutano in miliardi di dollari e coinvolgono la responsabilità di tutti i Governi del mondo. È quindi di notevole valore la conclusione condivisa dalle due scuole di pensiero che le condizioni del Trattato di Kyoto non avranno influenze sulle variazioni climatiche. Un altro punto interessante riguarda la demonizzazione dell’effetto serra e dell’anidride carbonica. Le due scuole concordano nel dire che sono essenziali per la vita.
È lo spirito scientifico che anima i Seminari di Erice ad avere portato tanta luce sullo stato di salute della Terra. Bisogna combattere le sostanze inquinanti con tolleranza zero, senza demonizzare il cibo per le piante (anidride carbonica) e l’effetto serra che ci permette di non morire di freddo. Da Erice arriva il messaggio di convergenza tra le due scuole, che debbono lavorare insieme per capire quali sono le conclusioni che il rigore scientifico può permettere di derivare dall’analisi delle misure sulle caratteristiche climatologiche del pianeta.