«No all’inceneritore. Costa e inquina»
«Scelta vantaggiosa solo per chi costruirà e gestirà l’impianto. Onerosa per i Comuni» - da La Stampa del 10.09.2006
11 September, 2006
«Con il fuoco l’uomo ha imparato a cucinare i cibi, segnando un passaggio importante nella sua evoluzione. Ora brucia le risorse, segnando un passo indietro verso la preistoria!». Il variegato fronte anti-inceneritore è partito da questo assunto, dal suo punto di vista incontestabile, per ribadire il «no» senza appello al futuro inceneritore del Gerbido. Lo ha fatto ieri mattina, in occasione della «Quinta giornata mondiale contro l’incenerimento dei rifiuti e per le alternative», durante il convegno organizzato in corso Stati Uniti 23 da sette sigle: Agire Locale Torino, Medicina Democratica, Greenpeace Torino, Pro Natura, Forum Ambientalista, Associazione Il Girasole e Associazione A.V.D.A.
Interventi diversi, conclusioni pressochè univoche. Mentre l’iter per la realizzazione del termovalorizzatore entra nel vivo, Trm ha depositato lo Studio di impatto ambientale, aumenta di tono la protesta di quanti contestano la decisione come soluzione al problema dei rifiuti: «Scelta sicuramente comoda ed economicamente vantaggiosa per chi costruirà e gestirà l’impianto ma molto onerosa per i Comuni e quindi per i cittadini che vedranno aumentare il costo del servizio». Anche ieri, le accuse si sono sprecate. Una per tutte, la non volontà di trovare soluzioni alternative: «In dieci anni nessuna iniziativa ha preso in considerazione la possibilità di non realizzare impianti di incenerimento e di trovare soluzione al problema dei rifiuti per altre vie che non fosse quella, utilizzata finora, di smaltire quasi tutti i rifiuti in discarica». Nel mirino, la mancanza di strategie e programmi per ridurre alla fonte la quantità di rifiuti, le valutazioni di carattere economico, i passaggi procedurali che scandiscono l’iter verso l’inceneritore. E naturalmente le emissioni. Conclusione: «Con l’inceneritore si introduce una nuova fonte di inquinamento destinata a perdurare per decine di anni, nella zona sede dell’impianto ma anche nel territorio limitrofo».