Ritorno al futuro: il 59% degli europei vede nel nucleare la soluzione ai problemi energetici
di Alina Lombardo
01 March, 2003
Uno sviluppo tecnologico che punti alla massima efficienza energetica; disponibilità a spendere di più per energie da fonti rinnovabili; scarsissima propensione a modificare i propri comportamenti energetici; scarsa consapevolezza dell'impatto della proprie abitudini sui consumi energetici totali e convinzione diffusa che a consumare energia (e ad inquinare) siano quasi esclusivamente le industrie. Sono solo alcune delle risposte raccolte da Eurobarometer, un'indagine basata su 16mila interviste condotte tra cittadini dei 15 Stati membri dell'Ue sottoposti a domande quali: come immaginate l'energia del futuro? Quali sono le priorità, le preferenze individuali e i modelli di uso energetico? Quali soluzioni? La maggior parte degli europei, ha sottolineato il commissario europeo alla ricerca Philippe Busquin illustrando i risultati dell'indagine, è preoccupata della crescente dipendenza energetica dei paesi in cui vive; riconosce anche che la dipendenza dell'Europa da fonti energetiche esterne è critica. Tuttavia, c'è scarsa disponibilità a modificare le proprie abitudini di consumo energetico (che l'avrebbe mai detto!), ed è alta la richiesta di maggiori ricerche per sviluppare tecnologie che richiedano quantità ridotte di energia e per sfruttare fonti energetiche alternative ai combustibili fossili, come la fusione nucleare. In linea con le priorità dell'Ue in campo energetico, il 59% degli intervistati riconosce l'importanza della ricerca per la produzione di energia nucleare, prima di tutto per la sicurezza degli impianti e del trattamento delle scorie, sottolineando però la necessità di proseguire nello sviluppo dei processi di fusione come fonte energetica per il futuro. E probabilmente, è proprio questo che l'Unione europea voleva sentirsi dire, dato che per i prossimi quattro anni investirà 750 milioni di euro in ricerche sulla fusione nucleare.