Smog, avvisi di garanzia a Regione e Comuni
La magistratura contesta al presidente della Regione e ai sindaci e assessori dell’hinterland fiorentino il reato per danni ambientali. L’accusa è di aver disatteso le norme europee sul limite dei 35 giorni di sforamento del Pm10
13 December, 2006
La situazione normativa è abbastanza complessa ed in fase di movimento. Con l’Unione Europea, che sta rivedendo al rialzo la direttiva che fissa in 35 giorni il limite di sforamento delle polveri fini. Il tutto perché si è resa conto che in queste condizioni è abbastanza difficile rispettarlo.
Una simulazione fatta in Emilia Romagna, che sarà resa nota domani a Roma, poi dimostrerebbe la scarsa incidenza delle auto sulla emissione di Pm10, specie di quelle più recenti come le Euro 3 e 4. Se a ciò si aggiunge che in Europa le uniche città a rispettare i limiti imposti dall’Ue sono le finlandesi Turku e Tampere, oltre alla spagnola Saragozza, si comprende la delicatezza e la difficoltà della materia. È in questo quadro che la procura di Firenze contesta alla Regione Toscana e ai comuni fiorentini, con Firenze in testa, di non aver rispettato le norme europee. Immediata la replica del presidente Martini: «Nel 2003 abbiamo approvato il Piano regionale di azione ambientale, e riteniamo che quel documento, per gli elementi che contiene, costituisca quel piano di risanamento che, secondo gli inquirenti, non sarebbe stato adottato».
PER LA PROCURA fiorentina la Regione e i comuni dell’hinterland fiorentino avrebbero disatteso la normativa europea che fissa un limite di 35 giorni di sforamento dei livelli di Pm10 nell’aria. Da qui gli avvisi di garanzia, che a conclusione delle indagini preliminari, il pm Francesco Prodomo ha inviato al presidente della Regione, Claudio Martini, all’assessore toscano all’ambiente, Marino Artusa e ai sindaci e agli assessori all’ambiente di Firenze, Scandicci, Signa, Sesto Fiorentino, Calenzano e Campi Bisenzio. Nel dettaglio al presidente Martini e all’assessore Artusa viene aggiunto anche il reato di abuso d'ufficio per omissione. In altri termini la procura contesta alla Regione di non aver provveduto a predisporre e far approvare un piano di risanamento sull’inquinamento atmosferico, nonostante l’inizio di una procedura di infrazione dell’Unione Europea, contestata al nostro paese in questa materia. «Voglio ricordare - ha aggiunto Martini - che la procedura è stata avviata non contro la Toscana ma contro l'Italia, e che noi, da tempo, partecipiamo a tutte le iniziative che il Governo nazionale sta predisponendo per rispondere all'Unione europea. Siamo dentro quel percorso».
Il presidente della Toscana ha quindi aggiunto che le indagini partirebbero dal presupposto dell'assenza di un Piano che, «invece, per noi è contenuto nel Praa, Piano regionale di azione ambientale del 2003, che è anche la risposta ai decreti ministeriali del 1999 e del 2002», decreti che, sempre secondo la Procura fiorentina, non sarebbero stati rispettati da Martini e da Artusa. Non c’è polemica nelle parole di Martini e con tono pacato ricorda che è la prima volta, in sei anni e mezzo di presidenza «che mi trovo in una situazione del genere che affronto, però, con il massimo rispetto per la procura e con assoluta serenità». Anzi, precisa Martini durante una improvvisata conferenza stampa in Regione «credo che questa vicenda possa consentire a fare chiarezza».
Ora i legali della Regione chiederanno alla procura di poter vedere tutta la documentazione relativa all’inchiesta per poter preparare entro venti giorni, come richiesto dal pm Prodomo, una memoria difensiva e di riepilogo su quanto fatto dalla Regione sul fronte smog. «A nostro parere il piano ambientale regionale che abbiamo approvato nel 2003 rientrava nella tutela contro l’inquinamento - spiega Martini -. E in ogni caso oltre a questo piano abbiamo anche assunto una serie di accordi di programma e intese con i comuni di blocco del traffico». In sintesi la Regione è convinta di aver fatto tutto quanto sia possibile, pur in un quadro normativo non tanto chiaro su questo tema.