USA: scatta l'ora legale. In anticipo di tre settimane
Dall'11 marzo un'ora al giorno di luce solare in più, per una diminuzione dei consumi di petrolio. Ma non tutti sono d'accordo...
12 March, 2007
L'anticipo della scadenza ha creato seri problemi al terziario. "I costi per l'aggiornamento dei sistemi superano i vantaggi legati al risparmio del petrolio"
Daylight saving time. E' questo il nome che negli Stati Uniti si dà all'ora legale. Ora legale che, stando ai programmi, avrebbe dovuto scattare scattare la prima settimana di aprile per concludersi all'ultima di ottobre. Ma l'amministrazione Americana ha provveduto ad un cambio in corsa, estendendo il periodo del Daylight saving time di quattro settimane, anticipandone l'inizio di tre settimane e posticipandone la fine di una.
E con l'ora legale, come è ben noto, il buio della notte arriva un'ora dopo. Uno spostamenteo che permette di accendere le luci per un periodo più limitato, con un risparmio energetico notevole. Gli Stati Uniti hanno calcolato un risparmio attorno ai <b>100mila barili di petrolio</b>.
Ma c'è anche chi non approva la decisione. Stando a quanto sostenuto dai detrattori dell'iniziativa, tutto il settore del terziario (dai servizi alle infrastrutture, al settore delle comunicazioni, all'informatica) si è trovato ad affrontare spese enormi per poter affrontare questo cambio repentino e inatteso.
Un esempio? Gli aeroporti americani hanno dovuto metter mano ai loro sistemi per l'11 marzo. Tutti davanti ai monitor alle 2 per vedere di sistemare la questione. Ma a che prezzo? Come si avranno spiegato alle compagnie internazionali che loro hanno cambiato idea (ora) un'altra volta? Quanto sarà costato sincronizzare gli orari di decollo e atterraggio degli aerei che arrivano dal resto del mondo?