Celle solari. C’è un trucco nella legge
- da La Stampa TuttoScienze del 30.11.2005
30 November, 2005
<b>Leonardo Libero</B>
DOPO 15 anni difficili, il fotovoltaico italiano aveva intravisto il fondo del tunnel il 28 luglio scorso con il decreto ministeriale (Attività Produttive) che istituisce il sistema di sovvenzione degli impianti fotovoltaici "in conto energia" versata in rete: sistema che negli stessi tre lustri ha reso la Germania prima al mondo nell'eolico e seconda solo al Giappone nel fotovoltaico. La prolungata attesa di quel decreto ha fatto arrivare migliaia di richieste di allacciamento; che in pochi giorni hanno saturato il limite dei 100 MW di potenza totale installata che il decreto poneva per la prima fase di attuazione.
Un successo per l'iniziativa del ministro Scajola, ma purtroppo in gran parte destinato a rimanere a lungo solo sulla carta. Perché quei 15 anni di traversie hanno ridotto a 7,9 MWp la capacità produttiva annua di celle FV nel Paese del Sole: ben poca cosa rispetto ai 604 MWp del Giappone, ai 198 della Germania, agli 81 della Spagna, ai 30 della nuclearizzatissima Francia e per-fino ai 10,7 della piccola e nordica Norvegia. E perché l'incremento della richiesta FV mondiale, che era sempre stato del 30-35 per cento annuo, nel 2004 è balzato al 43 per cento, sovrasaturando la capacità produttiva, mondiale. Di qui la scarsità planetaria di silicio, grezzo, semilavorato e lavorato, per il 2005 e almeno il 2006.
Sovente la scarsità di un certo bene stimola la ricerca di alternative che poi si rivelano più vantaggiose del bene sostituito. Ma in questo caso, in Italia, quella possibilità è preclusa. La blocca una delle molte "FAQ" (domande e risposte) che si trovano nel sito web del Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale (www.grtn.it), ente "attuatore" del decreto sul conto energia FV. Alla domanda "I pannelli fotovoltaici possono essere in film sottile (silicio amorfo)?" la risposta è infatti: "I pannelli possono essere solo in silicio cristallino. Nell’allegato al DM è riportata solo la Norma CEI EN 65215 per i moduli in silicio cristallino e non anche la Norma CEI EN 61646 per i moduli in film sottile".
Una limitazione non necessaria e una motivazione equivoca. Esse farebbero pensare che al GRTN non abbiano capito il principio base del finanziamento in "conto energia": quello per cui viene pagata solo l'elettricità "pulita" versata in rete, qualunque tecnologia sia stata usata per produrla. Oppure non sappiano che la ricerca si attende proprio dal non-cristallino e dal non-silicio forti incrementi nell'efficienza di conversione FV e/o forti diminuzioni nei costi. Oppure ancora ignorino che moduli a film sottile, di silicio e non, sono da anni in commercio, prodotti da aziende di serietà indiscussa. Tutte ipotesi assurde. Tanto più con il precedente del Programma Tetti Fotovoltaici, redatto nel 2000. Esso erogava forti finanziamenti in conto capitale a fondo perduto; e rendeva quindi doveroso assicurarsi che gli impianti da sovvenzionare con fondi pubblici fossero realizzati con materiali sperimentati. Ebbene, esso prevedeva impianti "in conformità alla norma CEI EN 61215 per moduli al silicio cristallino e alla Norma CEI EN 62646 per moduli a film sottile". E allora?
C’è da chiedersi come mai nell’allegato al decreto del 28 luglio ci sia quel riferimento alla Norma CEI sul silicio cristallino. Un "di più" non necessario e buono solo a creare problemi, che infatti ha creato. Si può ipotizzare che chi ha scritto materialmente il decreto abbia copiato le specifiche tecniche del Programma 10.000 Tetti, senza capire che non si adattavano al "conto energia". Ma allora perché ha citato solo una norma e non anche l'altra?
Il ministro Scajola ha promesso "entro Natale" una nuova iniziativa in favore del fotovoltaico. Speriamo che il compito di redigere le norme questa volta venga affidata a un esperto, vero e scrupoloso.