La California versus le case automobilistiche
- da Il Manifesto del 23.09.2006
26 September, 2006
<b>Paola Desai</B>
California versus sei grandi costruttori di automobili: lo stato governato dal repubblicano «atipico» Arnold Schwarzenegger torna a fare notizia per le sue politiche ambientali. La notizia sulle prime pagine di tutto il mondo questa volta è che il procuratore dello stato (Attorney general, di fatto un ministro della giustizia) Bill Lockyer mercoledì ha depositato presso la Corte di giustizia della Calofornia settentrionale una causa contro General Motors, Chrysler, Ford, e le filiali americane di Toyota, Honda e Nissan. Le accusa di aver «per anni» emesso, con i veicoli di loro fabbricazione, «quantità massicce di carbonio negli Stati uniti, contribuendo ad aumentare il tasso (del gas) nell'atmosfera».
L'accusa continua: «Negli Usa le emissioni dei veicoli di queste aziende rappresentano circa il 9% delle emissioni di gas carbonio mondiali e il 30% di quelle della California». I costruttori di veicoli sono dunque tenute responsabili del riscaldamento del clima, «che ha ridotto la quantità di neve nello Stato , alzato il livello del mare lungo le coste, aumentato l'inquinamento da ozono nelle città e aumentato il rischio di incendi nelle foreste». Insomma: i 289 milioni di tonnellate di anidride carbonica (CO2) scaricati ogni anno nell'atmosfera dai veicoli dalle sei case automobilistiche sono un «danno pubblico»: e il procuratore pubblico californiano chiede che a pagare questo danno non siano i cittadini e contribuenti: dunque chiede un risarcimento finanziario che secondo Lockyer potrebbe ammontare a centinaia di milioni di dollari.
Non ci sono per il momento reazioni da parte delle aziende (e la stampa americana ha dato la notizia senza molta enfasi). La magistratura dovrà in primo luogo decidere se considerare ammissibile la causa legale. Una cosa è certa, se arriverà mai alla fase del dibattimento in aula potrebbe diventare spettacolare: mai i costruttori di veicoli a motore erano stati messi sul banco degli imputati (qui in senso letterale) per la loro corresponsabilità nel cambiamento del clima. Beninteso, nell'azione iniziata dal Procuratore generale californiano possono entrare considerazioni di tipo elettorale: Lockyer corre per la carica di tesoriere generale della California, mentre il governatore Schwarzenegger si è ricandidato per un secondo termine, ed entrambi hanno voluto sottolineare la propria immagine «verde». Resta il fatto che nello stato della costa ovest americana, grande circa quanto l'Italia (ma con assai meno abitanti, 36 milioni di abitanti), l'attenzione ambientale sembra la chiave del consenso politico. Proprio in questi giorni il governatore firmerà una legge approvata all'inizio di settembre dal parlamento dello stato per tagliare in modo drastico le emissioni di anidride carbonica e altri gas di serra. La Global Warming Solutions Act («legge per le soluzioni al riscaldamento globale del clima») ricalca i principi e obiettivi del trattato di Kyoto: obbligherà a tagliare le emissioni di anidride carbonica del 25% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990, con un sistema di controlli si grandi industrie, impianti di generazione di energia elettrica, raffinerie e cementifici (vedi terraterra del 1 settembre). Come il trattato delle Nazioni unite da cui l'amministrazione Bush si è tirata fuori nel 2001, anche la «Kyoto californiana» prevede meccanismi di flessibilità (come lo scambio di quote di emissioni) e un calendario di transizione; approvata tra le polemiche, ha però anche qualche sostenitore tra le grandi imprese (che vedono il vantaggio competitivo di investire per tempo in tecnologie più pulite).
Del resto era stata proprio la California due anni fa (sempre con Schwarzenegger) a varare un ambizioso piano che l'aveva già messa in scontro frontale con le grandi case automobilistiche: le obbliga a diminuire le emissioni di CO2 dei loro veicoli, meno 30% di emissioni entro il 2015, cominciando dai modelli messi in commercio dal 2009. E poiché l'anidride carbonica non si intrappola con filtri o marmitte catalitiche, l'unico modo di emettere meno CO2, per un motore, è bruciare meno benzina, cioè consumare meno per chilometro percorso.
Ora la questione del clima approda in tribunale. Anche questo non è la prima volta: in giugno la Corte Suprema ha giudicato ammissibile la causa presentata da 12 stati, guidati dal Massachussetts, contro l'Ente federale per la protezione ambientale (Epa), accusata di aver rinunciato a regolamentare le emissioni di CO2 dei veicoli a motore. Una cosa è chiara: mentre l'amministrazione Bush blocca ogni politica di lotta al cambiamento del clima , i singoli stati prendono l'iniziativa.