LETTI PER VOI, l'Inchiesta del Corsera - Viaggio in città con la nuova centralina "tascabile"
«Ecco quanto smog si respira a Milano. Allarme polveri anche in casa e in metrò». La puntualizzazione di Ciclobby Fiab
25 September, 2006
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25 settembre 2006
«Sulla linea rossa superati di dieci volte i limiti per le polveri. Ma è peggio in bici dietro a un veicolo diesel»
Passeggiando in città, il limite delle polveri sottili può essere superato di cinque o sei volte. In mezzo al traffico, dietro un furgone diesel, anche dieci volte. In casa, se un paio di persone fumano, fino a ventiquattro. Picchi di inquinamento che rappresentano l'aria realmente respirata dai milanesi. Per verificare sul campo il livello dei veleni il Corriere ha chiesto «in prestito» all'Istituto dei Tumori uno strumento per rilevare le polveri sottili. Il viaggio, con l'assistenza del pneumologo Roberto Boffi e del responsabile tecnico Ario Ruprecht, inizia alle 9 di venerdì scorso.
La legge fissa i limiti a 50 microgrammi per metro cubo d'aria. La centralina si aggiorna ogni due minuti. Fumare una sigaretta, anche all'aperto, vuol dire far crescere le polveri a 150-200. Alle fermate dei tram si arriva fino a 150, 250 se si è seduti all'interno di un autobus</I>.
La legge è categorica e fissa una soglia per l'aria cattiva. Quella che appesta i polmoni e nuoce alla salute. Passeggiando in città, in un giorno qualsiasi, il limite delle micropolveri può essere però superato di cinque o sei volte. In bicicletta, in mezzo al traffico, se ci si ritrova dietro un vecchio furgone diesel, anche dieci volte. In casa, se un paio di persone fumano, fino a ventiquattro.
Si tratta di picchi di inquinamento che poi vengono «riassorbiti» nelle medie giornaliere, quelle su cui lavorano le istituzioni. Ma quei picchi — che finora nessuno ha considerato — rappresentano minuto per minuto l'aria realmente respirata dai milanesi quando vanno al lavoro, prendono i mezzi pubblici, escono per fare la spesa. Per verificare sul campo il livello dei veleni il Corriere ha chiesto «in prestito» all'Istituto dei Tumori uno strumento per rilevare le polveri sottili, il macchinario che i medici usano per studiare gli effetti del fumo e dello smog sulla salute. Il viaggio, con l'assistenza del pneumologo Roberto Boffi e del responsabile tecnico Ario Ruprecht, in collaborazione con le Mamme Anti Smog, inizia alle 9 di venerdì scorso da piazzale Lagosta, zona Isola.
Il limite di legge per il Pm10 (particelle sospese responsabili, secondo l'Asl, di una morte ogni 4-5 giorni solo a Milano) è fissato in 50 microgrammi per metro cubo d'aria. Venerdì scorso la centralina dell'Arpa in via Juvara ha registrato una media di 67, quella al Verziere 73. Valori calcolati sulle 24 ore. Ma in strada, uscendo dal portone di casa, che aria si trova?
Camminando verso la stazione Centrale, la «centralina portatile» dell'Istituto inizia a segnare valori sempre più alti: 60, 70, 80. Un aggiornamento ogni due minuti. Il primo balzo macroscopico è all'incrocio tra via Melchiorre Gioia e via Galvani. Traffico intenso di auto, motorini e autobus che si fermano al semaforo e ripartono: il Pm10 schizza sopra i 250 microgrammi per metro cubo, tornando lentamente a calare man mano che ci si allontana dall'incrocio. Fumare una sigaretta, anche all'aperto, fa aumentare le polveri a 150-200, anche se per pochi minuti e nello spazio di un paio di metri. Alla fermata dei tram in piazza Duca d'Aosta ancora 150, e poi 250 seduti all'interno della 60, l'autobus che viaggia nel traffico verso piazza San Babila.
Primo bilancio: tra le 9 e le 11.50 di venerdì, i valori di Pm10 sono scesi sotto la soglia di legge solo per una decina di minuti. Tutto il resto del tempo: sempre e abbondantemente sopra. L'aria respirata da chi si è spostato nel centro di Milano quella mattina conteneva una media di oltre 120 microgrammi di polveri sottili. «La città — spiega Boffi — è un territorio che presenta una serie pressoché infinita di fonti di inquinamento e situazioni nocive, sia all'aperto, sia in luoghi chiusi».
Ricerche di questo genere aprono un nuovo fronte d'indagine per i medici e inedite preoccupazioni per i cittadini: se si conoscono gli effetti del Pm10 sulla salute in base alle medie, che conseguenza ha un'esposizione continua a picchi brevi ma violentissimi? «Per allergie, bronchiti e asma — spiega Giovanni Invernizzi, immunologo della "Tobacco Control Unit" dell'Istituto — si verifica un immediato riacutizzarsi dei sintomi». Venerdì pomeriggio, la seconda sessione di rilevazioni parte da Città Studi. Prima a piedi, poi in auto verso viale Romagna e la circonvallazione. La situazione con finestrini chiusi e condizionatore acceso è ottimale: i veleni nell'aria vengono filtrati e all'interno dell'abitacolo si respira un'aria molto pulita, tra 10 e 20 microgrammi di Pm10. Ma basta abbassare i vetri perché il display torni intorno al 100. Arrivo in corso Buenos Aires. La discesa in metrò provoca un nuovo picco. Come uno schiaffo che in pochi minuti si manifesta con un senso di irritazione alle narici. Nel percorso tra Loreto e Conciliazione (linea 1) le polveri sottili toccano quota 500. Dieci volte più della soglia limite. Gli studi dicono che le particelle nelle gallerie sotterranee hanno un alto contenuto di ferro e silicio, che aumentano la tossicità delle polveri. «Un problema che andrebbe considerato per la salute dei passeggeri e dei lavoratori», dice il medico.
Si esce dal metrò alle 19.30. Il tramonto porta una leggera brezza, che sta disperdendo le polveri. Gli indicatori dicono ancora rosso: fuorilegge. Ma tutto sommato si respira.
<B>L'allarme e i rischi</b>
<B>Effetto camera a gas per due sigarette accese</b>
Medici e ricercatori dell'Istituto dei Tumori hanno scandagliato la giornata tipo di un pensionato milanese. L'uomo ha avuto accanto per 24 ore la centralina che misura il livello di polveri sottili. Il momento più critico della giornata è stato quando le due figlie, in casa, hanno acceso un paio di sigarette a testa: il livello di Pm10 nella stanza ha superato in pochi minuti quota 1.200 microgrammi per metro cubo. Un valore esorbitante se confrontato con la soglia che secondo la legge tutela la salute: 50 microgrammi.
<B>I vecchi diesel soffocano chi va al lavoro in bici</b>
In bici con le polveri sottili 20 volte oltre i limiti. Chi la mattina va al lavoro in bicicletta può essere costretto a respirare anche mille microgrammi al metro cubo di Pm10. È successo a Roberto Mazza, pneumologo, che il 6 febbraio 2006 è uscito dalla sua casa alla Barona con il rilevatore portatile di smog. Il picco di Pm10 lo ha registrato mentre pedalava alle 8 e 4 minuti del mattino dietro il bus 71 dell'Atm. Al parco Ravizza dietro un furgone i livelli erano a 850 microgrammi.
<b>Inquinamento al top in bus e metropolitana </b>
Scendere dal bus numero 71 e andare a prendere il metrò vuol dire respirare fino a 1.100 microgrammi al metro cubo di Pm10. Altro giorno, nuovo esperimento. Lo pneumologo Roberto Mazza il 7 febbraio 2006 è andato in via Venezian con i mezzi pubblici portando sempre con sé la centralina misurasmog. Sceso dal metrò e risalito sul filobus a Lambrate e ha misurato 1.300 microgrammi di polveri sottili alle 8.40 del mattino. Smog fuori limite anche in metrò: sfiorati i 500 microgrammi.
<B>Chiudersi dentro l'auto per salvare i polmoni<b>
Paradossalmente, usare l'auto per andare al lavoro permette di respirare meno smog, ma si inquina di più l'aria. L'8 febbraio Roberto Mazza ha ripetuto l'esperimento andando all'Istituto dei Tumori con una vecchia macchina senza filtri. Il picco di polveri sottili è stato registrato all'arrivo nel posteggio di via Mangiagalli: alle 8.20 del mattino il Pm10 sfiorava i 500 microgrammi al metro cubo. Nel resto del viaggio i valori sono stati, comunque, sempre mediamente superiori ai 200 microgrammi.