Giardini sotterranei nel metrò, l’ultima trovata di Shanghai
I tecnici annunciano: entro il 2010 sarà inaugurato il primo parco sotterraneo del mondo. Pannelli solari e fibre ottiche consentiranno la sopravvivenza delle piante, ma i costi energetici rischiano di trasformare il progetto in una follia ecologica. Sergio Ferraris: «Il bilancio ambientale sarebbe negativo»
30 March, 2007
<b>Silvana Santo</b>
La notizia è di quelle da far sgranare gli occhi: giardini sotterranei nella metropolitana di Shanghai. Il progetto, il primo nel suo genere, è stato annunciato nei giorni scorsi dalla stampa locale e prevede la realizzazione di un vero e proprio parco cittadino negli spazi in cui sta sorgendo la nuova rete del metrò (500 chilometri di strade ferrate con parcheggi e centri commerciali). L’inaugurazione del giardino ipogeo è prevista per il 2010, anno in cui la metropoli asiatica ospiterà l’Esposizione Internazionale. Ad ispirare l’amministrazione cittadina non è stata una fantasiosa avventura disneyana, ma il fallimento di diversi tentativi di inverdire le strade e le piazze di Shanghai. I livelli d’inquinamento atmosferico, infatti, sono troppo elevati per consentire la sopravvivenza di alberi e fiori. Di qui la decisione: piantare i vegetali sottoterra. Ma come fornire alle piante la quantità di luce indispensabile per la fotosintesi? Gli architetti della Tonjii University, incaricati di realizzare il progetto, hanno messo a punto un complicato sistema di pannelli solari e fibre ottiche per trasportare la radiazione solare fin nel sottosuolo. In pratica, pannelli appositamente progettati saranno installati direttamente sui tetti dei grattacieli, mentre la rete di fibre ottiche servirà a trasferire la luce nei sotterranei della città. Un impianto idrico speciale, invece, dovrebbe irrigare le radici delle piante. «La nostra - ha dichiarato Shu Yu, direttore dello Shanghai Urban Underground Space Development Institute - è una sfida tecnologica molto importante, che stiamo portando avanti per dare ai passeggeri della metropolitana non solo un’aria più pulita, ma anche un confort maggiore».
Un progetto ambizioso, dunque. E molto caro. Eppure, la cifra da investire non sembra spaventare l’amministrazione di Shanghai. Ma che dire dei costi ambientali? A ben guardare, il progetto del parco ipogeo rischia di rivelarsi una follia in termini ecologici. Sergio Ferraris, direttore di Quale Energia, esprime le sue perplessità: «Nonostante i sistemi promettano, per funzionare, di non consumare elettricità, il bilancio ambientale ed energetico del progetto è sicuramente negativo». La produzione, la messa in opera e la manutenzione di tutte le infrastrutture necessarie, infatti, non sarà cosa da poco. Alla spesa energetica per la realizzazione dell'opera, già di per sé non trascurabile, bisognerà aggiungere l'impatto a fine vita di ciascun componente. «La quantità di materiale impiegato sarà enorme, oltre ai sistemi di captazione e di concentrazione della luce, bisogna considerare che le fibre ottiche dovranno scendere per decine di metri e che per ottenere un solo punto luce di cinque centimetri è necessario un fascio di fibre della stessa dimensione». Qualche dubbio appare legittimo anche in merito all’efficienza dell’intero sistema : «I pannelli garantiscono, come tutti i sistemi, il massimo dell’efficienza quando la fonte luminosa è allo zenith, ma in tutti gli altri casi la captazione, e quindi la resa, è minore». Problema, questo, che i vegetali hanno risolto, grazie a millenni di evoluzione, attraverso i movimenti delle foglie, che nel corso della giornata cambiano il loro orientamento per ottimizzare l’esposizione ai raggi solari. «I pannelli potrebbero fare altrettanto, ma servirebbe un inseguitore motorizzato, cosa che farebbe aumentare i costi, oltre a introdurre dei consumi elettrici e richiedere una maggiore manutenzione». Inoltre, bisogna tener conto che la luce non è l’unica risorsa di cui necessitano le piante, ma che anche l’umidità dell’aria e la quantità di ossigeno dovranno essere tenute sotto controllo. «La circolazione dell'aria – precisa il direttore di Quale Energia - dovrà essere aumentata anche per esigenze delle piante, con un maggior consumo energetico». Un altro problema, infine, è rappresentato dal livello delle polveri sottili, che anche nelle gallerie nel metrò potrebbe essere troppo elevato. «Nella metropolitana di Roma – conclude Ferraris – la concentrazione del Pm10 è maggiore che nelle strade, per cui penso che le piante avrebbero davvero una vita grama». Insomma, ci troviamo di fronte a una grandiosa rivoluzione in termini di verde urbano, o a una sapiente trovata mediatica? I dubbi restano.