«Gas, nessun rischio black-out»
Ma il governo taglia i consumi
20 January, 2006
ROMA - Allarme gas, il governo corre ai ripari dopo che dalla Russia la Gazprom ha ridotto la fornitura del 12%. Il ministro delle Attività produttive Claudio Scajola ha convocato ieri mattina il comitato d’emergenza per il gas e successivamente chiesto e ottenuto una riunione straordinaria del consiglio dei ministri che si terrà martedì. I provvedimenti che l’esecutivo prenderà con un decreto sono ancora in via di definizione ma dovrebbero essere i seguenti: blocco delle esportazioni di energia elettrica, chiusura temporanea dei rubinetti per i grandi clienti, uso dell’olio combustibile nelle centrali termoelettriche. Basteranno per evitare una ricaduta sugli usi domestici? Scajola sdrammatizza, esclude qualsiasi rischio di interruzione e invita le aziende a «non fare allarmismo». Ma la prospettiva di uno choc energetico se continuerà l’ondata di gelo in Russia non è paventata solo dalle imprese che potrebbero avere un tornaconto vendendo a caro prezzo l’olio combustibile. Infatti è l’Autorità per l’energia a lanciare l’allarme. «Le riserve sono insufficienti e inadeguate se continueranno le emergenze climatiche e geopolitiche».
Così il presidente Alessandro Ortis, nel corso di una audizione alla Commissione Attività produttive della Camera, ha spiegato il senso del suo avvertimento rivelando anche la superficialità dei politici. «Già nel 1998 e poi nel 2000 - ha detto Ortis - sono state assegnate concessioni per un nuovo stoccaggio di gas ma, a tutt’oggi, non sono iniziati i lavori».
Anche l’Antitrust vede nero. Per il presidente Antonio Catricalà, pure lui sentito a Montecitorio, l’Italia avrà almeno 3 anni «estremamente critici» fino a quando non entrerà in funzione il primo nuovo rigassificatore previsto a Rovigo dal 2008. Ecco perché, secondo l’Antitrust, «non è più rinviabile la costruzione di nuovi impianti per implementare l’importazione di gas». Una posizione condivisa dal numero uno di Edison Umberto Quadrino che, tuttavia, ritiene come tutto ciò si possa trasformare in una grande opportunità per il Paese se «l’Italia diventerà anche esportare di gas».
L’amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni è meno ottimista. In una intervista a Radio 24 ha ammesso di essere «preoccupato per la riduzione delle forniture» e di non volersi trovare «con gli stoccaggi bassi a febbraio e marzo quando ancora fa freddo». «In Italia - ha aggiunto Scaroni - tre case su quattro sono scaldate a gas e metà della nostra produzione elettrica è prodotta dal gas». Insomma il rischio di blackout è tutt’altro che campato in aria e sarà anche per questo che Scaroni ha detto di attendersi dal governo «provvedimenti urgenti soprattutto per ridurre i ritiri da parte del settore elettrico». Nel frattempo sono già cominciati i conti della stangata-gas. Secondo il Quotidiano Energia l’emergenza gas dovrebbe costarci fino a 600 milioni di euro in maggiori costi. Se questi si trasferiranno sulla bolletta, come temono le associazioni dei consumatori, per la famiglia italiana si tratta di un altro aggravio di 400 euro l’anno.
Roberto Bagnoli