Direttiva IPPC. Ferma a livello nazionale, partono Torino Trento e Marche
Autorizzazioni agli impianti di forte impatto solo se usano le 'migliori tecniche disponibili'
17 December, 2003
Direttiva IPPC. Italia in ritardo. La Provincia di Torino, quella di Trento e la Regione Marche la applicano in "anticipo". La direttiva IPPC basa su una valutazione integrata di impatto e di emissioni le autorizzazioni agli impianti industriali medio-grandi o comunque di impatto significativo. Sostituisce e integra le tradizionali singole autorizzazioni per le emissioni in atmosfera, per i rifiuti, per gli scarichi idrici. Ha come scopo quello di spingere le aziende ad adottare le “migliori tecniche disponibili” per ridurre il loro impatto ambientale. Da anni è avviata in Europa questa nuova modalità di valutazione ed autorizzazione. Un ufficio internazionale con sede a Valencia fa da punto di riferimento per specificare quali sono le “migliori tecniche disponibili”. L’Italia ha recepito la direttiva solo formalmente. La applicazione della direttiva IPPC sui nuovi impianti è sospesa in attesa di definire le nuove procedure della VIA ( valutazione di impatto ambientale). Per quanto riguarda le autorizzazioni al proseguimento delle attività già esistenti, l’applicazione della direttiva è sospesa in attesa di nuove linee guida. In questo stallo la Provincia di Torino ha raggiunto un’intesa con l’Unione industriali per “anticipare” (o in altri termini per rimediare al ritardo nazionale) sul suo territorio la Direttiva IPPC. Anche la Provincia di Trento e la Regione Marche stanno autogestendo l’avvio della direttiva che dovrebbe ridurre l’impatto ambientale delle industrie e delle centrali. L’annuncio è stato dato dall’assessore Gamba al convegno della Fondazione Ambiente Il 16 dicembre.