LETTI PER VOI - Filtri anti-particolato, non filtrano, ma sgretolano?
Pubblicizzati dalle case automobilistiche, i Fap potrebbero presto essere montati sugli autobus. Le obiezioni di Stefano Montanari da Greenreport
27 September, 2006
LIVORNO. Da qualche tempo molte case automobilistiche pubblicizzano con
enfasi i filtri anti-particolato montati sulle loro macchine. Abbiamo
inoltre ricevuto la segnalazione che nelle regioni Piemonte, Veneto,
Emilia-Romagna, Lombardia e nelle province di Trento e Bolzano, attueranno
un finanziamento proprio per mettere questi filtri anti-particolato (FAP) ai
mezzi pubblici pre-Euro.
La motivazione delle Regioni e delle Province è che i FAP abbattano la
quantità di micropolveri, ma qualcuno avanza dubbi. Come si può leggere
anche dal sito della Peugeot, il Fap degrada le PM10, ma questo non vuol
dire che scompaiano.
Per capirne di più, abbiamo chiesto un parere a Stefano Montanari, direttore
Scientifico del laboratorio «Nanodiagnostics» di Modena e tra i massimi
esperti in materia di nanopolveri.
«Nel 2000 - comincia Montanari - il gruppo Peugeot Citroën introdusse un
sistema di filtro volto a catturare le polveri generate dai motori a ciclo
Diesel e lo applicò inizialmente al modello Peugeot 607. Oggi esistono altri
sistemi che, con varianti minori, funzionano sostanzialmente allo stesso
modo».
«Lungo il tubo di scarico - spiega il professore - viene sistemato il
dispositivo che non sarebbe in grado di arrestare le polveri prodotte dalla
combustione se non intervenisse l´ossido di cerio, un prodotto che porta il
nome tecnico di cerina. Questa sostanza, contenuta in un serbatoio che
equipaggia la vettura, fa sì che le polveri si agglomerino ed assumano
dimensioni tali da essere catturabili dal filtro».
«Ogni 300-400 km, però, - prosegue - il dispositivo ha bisogno di essere
ripulito a pena di restare intasato, ed il processo, regolato da un
computer, avviene ad una temperatura tale da sminuzzare le polveri,
riducendole a dimensioni molto sottili. Queste polveri, poi, vengono espulse
dal tubo di scappamento e liberate in atmosfera».
«Dunque, nel rispetto delle leggi più elementari della natura, il filtro non
distrugge nulla ma, semplicemente, trasforma la polvere da grossolana a più
fine, rendendola, così, più aggressiva per la salute come ormai testimoniato
da un´amplissima letteratura scientifica. Nella migliore delle ipotesi, ma
non se ne hanno testimonianze che sarebbero benaccette, le dimensioni
resterebbero invariate. Dalla non abbondante letteratura tecnica riguardante
l´argomento, invece, si sottolinea sempre come le polveri sarebbero ridotte
"al limite del misurabile", il che risulta a dir poco sconcertante».
«Si aggiunga a questo - continua Montanari -l´ovvio inquinamento aggiuntivo
che si ottiene liberando il cerio in atmosfera. L´elemento, ancora in fase
di studio, pare avere grande facilità di penetrazione nelle cellule e
capacità d´interazione con alcune proteine e, comunque, non sarebbe presente
nell´ambiente se la cerina non fosse stata usata».
«Cercando di tirare qualche conclusione, - chiosa Montanari - il sistema non
appare possedere capacità anti-inquinanti ma, al contrario, pare aggravare
la situazione ambientale, magari non in termini di legge ma certo dal punto
di vista scientifico. Senza aver completato gli studi, poi, concedere la
possibilità di usare l´ossido di cerio per questa applicazione pare quanto
meno in contrasto con il più elementare principio di precauzione. Senza
entrare nel merito della concessione d´incentivi, consentire che mezzi
muniti del sistema possano circolare quando l´uso dell´automobile è vietato
per il superamento dei limiti legali d´inquinamento appare sotto molti
aspetti inspiegabile».