Il black out al tempo degli umani
15 October, 2003
di Gianfranco Bologna* Lunedì 29, proprio dopo la giornata del black-out energetico italiano, è cominciata a Mosca la terza Conferenza Mondiale sul cambiamento climatico. In quella sede autorevoli scienziati di tutto il mondo stanno facendo il punto su quello che oggi sappiamo in merito al sistema climatico ed alle sue dinamiche nell''atmosfera e le sue relazioni con le altre "sfere" che interessano il "Sistema Terra", la criosfera (sfera del ghiaccio), la pedosfera (sfera del suolo), l''idrosfera (la sfera dell''acqua), la biosfera (sfera della vita). L''intero sistema Terra è oggetto di studi e ricerche da parte di tanti scienziati in tutto il mondo, particolarmente organizzati in diversi programmi di ricerca internazionali che hanno creato, proprio nel 2001, l''Earth System Science Partnership, cioè una partnership dedicata proprio alle scienze del sistema Terra. Si tratta in particolare del Programma sul Cambiamento Globale (Global Change Programme), del Programma climatico mondiale (World Climate Research Programme), del Programma sulla dimensione umana del cambiamento globale (International Programme on Human Dimension of Global Environmental Change) e del Programma sulla biodiversità (Diversitas). I risultati di questi programmi sono stati resi noti attraverso migliaia di pubblicazioni scientifiche, decine di volumi ed anche, al grande pubblico, ai media e ai decisori politici, attraverso apposite conferenze (l''ultima delle quali si è tenuta nel giugno scorso a Banff in Canada) e ad appositi documenti più divulgativi. La preoccupazione della comunità scientifica internazionale sul ruolo evidente e chiaro che la specie umana sta avendo sulle già complesse dinamiche dei sistemi naturali è ormai unanime. Gli scienziati del sistema Terra ritengono che il nostro ruolo è paragonabile, per dimensioni spaziali e temporali raggiunte, ad una forza geologica o astrofisica (tipo quella che potrebbe scatenare la caduta di un gigantesco meteorite sul pianeta). Per la prima volta nella storia della vita sulla Terra, una singola specie, è causa di una straordinaria "accelerazione" del processo evolutivo dell''intera biosfera e delle dinamiche dei sistemi naturali, dei cui effetti non abbiamo chiara cognizione. Al Congresso di Mosca il segretario generale dell''Organizzazione Metereologica Mondiale, il prof. Obasi ha ricordato tutti gli sforzi coordinati di ricerche integrate che si stanno svolgendo per cercare di analizzare al meglio le dinamiche del sistema climatico ma ha anche voluto ricordare alcuni dati essenziali che spesso vengono dimenticati dal mondo politico. Obasi ha ricordato che: 1. la temperatura media superficiale globale della Terra è cresciuta da quando esistono mezzi di rilevamento di questi dati attendibili, intorno al 1860, e che 11 dei 13 anni più caldi registrati si sono avuti dal 1990; 2. i dati scientifici raccolti, anche in merito ai cambiamenti globali del passato, almeno fino a 500.000 anni fa dimostrano che l''attuale concentrazione di anidride carbonica nell''atmosfera è la più alta mai avutasi da allora; che, per circa 160.000 anni fino al 1800 la concentrazione di anidride carbonica è variata dell'' 1-3% e che, dal 1800 circa è incrementata del 33% raggiungendo 373 parti per milione di volume (ppmv) alla fine del 2002. Più della metà dell''incremento di anidride carbonica si è avuta dal 1950 ed è strettamente legata all''incremento dell''uso dei combustibili fossili; 3. stiamo registrando un numero crescente di fenomeni metereologici e di eventi climatici estremi, alcuni dei quali di intensità assolutamente senza precedenti. È innegabile che quello che sta avvenendo va ricondotto al nostro modello energetico pesantemente basato sui combustibili fossili. Nel considerare questo modello che è totalmente basato su fonti non rinnovabili e che quindi dilapida un patrimonio della Terra di cui poi non disporremo più, dobbiamo assolutamente tenere presente, come trend positivo, la riduzione dell''utilizzo di carbonio prodotto per unità di energia. Secondo il noto esperto internazionale Jesse Ausibel della Rockfeller University, questo indicatore costituisce il punto nodale per la comprensione del sistema energetico. È assolutamente indispensabile, per garantirci un futuro accettabile, procedere ad una decarbonizzazione del sistema energetico. In parte ciò è già avvenuto nel passaggio di fonte principale utilizzata a livello mondiale, come combustibile fossile, dal carbone al petrolio e poi al gas naturale. Ma ciò continua a provocare problemi giganteschi al sistema climatico e conseguentemente all''intero Sistema Terra e a noi stessi che ne siamo parte integrante ed è perciò indispensabile avviare un futuro energetico completamente diverso dall''attuale. Ancora oggi, come ci ricorda il "World Energy Outlook" dell''autorevole Agenzia Internazionale dell''Energia (l''ultimo pubblicato è quello del 2002), il nostro sistema energetico è pesantemente basato sull''uso dei combustibili fossili mentre viene chiaramente detto che il ruolo dell''energia nucleare sta declinando significativamente. A livello mondiale il nucleare potrebbe costituire il 7% dell''energia primaria nel 2010 per scendere al 5% nel 2030. Pochissimi paesi hanno qualche investimento sul nucleare, per lo più in Asia. Il più grande declino del nucleare si prevede proprio nel Nord America e in Europa. I costi e i tempi del nucleare, i problemi del decomissioning e delle scorie, le questioni della sicurezza, ancora più accentuati in un epoca come l''attuale, lo confinano ormai come scelta non strategica. Il World Energy Outlook 2002 ci ricorda chiaramente che le proiezioni in esso contenute per quanto riguarda la domanda energetica globale sollevano serie preoccupazione sulla sicurezza degli approvvigionamenti energetici, sugli investimenti nelle infrastrutture energetiche, sulle minacce di danni ambientali causati dalla produzione e dall''uso dell''energia e sull''ingiustizia sociale e la disparità esistente per l''accesso da parte della popolazione mondiale all''uso moderno dell''energia. Alla grande sfida energetica non ha affatto senso rispondere con comportamenti che incidono sulla domanda primaria di energia, che si prevede possa incrementarsi dell''1,7% l''anno dal 2000 al 2030, con un incremento che equivale ai due terzi della domanda corrente. Anche la domanda mondiale di elettricità si prevede possa passare dal 18% del consumo finale di energia nel 2000, al 22% nel 2030. Una responsabile politica energetica dovrebbe puntare seriamente sulle fonti rinnovabili e sull''idrogeno prodotto scindendo l''acqua in idrogeno e ossigeno grazie all''energia solare, eolica o proveniente da altre fonti rinnovabili, avendo una rete di distribuzione dedicata. L''idrogeno potrebbe, nel tempo, come ha indicato il noto esperto Nebojsa Nakicenovic dell''International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA), liberare l''energia dalla dipendenza del carbonio. Inoltre una seria politica energetica dovrebbe puntare sul risparmio energetico e sull''efficienza energetica. Le possibilità concrete di realizzare maggiore efficienza energetica ed operare politiche di risparmio sono ormai ben chiare. Vanno solo applicate. La sfida dell''innovazione e del cambiamento del nostro modello energetico può condurre ad una straordinaria crescita di capacità innovative, di ricerca, di sviluppo, di qualificata competitività del nostro paese che l''attuale dibattito politico scatenato sul recente black-out mortifica profondamente, basato come è su visioni vecchie ed incapaci di futuro. *Direttore Scientifico WWF Italia