La sostenibilità ambientale negli edifici del futuro
Reportage dall'incontro del 4 giugno al Lingotto
05 December, 2003
Dal parco "Eden", regno della biodiversità in Cornovaglia, al Villaggio Olimpico della Torino 2006, dalle case "fai da te" del rivoluzionario Kroll alla sede "green" dell'Environment Park torinese: ecco come si declina l'ingegneria ambientale nei progetti presentati durante le due conferenze della Biennale dell'Eco-efficienza dedicate alla "Sostenibilità ambientale negli edifici del futuro". Tra i progetti presentati, quello del Villaggio Olimpico per la Torino del 2006, firmato dal giovane architetto Camerana. "Il criterio della sostenibilità è stato uno dei criteri più importanti usati per la sua progettazione, per questo nella valutazione ambientale strategica abbiamo puntato soprattutto ad evitare impatti ambientali negativi e a costruire edifici riconvertibili". Ecco allora il Villaggio degli Atleti, uno dei tre lotti dell'intero progetto, studiato per garantire benessere e comfort agli utenti dell'insediamento, sfruttando i principi della bioclimatica. "L'area sarà dotata di teleriscaldamento, integrato col riscaldamento solare termico (con torri solari progettate da De Rossi), di un sistema di percolazione e canalizzazione delle acque piovane con l'immagazzinamento in bacini di raccolta interrati, per l'irrigazione dei giardini, di percorsi pedonali e ciclabili, con parcheggi per auto sotterranei, accessibili solo da via Giordano Bruno, vietandone l'ingresso all'interno dell'intero villaggio". I materiali usati, esclusivamente ecologici, dall'isolante dei muri a base di cellulosa alla pavimentazione in gres. Con un unico rimpianto: "Purtroppo il budget era troppo basso, abbiamo dovuto compiere scelte di sistemi e tecnologie energetiche di basso costo, rinunciando per esempio al fotovoltaico, tagliando sul verde e su altri elementi", conclude Camerana. Nessun problema di budget, invece, per il progetto inglese "Eden", parco tecnologico della biodiversità in Cornovaglia, caratterizzato da architetture perfettamente adattate all'ambiente: grandi "bolle" trasparenti che ospitano la foresta pluviale e la macchia mediterranea, enormi sfere-serre che riducono al minimo la distinzione tra costruzione umana e natura. "Solo nel primo anno abbiamo avuto un totale di 2 milioni e cento mila visitatori, a dimostrazione - commenta l'architetto Kirkland - del grande interesse che la sostenibilità può riscuotere". Quando la sostenibilità fa rima con l'ecologia urbana e si applica al recupero dell'ambiente cittadino. Ovvero i casi inglesi presentati da Hopkins, begli esempi di ristrutturazioni che tengono conto dei materiali e del modo in cui gli edifici sono stati costruiti e del loro inserimento all'interno dell'ambiente. "A Nottingham abbiamo ricostruito una parte della città, cioè un gruppo di sette edifici adibiti a uffici pubblici, fatti di mattoni, così come erano quelli vecchi, dotati di torri termiche di vetro in grado di buttar via l'aria calda e incamerare aria fresca e di pavimenti che riflettono la luce per garantire un buon risparmio energetico", spiega Hopkins. "Sempre nella stessa zona abbiamo anche lavorato al recupero di un'ex fabbrica di biciclette, trasformandola in un centro universitario con la struttura rivestita in legno, nessun condizionatore, ma sistemi di dotti che scambiano l'aria usata e reintroducono aria fresca grazie alla cosiddetta "ruota termica", pannelli solari sui tetti ed un laghetto di fronte che funge da cisterna di acqua piovana". A seguire, la rivoluzione di Lucien Kroll, l'architetto-filosofo che contesta il modo taylorizzato di costruire le città e gli edifici, in cui i futuri abitanti non hanno alcun ruolo nella progettazione delle abitazioni: gli utenti arrivano in un secondo momento, sono semplicemente invitati a usare quello che altri hanno fatto e deciso per loro, ovvero case tutte uguali per persone assolutamente diverse. "La natura ha creato la differenza e l'uomo invece vuole omologare tutto. Eppure la differenza è l'inizio della complessità e la complessità l'inizio dell'ecologia". Da queste premesse, uno dei suoi progetti più emblematici, in cui gli abitanti di un edificio hanno potuto scegliere il tipo di balcone più "in sintonia" con la loro personalità, dando origine a una facciata-patchwork multiforme e multicolore. Da Siviglia, invece, l'idea di "architettura logica e razionale" del giovane Herrera: "Il punto è che qualunque cosa venga costruita deve adeguarsi al luogo in cui si trova, deve essere cioè in armonia con l'ambiente, sia da un punto di vista estetico sia da un punto di vista funzionale". Contro "l'architettura del non-luogo" del movimento moderno che non tiene conto delle condizioni e delle caratteristiche climatiche del luogo, costruendo gli stessi edifici in nord America e in Andalusia, Herrera propone allora l'esperienza pilota di Cadice: ovvero una serie di piscine realizzate in modo funzionale rispetto al sole e al vento andalusi. "Le facciate non sono tutte uguali - spiega Herrera -, per cui ad esempio la facciata a sud è completamente aperta mentre quella a nord è chiusa per via dei venti. C'è poi un lucernario che garantisce la massima protezione dal sole nella stagione calda e la massima esposizione alla luce durante quella invernale e ci sono pannelli solari per il riscaldamento dell'acqua delle docce e delle piscine". Chiude la carrellata, giocando in casa, l'architetto Dotta dell'Environment Park, bell'esempio del made in Italy della sostenibilità ambientale: tetti verdi di erba (isolanti), un impianto fotovoltaico a forma di vela, "realizzato in legno per un'immagine più green del centro", materiali selezionati in base all'impatto sulla salute, sull'ambiente e sull'energia inglobata. "Sono anche previsti un sistema di recupero dell'acqua piovana per ottenere acqua da destinare alla cucina, al bar, ai bagni e alla pulizia dei pavimenti, e collettori solari da istallare a sud per avere acqua calda sanitaria". Tira le somme sulla situazione della sostenibilità ambientale nel Belpaese Mario Grosso, moderatore delle conferenze e docente alla facoltà di architettura del Politecnico di Torino: "Per quanto riguarda la situazione italiana, la nota positiva è che la sostenibilità ambientale sta diventando una componente riconosciuta, richiesta sia da clienti pubblici sia privati. La nota negativa è che manca invece la volontà istituzionale e politica per attivare incentivi normativi ed economici per far sì che ogni intervento architettonico sia impostato all'insegna del risparmio energetico e della sostenibilità ambientale. In altre realtà europee, pensiamo alla Danimarca, all'Austria e alla Germania, ci sono già da un decennio una maggiore determinazione e una maggiore volontà politica, mentre da noi adesso qualcosa si muove, ma più a livello periferico e regionale che centrale". Staremo a vedere.