DOCUMENTI - Il libro verde della Comunità Europea
Pubblichiamo il testo integrale
08 November, 2005
E' un documento non recentissimo (datato 2001), ma interessante. Lo pubblichiamo per la prima volta in italiano.
Dall'introduzione:
<i>L'Unione europea consuma sempre più energia e importa sempre più prodotti energetici. La produzione comunitaria è insufficiente a coprire il fabbisogno energetico dell’Unione e la dipendenza energetica dall’esterno è in continua crescita.
L’aumento brutale dei prezzi petroliferi che potrebbe intralciare la ripresa dell’economia europea a seguito della triplicazione del prezzo del greggio, registrata dal marzo 1999, rivela una volta di più le debolezze strutturali dell’approvvigionamento energetico dell’Unione europea, ossia il crescente tasso di dipendenza energetica dell’Europa, il ruolo determinante del petrolio per i prezzi dell’energia e i risultati deludenti delle politiche di controllo del consumo. L’Unione europea non potrà affrancarsi dalla sua crescente dipendenza energetica senza una politica energetica attiva.
In assenza di interventi, da qui a 20-30 anni l’Unione coprirà il suo fabbisogno energetico al 70 % con prodotti importati anziché l’attuale 50 %. La dipendenza si riflette in tutti i settori dell’economia. I trasporti, il settore domestico e l’elettricità dipendono fortemente dagli idrocarburi e sono alla mercé delle variazioni erratiche dei prezzi internazionali. L’allargamento accentuerà queste tendenze. Le conseguenze della dipendenza sono importanti in termini economici. Nel 1999 hanno rappresentato circa 240 miliardi di euro, ossia il 6 % delle importazioni totali e l’1,2 % del PNL. In termini geopolitici, il 45 % delle importazioni di petrolio proviene dal Medio Oriente e il 40 % delle importazioni di gas naturale dalla Russia. L’Unione europea non dispone ancora di tutti i mezzi per influenzare il mercato
internazionale.
La strategia a lungo termine di sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell’Unione europea deve mirare a garantire, per il benessere dei cittadini e il buon funzionamento dell’economia, la disponibilità fisica e continua dei prodotti energetici sul mercato ad un prezzo accessibile a tutti i consumatori (privati e industriali) nel rispetto dell’ambiente e nella prospettiva dello sviluppo sostenibile stabilita dal trattato dell’Unione europea (articoli 2 e 6).
La sicurezza dell’approvvigionamento non mira a massimizzare l’autonomia energetica o a minimizzare la dipendenza bensì a ridurre i rischi legati a quest’ultima. Fra gli obiettivi da perseguire figurano l’equilibrio e la diversificazione delle diverse fonti di approvvigionamento (per prodotti e
per regioni geografiche) e l’adesione dei paesi produttori all’OMC.
Oggi l’Unione europea deve far fronte a nuove sfide caratteristiche di un periodo di profonda transizione dell’economia europea.
Nel prossimo decennio gli investimenti energetici di sostituzione e in risposta al crescente fabbisogno energetico imporranno alle economie europee di operare arbitrati tra i prodotti energetici che condizioneranno, a causa dell’inerzia dei sistemi energetici, i prossimi 30 anni.
Le scelte energetiche dell’Unione europea sono condizionate dal contesto mondiale, dall’allargamento forse a 30 Stati membri con strutture energetiche diverse, ma principalmente dal nuovo quadro di riferimento del mercato dell’energia: la liberalizzazione del settore e le preoccupazioni ambientali.
Le preoccupazioni ambientali, oggi condivise dalla maggioranza dell’opinione pubblica, che costituiscono i danni causati dalla catena energetica — siano essi di origine accidentale (maree nere, incidenti nucleari, fughe di metano) o legati alle emissioni inquinanti — hanno evidenziato le debolezze dei combustibili fossili e le difficoltà dell’energia nucleare. La lotta contro il cambiamento climatico è una sfida. Il cambiamento climatico è una lotta a lungo termine per la comunità internazionale. Gli obiettivi fissati nel protocollo di Kyoto sono soltanto una prima tappa. L’Unione europea ha raggiunto il suo obiettivo stabilizzato nel 2000, ma le emissioni di gas ad effetto serra sono in aumento nell’Unione europea come nel resto del mondo. L’inversione delle tendenze è molto più difficile di quanto poteva sembrare tre anni fa. Il ritorno di una crescita economica sostenuta, sui due lati dell’Atlantico e in Asia, e l’evoluzione della struttura del nostro consumo energetico, principalmente quello dell’elettricità e dei trasporti, conseguenza del nostro modo di vita, contribuiscono ad aumentare le emissioni dei gas serra e del biossido di carbonio in particolare.
Questa situazione è un grande freno ad una politica di protezione dell’ambiente.
La realizzazione del mercato interno dell’energia assegna inoltre un posto e un ruolo nuovi alla domanda. Emergono nuove tensioni cui le nostre società dovranno trovare dei compromessi soddisfacenti: il calo dei prezzi dell’elettricità si contrappone alle politiche di inquadramento della crescita della domanda e di lotta contro il cambiamento climatico, la concorrenza introdotta dal mercato interno modifica le condizioni di concorrenza delle diverse opzioni energetiche (carbone, nucleare, gas naturale, petrolio, rinnovabili).
Oggigiorno gli Stati membri sono interdipendenti, sia a livello della lotta contro il cambiamento climatico che attraverso la realizzazione del mercato interno dell’energia. Qualsiasi decisione di politica energetica presa da uno Stato membro inciderà inevitabilmente sul funzionamento del mercato negli altri Stati membri. La politica energetica ha assunto una dimensione comunitaria nuova, senza che ciò si traduca in nuove competenze comunitarie. In questa situazione, bisogna analizzare l’opportunità di trattare la politica energetica europea da angolature diverse rispetto al mercato interno, all’armonizzazione, all’ambiente e alla fiscalità.
L’Unione europea deve controllare meglio il suo destino energetico.Malgrado le varie crisi che hanno costellato l’economia europea negli ultimi trent’anni, non vi è stato un vero dibattito sulle scelte degli indirizzi tecnologici e ancora meno su quelle di politica energetica nel contesto della sicurezza
dell’approvvigionamento. Oggigiorno la duplice pressione delle preoccupazioni ambientali e del nuovo funzionamento del mercato europeo dell’energia rende questo dibattito inevitabile. L’evoluzione dal 1999 dei prezzi petroliferi conferisce a questo dibattito un carattere di urgenza.
Questo dibattito deve tener conto del fatto che l’attuale consumo energetico è coperto per il 41 % dal petrolio, 22 % dal gas naturale, 16 % dai combustibili solidi (carbone, lignite, torba), 15 % dal nucleare e 6 % dalle rinnovabili. Se non si interviene, il bilancio energetico continuerà verso il 2030 a
basarsi sui combustibili fossili: 38 % petrolio, 29 % gas naturale, 19 % combustibili solidi e appena 6 % nucleare e 8 % rinnovabili.
Il libro verde delinea lo schema di una strategia energetica a lungo termine in base al quale:
• l’Unione deve riequilibrare la politica dell’offerta con azioni chiare a favore di una politica della domanda. I margini di manovra su un aumento dell’offerta comunitaria sono infatti ridotti rispetto alle esigenze mentre quelli sulla domanda si configurano più promettenti;
• circa la domanda, il libro verde invoca un effettivo cambiamento del comportamento dei consumatori, evidenzia l’interesse dello strumento fiscale per orientare la domanda verso consumi più razionali e più rispettosi dell’ambiente. Sono auspicati prelievi fiscali o parafiscali per penalizzare l’impatto ambientale dell’energia. I settori del trasporto e dell’edilizia dovranno essere oggetto di una politica attiva di risparmio energetico e di diversificazione a favore delle energie meno inquinanti;
• circa l’offerta, si deve dare la priorità alla lotta contro il riscaldamento climatico. Lo sviluppo delle energie nuove e rinnovabili, compresi i biocarburanti, è la chiave di volta del cambiamento.
SICUREZZA DELL’APPROVVIGIONAMENTO ENERGETICO
Raddoppiare la loro quota dal 6 al 12 % nel bilancio energetico e passare dal 14 al 22 % nella produzione di elettricità è un obiettivo che va raggiunto entro il 2010. Nelle condizioni attuali esse ristagneranno sul 7 % in dieci anni. Soltanto misure finanziarie (aiuti di Stato, detrazioni fiscali, sostegno finanziario) potrebbero favorire un obiettivo così ambizioso. Una pista da esplorare è l’idea che le energie redditizie (petrolio, gas, nucleare) finanzino lo sviluppo delle energie rinnovabili che finora non hanno beneficiato come le altre energie convenzionali di un congruo sostegno.
Il contributo a medio termine del nucleare deve a sua volta essere oggetto di un’analisi. Tra i vari elementi che faranno certamente parte del dibattito figureranno la decisione della maggior parte degli Stati membri di abbandonare questa opzione, la lotta contro il riscaldamento climatico, la sicurezza dell’approvvigionamento e lo sviluppo sostenibile.Malgrado le conclusioni di questa riflessione, si deve attentamente continuare la ricerca sulle tecnologie di gestione dei residui e la loro attuazione pratica in condizioni ottimali di sicurezza.
Per gli idrocarburi, caratterizzati da crescenti importazioni, bisogna prevedere un dispositivo rafforzato di scorte strategiche e nuove vie di importazione. Qualsiasi nuovo progresso tecnologico rafforzerà gli effetti di questo nuovo abbozzo di strategia energetica.
La Commissione propone di lanciare un dibattito nel corso del 2001 sulle questioni essenziali concernenti le scelte energetiche da compiere. Non si tratta di proporre una strategia di sicurezza dell’approvvigionamento «chiavi in mano», bensì di lanciare un dibattito approfondito e innovatore sulle principali questioni identificate, con la consapevolezza che possono esservene altre.</i>