Flop del piano antismog
La Toscana si è spaccata - da Il Tirreno del 21.12.2005
21 December, 2005
FIRENZE. Dal primo di gennaio avremo, a meno di ripensamenti in extremis, una Toscana divisa in due: in alcuni comuni ci sarà il blocco completo degli "Euro 0", i veicoli non catalitici, auto, furgoni e motorini; in altri potranno continuare a circolare. E' il risultato della mancata firma di 5 grandi comuni, Pistoia, Prato, Livorno, Pisa e Lucca, ma anche di Montecatini, Pontedera, Calenzano e Campi Bisenzio dell'accordo antismog tra Regione e i 24 Comuni toscani.
Al momento della firma, l'assessore all'Ambiente Marino Atrusa ha avuto la
sorpresa: «Che Prato avesse delle perplessità lo sapevo, che invece gli altri non volessero firmare no. Forse - puntualizza l'assessore regionale - sarebbe stato meglio che avessero espresso prima i loro dubbi».
In ogni caso ci troveremo dal primo gennaio con questi veicoli che non potranno più circolare in almeno il 50% del territorio comunale di Firenze, Bagno a Ripoli, Cascina, Firenze, Grosseto, Lastra a Signa, Santa Croce, Scandicci e Sesto Fiorentino.
Negli altri sei comuni (sugli otto che invece erano previsti) che hanno aderito ieri all'accordo, Arezzo, Siena, Viareggio, Poggibonsi, Capannori e Poggio a Caiano partiranno le prime limitazioni al traffico, dapprima di due giorni alla settimana con orario 8-19.
E negli altri cinque il fronte sembra variegato: a Prato e anche a Pistoia al momento, resteranno in vigore le limitazioni di tre giorni, a Livorno invece si dovrebbe partire in tempi più stretti con l'esclusione degli Euro 0 nella zona del "bollino blu". Insomma, si rischia la babele circolatoria o quasi.
Ma come si è arrivati a questa situazione? Lo spiegano gli assessori all'ambiente di Prato, Pistoia e Livorno. «A Prato il blocco della circolazione completo di questi veicoli - spiega la pratese Camilla Curcio - avrebbe rappresentato un problema sociale: abbiamo circa 17mila auto non catalizzate ma anche 3.500 furgoni Euro 0, e molte realtà produttive sono all'interno del centro abitato. Non potevamo bloccarle, tenendo conto anche dei problemi del tessile. Serve una maggiore gradualità, magari con delle finestre di entrata, anche se limitate al solo 2006».
Di gradualità parla anche Rino Fragai, asssessore all'ambiente di Pistoia:
«Non potevamo non tenere conto della situazione di sofferenza del territorio rispetto a queste misure - sottolinea - dobbiamo trovare il modo di diluire nel tempo queste misure. Per ora la situazione è congelata». Fragai poi punta il dito sul fatto che se Pistoia allargasse al 50% del territorio la zona di blocco, finirebbe per comprendervi anche strade di scorrimento provinciale e non solo comunale.
Poi c'è il problema dei soldi. L'accordo prevedeva 3milioni e 350mila euro, gli stessi del trienno precedente, che però questa volta sarebbero stati divisi per 24 comuni e non più per 16. «Avevamo chiesto da tempo più concretezza sul lato degli incentivi» - sostiene Marco Filippi, assessore all'ambiente di Livorno, che ritiene, come del resto i colleghi, che la somma messa a disposizione dalla Regione per gli incentivi debba essere rimpinguata.
E alla fine la palla torna nella metà campo di Artusa: l'assessore regionale all'Ambiente alla fine dichiara che non ci saranno diktat: «E' un accordo volontario, e ha dato ottimi risultati. Deroghe? Non non userei quella parola, piuttosto cercheremo delle soluzioni. I problemi ci sono, i Comuni ce li hanno prospettati e ne dobbiamo tener conto». Insomma l'assessore è disponibile ad un confronto senza rigidità - «non faremo come gli struzzi» - e per quanto riguarda le risorse, si cercherà di trovarne altre. La situazione comunque non è di rottura completa: la Regione e i cinque Comuni si incontreranno in tempi brevissimi, al massimo dopo Natale, per un primo confronto.