Non privilegiare i residenti
Da Quattroruote del 01.11.2006
28 May, 2007
<b>Giuseppe de Filippi</B>
A Torino si discute di ztl, zone a traffico limitato, anche fuori dal centro. A Roma si dibatte su quanti posti del nuovo parcheggio del Pincio lasciare alla libera rotazione, il comune pensa al 10%, mentre gli altri sono destinati a vendita riservata a residenti e commercianti. A Milano ferve il confronto tra vari livelli di competenza locale sul ticket d’ingresso alle strade centrali proposto dal sindaco Letizia Moratti.
Le discussioni sono nuove, e continueranno a presentarsi via via che le amministrazioni urbane devono confrontarsi con i problemi della viabilità, i temi sono vecchi e forse lo sono anche i concetti usati. Uno mi colpisce per quanto sia dannoso e per quanto, allo stesso tempo, faccia parte ormai del senso comune. Sto parlando dell’acquisizione, fuori da ogni contestazione, di un diritto del tutto infondato, quello che stabilisce per i residenti in gran parte dei centri storici italiani la facoltà di accedere sostanzialmente gratis alle strade sotto alle loro case e, in più, di poter disporre di spazi riservati molto vicini a casa per parcheggiare.
Per quanto mi sforzi non riesco a vedere alcun fondamento a quel diritto alla circolazione e al parcheggio (tranne per i cittadini con impedimenti al movimento). Non risulta in alcun modo che chi acquista una casa possa vantare alcun diritto sulla strada sottostante, tranne quello di poterla attraversare con i mezzi usualmente a disposizione di tutti. Chi compra un appartamento non diventa per nessuna ragione proprietario pro-quota della strada di sotto o di pezzi di essa dove parcheggiare.
Eppure provate a contestare questo diritto e verrete immediatamente redarguiti (come succederà con la pubblicazione di queste righe). Il fatto appassionante è che anche i residenti delle periferie non trovano mai niente da dire sul fatto che loro non possono guidare e parcheggiare in centro mentre può accadere il contrario. A Roma, come giornalista e facendo la richiesta attraverso la mia testata, posso ottenere un permesso di circolazione nel centro. Ma lo pago più di 300 euro all’anno e nel 2007 si sale oltre ai 500 euro. Un prezzo che mi sembra congruo (e che potrebbe essere sufficiente a scoraggiare la circolazione e mantenerla entro limiti tollerabili per l’ambiente). Se fossi residente in centro pagherei zero, tranne forse un piccolo bollo amministrativo e la scocciatura di andare all’ufficio comunale. Scusate il caso personale, ma non vedo la ragione della differenza di trattamento. Perché chi usa l’auto, poniamo, per andare da casa al lavoro in una direzione deve pagare e chi invece, sempre per riassumere, la usa per andare da casa al lavoro nella direzione opposta non paga? Non si capisce. Se l’obiettivo è quello di ridurre le auto in circolazione in centro allora si deve avere il coraggio di seguire una soluzione di mercato, con permessi messi all’asta ma a disposizione di tutti. D’altra parte chi vive in centro lo fa per propria scelta e accetta alcune disparità, innanzitutto paga le case più care e poi sa che ad esempio i prezzi dei negozi potranno essere leggermente superiori alla media. Ma quelle disparità fanno parte del gioco (e contestarle sarebbe come chiedere un sussidio al comune per comprare casa in centro in nome del diritto ad abitarci).Il problema del congestionamento del traffico urbano dipende dal numero di auto non dalla residenza di chi le guida. I permessi gratuiti ai residenti sono, anzi, uno stimolo a usare l’auto privata in aree urbanisticamente inadatte per ovvie ragioni storiche. Lo stesso vale per Milano: che significa far pagare il ticket solo a chi viene da zone fuori da una determinata cerchia di strade? E’ solo un modo per mantenere comunque l’area protetta a un alto livello di congestione, ma a causa di auto locali invece che di auto provenienti da fuori. Peccato che chi respira in città non stia a guardare la provenienza del motore.
Lo stesso vale per i parcheggi. A Roma, in centro, ma anche nella cerchia dei quartieri (quelli centrali si chiamano invece storicamente rioni), esistono zone di parcheggio riservato ai residenti. Mentre in gran parte delle altre gli immigrati (come chiamarli altrimenti?) per parcheggiare pagano un euro l’ora, e non è poco, mentre i residenti pagano il solito zero. Scusate la pedanteria ma significa ritenere che quel pezzo di strada appartenga a qualcuno. E in base a cosa? Provate a chiedere a un garage in centro il prezzo di un posto auto per un mese, oppure, quando il parcheggio del Pincio sarà pronto, andate a vedere il prezzo dell’assegnazione dei posti. Sicuramente non sarà zero.
Altrimenti, tra le soluzioni possibili, segnalo quella meravigliosamente naif di un paese vicino a Roma, nella Sabina. Dove un cartello informa gli automobilisti che “è consentita la sosta ai cittadini per compiere operazioni utili nel centro storico”. Insomma: no perditempo.