Migliorare la qualità dell'aria con più ambizione e flessibilità
Comunicato stampa del Parlamento europeo
02 October, 2006
<i>Il Parlamento ha adottato a larghissima maggioranza una relazione sulla proposta di direttiva relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa. I deputati chiedono obiettivi generalmente più ambiziosi nella lotta contro l'inquinamento atmosferico ma, d'altra parte, auspicano concedere un margine di manovra più ampio agli Stati membri che incontrano difficoltà a rispettare una legislazione più rigorosa.</i>
Nell'ambito del Sesto programma d'azione per l'ambiente, la Commissione europea ha presentato una Strategia tesa a ridurre del 40%, entro il 2020, il numero di decessi causati dall'inquinamento atmosferico. Allo stesso tempo ha proposto una nuova direttiva sulla qualità dell'aria che prevede la fusione degli attuali cinque strumenti giuridici in un'unica direttiva e l'introduzione di nuove norme sulla qualità dell'aria per le polveri sottili. In attesa del parere del Parlamento europeo sul progetto di direttiva in prima lettura, il Consiglio ha concordato un orientamento generale in base ad un pacchetto di compromesso della Presidenza.
Adottata con 571 voti favorevoli, 43 contrari e 18 astensioni, la relazione di <b> Holger KRAHMER</B> (ALDE/ADLE, DE) sulla proposta di direttiva suggerisce in generale obiettivi più ambiziosi rispetto alla Commissione in materia di riduzione dei limiti di concentrazione degli inquinanti, in particolare per le particelle sottili. D'altra parte, i deputati chiedono maggiore flessibilità nella realizzazione degli obiettivi, al fine di permettere di rispettare tali criteri nell'arco di un periodo più lungo agli Stati membri che incontrano difficoltà. Allo stesso tempo, prevedono una serie di disposizioni volte a garantire che tali paesi adottino le misure necessarie per ridurre l'inquinamento. Ad esempio, concedono delle proroghe alle zone o agli agglomerati che non saranno in grado di adeguarsi ai vincoli nei tempi richiesti, ma solo se gli Stati membri in questione sottopongono dei piani nazionali che spieghino i motivi per i quali non è possibile rispettare le limitazioni e illustrino le misure previste per adeguarvisi in futuro.
Un emendamento adottato di misura (299 a favore, 284 contrari e 17 astensioni) precisa poi che, per quanto riguarda gli impianti industriali, la direttiva «non comporta l'adozione di misure che vadano al di là dell'applicazione delle migliori tecniche disponibili» (BAT), come stabilito nella direttiva sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento e, in particolare, «non comporta la chiusura di nessun impianto». D'altra parte, sottolinea la necessità di esigere che tutti gli Stati membri adottino tutte le misure di abbattimento economicamente razionali nei settori interessati.
<B>Dettagli tecnici</B>
I deputati suggeriscono di ridurre i tetti di concentrazione delle particelle più grosse, le <B>PM10</B> (ossia inferiori a 10 micron; è una polvere inalabile, ovvero in grado di penetrare nel tratto respiratorio superiore - naso e laringe), da una media di 40 microgrammi/m3 proposta dalla Commissione a 33 microgrammi, a partire dal 2010. D'altra parte, riguardo ai limiti giornalieri relativi a queste stesse particelle, i deputati raccomandano una maggiore flessibilità per gli Stati membri che non sono in grado di rispettare i criteri a causa di condizioni geografiche o climatiche particolari o in ragione di inquinamento transfrontaliero significativo. Questi potranno quindi superare il limite giornaliero di 50 microgrammi/m3 fino a un massimo di 55 giorni all'anno, invece che 35 volte all'anno.
Per le particelle più nocive, le <B>PM2,5</B> (ossia quelle che hanno un diametro inferiore a 2,5 micron, è una polvere toracica in grado di penetrare nei polmoni), i deputati ritengono invece che non sia opportuno fissare ora dei valori limiti in quanto i dati scientifici disponibili non sono ancora sufficienti. Propongono quindi di stabilire, in un primo tempo, un valore obiettivo meno vincolante. Questo è comunque inferiore a quello proposto dalla Commissione (20 microgrammi/ m3 a partire dal 2010, al posto di 25 microgrammi ) e diventerebbe vincolante a partire dal 2015.
E' richiesta maggiore flessibilità anche per quanto riguarda la possibilità prevista dalla Commissione di ottenere una <B>deroga temporanea</B> di cinque anni nelle zone o negli agglomerati che non sono in grado di rispettare i criteri sulle PM2,5 e sulle PM10. Il Parlamento, infatti, dà la facoltà agli Stati membri di beneficiare di una deroga di quattro anni con la possibilità di prorogarla per altri due, a condizione che lo Stato membro dimostri che sono state adottate «tutte le opportune misure a livello nazionale, regionale e locale per rispettare i termini». Inoltre, dovrà presentare un piano per la qualità dell'aria che precisi le cause del superamento delle scadenze e che presenti le misure che verranno adottate per conseguire i valori limite entro il nuovo periodo.
Un altro emendamento prevede una maggiore flessibilità per quanto riguarda l'obiettivo della <B>riduzione dell'esposizione</B> della popolazione alle particelle inquinanti, del 20% di riduzione entro il 2020, stabilendo delle percentuali di riduzioni differenziate in funzione dei tassi di concentrazione registrati.
D'altra parte, il Parlamento introduce un emendamento che menziona le misura da adottare alla fonte per permettere agli Stati membri di conseguire i valori limite di qualità dell'aria entro i termini prestabiliti. Si tratta più in particolare di includere gli impianti di combustione da 20 a 50 MW nella direttiva sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento (direttiva IPPC), di applicare la norma Euro VI ai mezzi pesanti, di definire nuove norme per gli impianti di riscaldamento e di adottare misure coordinate a livello UE per ridurre le emissioni nel settore marittimo (nuove norme di emissioni per i motori).