Sulla raccolta «porta a porta» il ricatto di Bresso e assessore
La polemica gli enti incaricati del servizio: sostengono che se il sistema non funziona ed è costoso è colpa della Provincia che li ha obbligati ad operare in modo inefficiente - da La Stampa del 06.06.2006
06 June, 2006
<b>Giuseppe Legato</b>
Da una parte i consorzi che non accettano di essere bollati come i responsabili del «porta a porta» e non intendono concedere a Torino sconti sulle percentuali di differenziata da raggiungere, dall'altra i comitati che si riuniscono in un cordinamento unico e si scoprono più numerosi di quanto potessero immaginare. La «rivolta dei cassonetti» vive un’altra giornata calda. Che s’inizia la mattina con le reazioni contro l'assessore provinciale Massaglia per le sue dichiarazioni a «La Stampa», e si conclude la sera in una sala riunioni di via Vinovo 8 a ridosso di piazza Bengasi, in cui 15 comitati diventano uno per contare di più in questa battaglia senza quartiere.
A loro si uniscono anche comitati e semplici cittadini della collina di Torino e della Circoscrizione 8 che hanno presentato in Comune una petizione di oltre tremila firme. In mezzo a tutto questo, ci sono condanne - come quella di Agostino Ghiglia (An) che bolla il sistema del «porta a porta» come «inutile, costoso e vessatorio» - e inviti rivolti ai Comuni di cambiare qualcosa nel sistema.
La bufera, come s’è detto, si è diretta sull'assessore provinciale Angela Massaglia che scarica sui consorzi la reponsabilità di aver creato un sistema di raccolta «porta a porta» così invasivo. La replica di alcuni dei Comuni e dei consorzi ricicloni è immediata: «Qui nessuno vuole scappare dalle responsabilità, ma se c'è qualcuno che ci ha costretto a impostare questo sistema di "porta a porta" spinto è proprio la Provincia». Come? «Con un autentico ricatto indiretto, dicendoci: se imposterete il sistema in questo modo approveremo il vostro progetto e vi concederemo i finanziamenti, altrimenti scordatevi i contributi. Sto parlando della giunta precedente, quella presieduta da Bresso e dal suo assessore Gamba. E noi ci siamo adeguati».
Parla Giuseppe Massimino, presidente del Covar 14, consorzio di raccolta rifiuti che risponde a 19 Comuni della cintura sud-ovest di Torino, 280 mila abitanti. «Fosse per noi - dice - avremmo messo in piedi un sistema molto più semplice, ma capisce che se ci danno dei pacchetti preconfezionati con tanto di aiuti economici, noi non possiamo fare diversamente». Ne sono nati il delirio di oggi e le proteste dei cittadini, di fronte alle quali qualcosa comincia a cambiare. Troppi cassonetti? Bene, a Moncalieri quelli della plastica e del vetro torneranno in strada nelle isole ecologiche di prossimità. Lo ha annunciato ieri l'assessore Antonio Soldo, ma è una conquista che affoga nel mare delle controaccuse. E Soldo, sempre ieri, ha dovuto fare i conti con i soliti episodi di vandalismo: alcuni cassonetti della raccolta differenziata sono stati incendiati in borgo San Pietro nella notte tra sabato e domenica; un brutto segnale, il quarto negli ultimi due mesi.
Massimino è un fiume in piena: «Sa che fine hanno fatto quei contributi che ci avevano promesso? Di sei milioni di euro ne sono arrivati tre. E i costi sono ricaduti sui cittadini. Ecco il vero motivo degli aumenti. Se l'assessore Massaglia non ha l'onestà intellettuale di spiegare come sono andate le cose, non venga a dirci che siamo degli integralisti».
Oltre le liti, rimangono i problemi dei cittadini. «Se possiamo cambiare il sistema senza portare i costi ancora più in alto lo faremo» dice Massimino. La replica dell'assessore Massaglia è una mezza ammissione: «E’ vero che i progetti erano più vincolanti, ma adesso le cose sono cambiate». Come dire: organizzatevi e modificate qualcosa. L'atto d'accusa verso la Provincia non è finito. Il presidente del Covar 14 tira in ballo anche la «questione Torino» che sembrerebbe vicina ad ottenere uno sconto sulle percentuali di differenziata previste nel piano provinciale dei rifiuti: «Mi auguro che questa storia di Torino sia una semplice battuta. Le conseguenze sarebbero nefaste per tutti». Prego? «E' da due anni - dice Massimino - che combattiamo per organizzare un sistema che è difficile proprio perchè rappresenta una svolta epocale. Ci hanno sommerso di obiettivi, di pressioni, ventilando multe e sanzioni se non avessimo raggiunto oltre il 50% di differenziata. Adesso ci vengono a raccontare che Torino ha bisogno di uno sconto perchè sarebbe una città complessa? Non ci stiamo. Anche nel capolouogo possono - anzi devono - raggiungere il 50%. Riguardo poi alle difficoltà urbanistiche, vengano pure a Moncalieri e Nichelino a vedere come sono strutturate le città: non hanno nulla di diverso da Torino». Se cosi non fosse si aprirebbe un ulteriore fronte di polemica e di protesta: «Andremo in giro per le città a spiegare ai nostri cittadini che siamo stati presi in giro, marceremo noi sulla Provincia per rivendicare il rispetto dei patti. Se non ci ascolteranno rimetteremo in discussione tutto». In testa, l'accordo sull'inceneritore che finirebbe al centro di una querelle burocratica: «Abbiamo trascorso mesi e mesi a Beinasco e Grugliasco a spiegare ai cittadini quanto è importante e quanto tutti i comuni - anche e soprattutto Torino - si sarebbero impegnati per differenziare di più e consentirci di utilizzarlo solo per alcune operazioni. Se alla fine, per accontentare Torino, si va a bruciare tutto, non ci stiamo e non si costruirà nulla».