Ma l’Italia continua a vendere energia a Francia e Germania
Da La Stampa del 24.02.2006
24 January, 2006
ROMA
Col petrolio che viaggia a 70 dollari al barile, il gas che scarseggia in tutta Europa e l’inverno che si fa sempre più rigido, quello dell’energia è un gran bell’affare. Non c’è che dire. Al punto che mentre il governo pensa di razionare i consumi di gas, i produttori di elettricità continuano ad esportare energia, come se nulla fosse. Soprattutto come se questa energia non fosse prodotta soprattutto utilizzando gas.
Basta vedere le cifre che girano sulla nostra borsa elettrica per rendersi del conto del fenomeno che si sta verificando in queste settimane. I prezzi continuano a salire e per i nostri produttori sono vagonate di euro in più che entrano in cassa. Basti pensare che la scorsa settimana il prezzo medio di acquisto dell’energia è stato pari a 79,66 euro per megawatt/ora, ovvero l’1,1% in più della settimana precedente e ben l’8,8% più alto del 2005 quando però i prodotti petroliferi erano su tutt’altri livelli. Ieri un nuovo balzo in avanti ben oltre quota 90 euro con un picco 105,14 tra le 10 e le 12 ed un altro ancora più alto (147,62 euro per megawatt) nella fascia oraria compresa tra le 18 e le 19. Perchè questi strappi? Perché, come prevedono le più semplici regole del mercato, quando c’è più richiesta i prezzi salgono mentre quando questa scende anche i prezzi calano di conseguenza. E stando ai dati elaborati da Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, ieri pomeriggio attorno alle 18 si è registrato un picco particolarmente significativo dei consumi interni che, complice il gelo siberiano, hanno toccato quota 54.200 megawatt.
Prezzi molto alti, si dirà. No, nemmeno tanto. Anzi, il paradosso degli ultimi tempi è che per una serie di motivazioni, che vanno dal freddo a fattori speculativi, sino ad una maggiore efficienza del nostro sistema rispetto a quello dei nostri vicini europei, anche noi - come detto - ci siamo messi ad esportare elettricità. Restiamo sempre importatori netti, ma rispetto all’anno passato il deficit si è quasi dimezzato passando da 6 a 3 mila megawatt. Un bel salto, che ovviamente deve farci contenti perché significa che finalmente ci stiamo rendendo più autonomi.
I problemi semmai sorgono nel momento in cui ci troviamo costretti a razionare le forniture di gas (in primis alle imprese) ed al tempo stesso i produttori di energia continuano a bruciare metano per produrre energia che poi vendono all’estero. «Tutto il mercato europeo sta vivendo una fase di tensione - spiegano gli esperti - e per assurdo i prezzi dell’energia sono più alti in Francia, Svizzera e Germania che da noi. E’ quindi naturale che ci sia chi trova conveniente esportarne un po’». Il fenomeno, emerso già nei mesi passati, però non si è arrestato nemmeno in questi giorni di crisi delle forniture di gas. Anche ieri, per tutta la giornata, attraverso gli elettrodotti del Nord-ovest abbiamo esportato elettricità a go-go, da un minimo di 2955 megawatt (ore 9) a picchi di 3712 e 3360-3400 megawatt rispettivamente tra le 10 e le 12 e tra le 17 e le 20, quando i prezzi toccavano nuovi livelli record. Solo per stare ai listini di ieri: 105,15 euro per la fascia mattuttina e 147,62 per quella del tardo pomeriggio.
Chi compra? Sostanzialmente gli svizzeri di Atel, non tanto per il loro paese quanto per rivendere questa merce tanto preziosa più a nord, in Germania soprattutto ma anche in Francia. Dove, secondo le stime, ogni grado di temperatura in meno comporta una aumento dei consumi elettrici del paese (dove, caso quasi unico in Europa, ci si scalda molto con stufe elettriche) pari a circa 1400 megawatt/ora. In affanno per le temperature molto più rigide della media e per un parco centrali che sconta le revisioni e le fermate che noi abbiamo già effettuato negli anni passati (ricordate il black-out dell’anno passato?) anche i tedeschi hanno fame di energia e la pagano, tanto. Gli italiani, furbi, sono lì tutti pronti a vendere. Fino a quando? Premesso che l’export non può nè essere fermato nè essere vietato, il decreto che varerà oggi il consiglio dei ministri potrebbe prevedere qualche forma di disincentivo e forse una mini-tassa per chi «spreca» in questo modo metano. Intanto però i prezzi corrono (per oggi ci si attende un costo medio di 91,85 euro per megawatt, con un picco appena più basso a quella di ieri a quota 144,92) e ovviamente corre anche l’export che in giornata arriverà a superare i 36.600 megawatt. Più o meno il 5,5% del totale degli scambi alla Borsa elettrica.