La rivoluzione? Ora si farà sulle due ruote
da Repubblica del 28.05.2006
29 May, 2006
Il matrimonio tra Roma e la bicicletta purtroppo non è mai stato celebrato: ogni giorno si accendono dei flirt, delle affettuose frequentazioni, simpatie fuggenti, ma niente di duraturo. Intossicati dai fumi delle macchine, incatramati dal traffico, ammosciati da una vita sedentaria, a volte recuperiamo in cantina la vecchia bici o addirittura ne compriamo una nuova, fiammeggiante di buoni propositi. Da oggi si pedala, da oggi si risparmia sulla benzina e si inizia una nuova vita, sana ed ecologica. Ma poi le salite sono troppe, gli autobus spostano l´aria e rischiano di scaraventarci a terra, e le distanze sono esagerate, non si arriva mai o si arriva sudati fradici. Ci sono le piste ciclabili, è vero, ma sono tragitti domenicali, chilometri percorsi come passatempo insieme ai bambini e niente più. Niente a che vedere con le città del Nord Europa e anche del Nord Italia, dove la gente va al lavoro o a fare la spesa pedalando serenamente. E così, stremati e avviliti, dopo qualche settimana riponiamo la bicicletta in cantina, a fare ruggine. Eppure non per tutti è così.
Anche a Roma sta crescendo il movimento «Massa critica», legato ai centri sociali e alla cultura alternativa. Ieri una manifestazione nazionale, ma ogni ultimo venerdì del mese decine e decine di ciclisti romani si danno appuntamento alla Piramide e vanno in giro per la città con il preciso intento di contestare la civiltà delle automobili e dei veleni. Una mandria di ciclisti pedala in mezzo alle strade, placidamente, ridendo e scherzando e impedendo il passaggio agli automobilisti, che urlano e bestemmiano, ma non riescono a superare quel blocco semovente. E´ una provocazione pacifica, una barricata vagante e gioiosa che non si lascia abbattere dalla furia dei motori. Le cellule di questo simpatico movimento sono le ciclofficine della ex-Snia Viscosa, sulla Prenestina, dell´Angelo Mai e della Macchia Rossa alla Magliana. Là c´è gente che con un cacciavite ricostruisce dal nulla una bicicletta, assemblando vecchie ruote e vecchi telai. Da là parte il grido di battaglia: Viva la Velorution!