La considerazioni di ISDE Medici per l'Ambiente
Il testo in corso di sottoscrizione
20 December, 2006
L’ Associazione ISDE-Medici per l’Ambiente, in relazione alle notizie – spesso riportate con ampio risalto dai media - circa il presunto limitato ruolo dei cancerogeni ambientali (in primis l’inquinamento atmosferico) nella genesi del cancro (“last but not least” il recente articolo Veronesi su O.K. SALUTE “ Tranquilli lo smog non fa venire il tumore”), ritiene di dovere rendere di pubblico dominio alcune nozioni basilari, ormai universalmente riconosciute dalla comunità scientifica internazionale:
1) Il ruolo primario dell’inquinamento ambientale nella genesi del cancro è accertato: una commissione di 22 esperti recentemente nominata dal governo francese ha stimato che l’80 -90% di tutti i tumori è ascrivibile alla esposizione alle migliaia di sostanze genotossiche e nocive diffuse in aria, acqua, cibo.
2) Quanto più l’esposizione avviene in una fase precoce della vita, tanto più essa è pericolosa: un recente studio ha stabilito che esser vissuti nel periodo perinatale nel raggio di 1 km. da un grande impianto alimentato a combustibili fossili, rappresenta un importante fattore di rischio di sviluppare un cancro in età infantile (né andrebbe dimenticato l’allarme lanciato lo scorso novembre da alcuni ricercatori della Harvard School of Medicine e rilanciato dalla prestigiosa rivista Lancet sull’epidemia silenziosa di danni neurologici da inquinanti ambientali che sta colpendo i bambini di tutto il mondo).
3) I principali studi condotti in Europa ed U.S.A. sulla correlazione fra inquinamento atmosferico e cancro al polmone sono concordi nel valutare che per ogni 10 μg/m3 di PM 2.5, si registra un incremento tra l’8% ed il 14% di neoplasie polmonari e che i rischi aumentano notevolmente con il decrescere del diametro delle particelle: l’esposizione al particolato ultrafine (0,1 m) sarebbe enormemente più pericolosa, in relazione alla capacità delle nanoparticelle di penetrare in tutti i tessuti, di attraversare la barriera emato-cerebrale penetrando all’interno del cervello, di danneggiare il Dna, di interferire con l’espressione genica. Ricordando che a essere esposta è praticamente la totalità della popolazione, che le maggiori città italiane superano di gran lunga i 35 giorni annui di sforamento per il PM 10 “tollerati” per legge e che non è ancora stata messa a punto in Europa alcuna normativa adeguata per quanto concerne il particolato più fine (neppure per il PM 2.5), il minimo che si possa dire è che definire trascurabile il rischio da smog è un'operazione scientificamente infondata e eticamente scorretta;
4) Anche enfatizzare la riduzione della mortalità per cancro nel sesso maschile, quale segno di una supposta inversione di tendenza nel campo delle patologie neoplastiche è fuorviante. E’ infatti ben noto che questi dati, concernenti un parziale miglioramento prognostico, sono da ascrivere essenzialmente alle migliori procedure diagnostiche ed al prolungamento della sopravvivenza nelle fasi avanzate della malattia, ottenuta con terapie costosissime (e solo in una ridotta percentuale di casi, coronata da una guarigione definitiva). Giova del resto ricordare come molti successi della medicina moderna siano da ascrivere al miglioramento delle condizioni igienico/ambientali e alle corrette prassi di prevenzione primaria e secondaria (ivi compresa l’immunoprofilassi attiva di massa nel campo delle malattie infettive), piuttosto che all’utilizzo di specifiche terapie, che rischiano, se valutate nel lungo periodo e in relazione all’attuale abuso, di rivelarsi una sorta di boomerang..
5) Pur valutando positivamente i notevoli miglioramenti in ambito diagnostico e terapeutico, una valutazione epidemiologica più corretta dovrebbe dare maggior risalto alla rapida espansione della patologia neoplastica in tutto il mondo, in relazione con lo sviluppo economico e dei consumi, ma anche nei paesi avanzati, per ciò che concerne il sesso femminile e, soprattutto, i bambini (con un incremento dell’ 1,2 % annuo in età pediatrica e dell’1,4% tra i 14-19 anni.
6) Insufficiente appare anche l’attribuzione della crescita esponenziale della patologia neoplastica negli ultimi decenni ad alcune abitudini di vita (alimentazione non corretta - attività fisica insufficiente - fumo): pur non trascurando il ruolo del fumo di tabacco, sarebbe assurdo continuare a sottovalutare gli effetti, concernenti l’intera popolazione, dell’inquinamento di tutte le matrici ambientali e della catena alimentare da traffico veicolare, impianti industriali e di smaltimento dei rifiuti, sostanze chimiche e farmacologiche utilizzate in agricoltura e zootecnia etc ..
7) Una seria politica di tutela sui luoghi di lavoro ha notevolmente ridotto le neoplasie professionali, ma spesso ci si dimentica che le sostanze tossiche e nocive non cessano di essere tali una volta uscite dalle fabbriche: i gravi danni prodotti sull’ambiente e sulla salute di intere popolazioni dai grandi insediamenti industriali in varie aree del paese (Porto Marghera, Augusta, Gela…) dovrebbero essere di monito, per chi ancora cerca di imporre programmi di sviluppo industriale “selvaggio”.
8) Troppo spesso si confonde la prevenzione del cancro con la sua diagnosi precoce (possibile tramite screening solo per alcune forme di tumore): in tal modo si dimentica che la sola, vera prevenzione è quella primaria, consistente nella riduzione dell’esposizione della popolazione agli agenti inquinanti e cancerogeni.
9) Le ingenti risorse oggi impiegate sul versante della diagnosi e della terapia, possono e devono essere investite in prevenzione primaria, se si vuole realmente cercare di invertire il drammatico trend degli ultimi decenni.
10) E’ assolutamente necessario che ad affrontare una tematica tanto delicata siano persone assolutamente estranee a qualsiasi forma di interesse nell’ambito della grande industria farmaceutica. Mentre non esiste alcun legame economico o finanziario, e soprattutto alcuna dipendenza, fra la nostra Associazione e le grandi corporations, altrettanto non si può dire della holding Genextra, costituita dal prof. Veronesi, che opera nel settore bio-tecnologico