LETTI PER VOI - Risparmio energetico, anno zero "In Italia non interessa a nessuno"
Inchiesta tra i consumi degli enti pubblici a due settimane dal decreto Scajola - da Repubblica.it del 14.02.2006
14 February, 2006
<b>Lo sfogo di un imprenditore: "Per i comuni non è un problema"
La difesa degli amministratori: "Paralizzati dalla burocrazia"</B>
Valerio Gualerzi</B>
Adriano Moroni era convinto di aver scoperto il modo di portare l'acqua agli assetati, invece si è ritrovato nei panni di chi cerca di vendere gelati al Polo Nord. Normali disavventure di un imprenditore, nulla di cui ci si debba tutti preoccupare, se non fosse che Moroni è l'amministratore delegato della Eligent, una piccola azienda delle Marche titolare di un collaudato brevetto che permette consistenti risparmi sulla bolletta elettrica dei comuni. Il prodotto giusto al momento giusto, si potrebbe pensare, visti i ricorrenti allarmi per le difficoltà italiane nei rifornimenti energetici messe drammaticamente nero su bianco dal decreto Scajola, ma la realtà è molto diversa.
Da circa due settimane vigono le disposizioni volute dal ministro per le Attività produttive per ridurre i consumi di gas imponendo agli italiani di riscaldare le loro case e i loro uffici un'ora e un grado in meno al giorno. Una richiesta di sacrifici che stride con la sostanziale indifferenza mostrata per il controllo degli sprechi energetici dalle amministrazioni e dagli enti pubblici, come testimonia l'amara parabola di Maroni.
"Dopo dei primi riscontri positivi su piccola scala - racconta l'amministratore delegato della Eligent - un anno fa abbiamo presentato ufficialmente il nostro prodotto, il dibawatt, una scatoletta in grado di tagliare il consumo energetico per l'illuminazione pubblica tra il 30 e il 40%. Per installarlo non chiediamo una lira, il nostro guadagno consiste nell'incassare per un certo numero di mesi il risparmio ottenuto, lasciando invariata la bolletta dell'amministrazione". "Per i comuni non ci sono neppure complicazioni burocratiche, visto che per aggiungere il dibawatt ai loro lampioni basta una semplice delibera", spiega ancora Maroni.
Sembrerebbe un affare, ma la stragrande maggioranza delle amministrazioni non la pensa così. "Sono davvero sconvolto - si sfoga l'imprenditore marchigiano - in un anno solo sei comuni si sono rivolti a noi e pensare che i costi per l'illuminazione pubblica incidono per circa il 60% della bolletta elettrica di un comune. Ma non sono soldi degli amministratori".
<b>Le leggi.</B> Un disinteresse che si fa beffe di un vasto repertorio di leggi e decreti ministeriali che indica come obiettivo da raggiungere nel quinquennio 2005-2009 un risparmio di energia pari a 2,9 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) all'anno. Risultati persino modesti rispetto al taglio compreso tra il 25 e il 39% indicato come traguardo dal ministero dell'Ambiente in linea con analoghe raccomandazioni espresse da Onu e Ue.
Un'apatia che ha sinora impedito di far decollare anche il sistema delle Esco introdotto dal decreto Bersani per la liberalizzazione del mercato elettrico. La sigla sta per "energy service company", le società specializzate in interventi per il miglioramento dell'efficienza energetica di aziende pubbliche e private anche attraverso il sistema del "finanziamento tramite terzi".
Un sistema simile a quello proposto dalla Eligent e che permette ai clienti di tagliare le bollette senza dover investire. Le banche prestano i soldi alle Esco che intervengono e incassano i risparmi ottenuti al 100% per un numero limitato di anni oppure al 50% per un periodo più lungo. Eppure anche in questo caso l'interesse, enti e amministrazioni pubbliche in testa, è molto freddo.
Per spiegare quello che accade, Claudio Ferrari, manager della EscoItalia Spa, la società che sotto il patrocinio dell'Enea riunisce diverse Esco territoriali in collaborazione con la rete delle piccole e medie imprese associate alla Cna, cita nientemeno che Einstein: "I problemi non possono essere risolti dalla stessa mentalità che li ha creati". Come dire: è ingenuo pensare che chi ha sperperato energia fino ad oggi possa all'improvviso cambiare registro. Infatti tra chi ha deciso di rivolgersi alla EscoItalia non figura ancora nessun grande cliente pubblico. Una questione di mentalità, ma Ferrari punta l'indice anche contro un bersaglio più grosso. "Il problema è che i primi a non volere il risparmio sono i grandi monopolisti della produzione e stiamo parlando di soggetti che possiedono risorse finanziare illimitate con cui riescono facilmente a influenzare il dibattito pubblico". "Eppure - conclude Ferrari - dal rivestimento degli edifici alle nuove caldaie ad alta efficienza, dalle lampade a basso consumo all'introduzione dei doppi vetri, le attuali tecnologie permetterebbero dei risultati eccellenti".
<B>L'Agenda 21</B>. Dalle grandi ristrutturazioni ai microinterventi, gli strumenti per risparmiare dunque ci sono, ma nel settore pubblico sono pochi quelli che vi fanno ricorso. "Siamo sicuramente indietro perché esistono sia problemi di mentalità che di carattere burocratico", ammette Emilio D'Alessio, che alla carica di assessore ad Ancona aggiunge quella di presidente del coordinamento delle amministrazioni che aderiscono all'Agenda 21, il percorso stilato dall'Onu per adottare anche su piccola scala pratiche di sviluppo sostenibile.
Dati precisi sulla diffusione di prodotti ad alta efficienza nella pubblica amministrazione non ne esistono, anche se dal 2003 è in vigore la normativa che impone un 30% di "acquisiti verdi" (vi rientrano però anche prodotti che non hanno necessariamente un nesso con il risparmio energetico, come ad esempio la carta riciclata). Ma è inutile farsi illusioni, la loro diffusione è molto lenta. "La colpa è dello spietato criterio del massimo ribasso fissato dallo Stato per tutti gli acquisti - lamenta D'Alessio - ma conta anche il fatto che molti si sentano deresponsabilizzati, fa fatica a farsi strada la consapevolezza che sono fondamentali anche i piccoli risparmi, anche il cambiare una sola lampadina".
Così si va avanti facendo affidamento soprattutto sulla sensibilità dei singoli. "Per scegliere di puntare su prodotti efficienti un amministratore deve essere fortemente motivato", spiega Paolo Fabbri, consulente tecnico del coordinamento Agenda 21. "Tutto il sistema degli acquisti, dal toner ai pc, dalla cancelleria al carburante, è stato infatti centralizzato e salvo una laboriosa e in parte rischiosa procedura alternativa si deve passare necessariamente dalla Consip", la società del ministero delle Finanze incaricata di ottimizzare le commesse. Ma la Consip, sottolinea Fabbri, "non ha ancora stretto tutti gli accordi necessari con il ministero dell'Ambiente e i suoi criteri di scelta continuano a privilegiare l'aspetto del prezzo, che deve essere il più basso possibile".
<B>I reporter del Panda. </B> Così a tenere viva l'attenzione sulla necessità di politiche di ampio respiro per il risparmio energetico, anche in chiave di lotta ai cambiamenti climatici, rimangono quasi solamente le associazioni ambientaliste. Come il Wwf, che ha deciso di smascherare i casi di spreco più eclatanti attraverso una campagna di "segnalazione fotografica". E quasi a voler confermare la denuncia di Ferrari, la prima azienda a finire sulla lavagna dei cattivi è stata proprio l'Enel, seguita a ruota dall'Eni. I reporter del Panda hanno immortalato infatti i palazzi romani della due compagnie illuminati a giorno anche in orari notturni extralavorativi.