Le bici «critiche» invadono Roma
da Il Manifesto del 28.05.2006
30 May, 2006
<b>La Critical mass Oltre tremila ciclisti militanti hanno bloccato per tutto il pomeriggio di ieri le vie del centro della capitale. Un vero e proprio corteo su due ruote che ha mandato in crisi vigili e polizia. «Noi non blocchiamo il traffico, noi siamo il traffico», è lo slogan della «massa critica» che chiede città più a dimensione d'uomo e meno inquinate. Un fenomeno in crescita</b>
di Marina Zenobio
Se invece che in bicicletta le oltre 3000 persone che ieri sera hanno invaso il centro storico di Roma l'avessero fatto a piedi sarebbe stato un corteo non autorizzato, e sicuramente sarebbero state bloccate dai reparti celere della polizia che invece, sorpresa da una iniziativa che non avevano ben valuto, si è limitata a presidiare l'ingresso di via del Corso. Si trattava della terza edizione italiana della Critical mass interplanetaria, la «massa critica» che rivendica il diritto di percorrere le grandi città andando in massa in bicicletta. «Noi non blocchiamo il traffico, noi siamo il traffico», è lo slogan di uno dei più vivaci fenomeni prodotti negli anni novanta che vuole rappresentare un nuovo modo di vivere le metropoli inquinate, «per costruire - come si legge sul loro manifesto - una nuova rivoluzione nel sistema dei trasporti». Si sono trovati così in tanti ieri pomeriggio, ai piedi di un Colosseo soleggiato, a fare «massa critica». Migliaia di ciclisti e cicliste, giovani, meno giovani e bambini, studenti, impiegati, professionisti e pensionati, tutti in sella alle loro biciclette, vecchie Graziella, moderne montain-bike, ma anche stravaganti modelli modificati per l'occasione. Alberto non è giovanissimo, sembra però un pensionato sereno. Per venti anni ha lavorato all'Onu ed è qui «perché questo mondo va difeso». Ci sono famigliole al completo come quella di Arianna, allenatissima babyciclista di 7 anni, orgoglio del papà. Nessuno sa quale sarà il percorso, qualcuno azzarda l'arrivo, probabilmente il Circo Massimo, ma non prima di aver bloccato il traffico lungo via della Greca dove la «massa» incontra il primo punto «critico», con vigili urbani che guardano sconsolati il mare di biciclette avanzare verso il lungotevere: l'obiettivo prioritario è di rallentare il traffico e dimostrare che si può fare un uso più umano delle città. Il comitato elettorale del signor «Pijo La Bici» incalza, bandiere arcobaleno al vento, si gira su ponte Vittorio Emanuele per prendere l'altra sponda del fiume, mentre scampanellii salutano i detenuti di Regina Coeli. Gli ambientalisti di Bracciano sono arrivati in treno, con bici al seguito, ma per la Critical mass interplanetaria sono arrivati perfino da Milano, Brescia, Cagliari, Catania. Per loro al centro sociale Ex Snia Viscosa di via Prenestina è stata attrezzata un'area campeggio gratuita con tanto di docce e bagni. E' emozionante vedere tante persone in bicicletta occupare le strade del centro storico capitolino, la maggior parte degli automobilisti hanno facce tutt'altro che rilassate, ma in genere restano bloccati al massimo per 15 minuti e comunque scene di intolleranza dura non ce ne sono. All'inquinamento acustico delle auto si è sostituito quello dei campanelli, nell'attesa un autista dell'Atac ne approfitta e scende a fumarsi una sigaretta. Generalmente la «massa critica» ha un appuntamento settimanale che accomuna ormai oltre 200 città in tutto il mondo, ma questa è «interplanetaria» e si concluderà con una festa al Circo Massimo e le Olimpiadi delle biciclette sponsorizzate dalla Reboc, la Rete boicottaggio Coca Cola. E oggi il gran finale: alle 11 tutti a Piramide per la grande pedalata verso il mare di Ostia. Priva di qualsiasi struttura gerarchica, senza leader e copyright, la «massa critica», da Torino a Cagliari passando per Palermo, comunica attraverso internet e mailing list nazionali e locali. Tutte le informazioni sul sito www.inventati.org/criticalmass. Ma da dove nasce la «massa critica»? Il primo gruppo di ciclisti organizzati è apparso a San Francisco il 25 settembre del 1992. L'idea venne a Chris Carlsson, scrittore e giornalista californiano che documentò il rifiuto del lavoro degli impiegati delle industrie informatiche (una raccolta degli articoli, Ribellione nella Silicon Valley, è stata pubblicata dalla casa editrice Shake). E' lui l'autore di Critical mass. L'uso sovversivo della bicicletta , che nel 2003 Feltrinelli ha tradotto in italiano. Con gli anni il fenomeno si è trasformato in un movimento che ha contagiato le principali città dei paesi occidentali. In Gran Bretagna «Critical mass» si chiama Reclaim the street (rivendichiamo le strade), un movimento che ha affiancato la lotta dei portuali di Liverpool. L'origine del nome però pare derivi da un fenomeno che avviene in Cina, una volta paradiso della bicicletta. I ciclisti cinesi spesso non riescano ad attraversare un incrocio privo di semaforo per colpa del traffico automobilistico, ma quando si ammassa un sufficiente numero di ciclisti (una massa critica), le biciclette riescono ad interrompere il traffico automobilistico e a passare. Come si dice, l'unione fa la forza.