Diesel al 60%. Ma è davvero eco?
Gli italiani preferiscono il diesel. Lo dicono i dati dell'Unione Petrolifera: il consumo di gasolio auto ha ormai battuto ogni record, superando il 58% del totale consumi. Sistemi common rail, filtri e nuovi catalizzatori: i nuovi motori diesel vengono sempre più presentati come ecocompatibili. Ma 'eco' lo sono davvero?
30 December, 2003
Gli italiani preferiscono il diesel. Lo dicono i dati dell'Unione Petrolifera: il consumo italiano di gasolio auto ha ormai battuto ogni record, arrivando al 58% del totale consumi. In dettaglio, il diesel è passato dalle 6450 migliaia di tonnellate del primo quadrimestre del 2002 a più di 6800 nel 2003, a differenza della benzina, scivolata dalle 5200 alle 4900 (scarse). In percentuale, il consumo di diesel sfiora allora - come detto - il 60% del totale, essendo cresciuto di un abbondante 4,2% rispetto ai dati 2002, mentre la benzina auto è scesa del 4,9%. Le cause di questa caduta della benzina? Lo sviluppo del parco diesel, la limitazione del traffico in vari centri urbani ed una maggiore efficienza dei motori. Risultato: in termini di numero di auto - veicoli nei primi sei mesi del 2003 il diesel è arrivato al 46% del globale delle motorizzazioni. Che tradotto in cifre vuol dire 556mila veicoli a gasolio venduti contro le 664mila auto a benzina, con la prospettiva - addirittura - di un pareggio entro fine anno. Sistemi common rail, filtri e nuovi catalizzatori: i nuovi motori diesel vengono sempre più presentati come ecocompatibili. Ma 'eco' lo sono davvero? Ne abbiamo parlato con alcuni esperti, che della 'dieselizzazione' italiana presentano pro e contro. "E' certo che i nuovi diesel - i cosiddetti ecodiesel - emettono in massa quantità notevolmente inferiori di polveri", spiega Mario Cirillo, consulente dell'Apat. "Il punto su cui si dibatte, però, riguarda la loro distribuzione granulometrica: il particolato prodotto dai diesel ha un peso sicuramente inferiore, ma il problema è quello delle dimensioni delle particelle. Se emetto molte particelle ultra-fini (inferiori cioè allo 0,1 micron) che con ogni probabilità sono responsabili di gravi danni alla salute, chiaramente mi sono segnato un autogol, perché più le particelle sono fini, più penetrano in profondità. Il dibattito dunque è su questo punto centrale: se un diesel emette masse inferiori di particolato, ma questo ha dimensioni più fini, allora non ci siamo proprio. E' anche vero, però, che non ci sono ancora risposte definitive su questo problema. Sembrerebbe che i modelli più avanzati di diesel abbattano davvero il particolato su tutto lo spettro granulometrico, anche nel finissimo. La tecnologia sta facendo grandi passi avanti verso il rispetto dell'ambiente. Recenti pubblicazioni parlano ad esempio di filtri da applicare in grado di abbattere particelle su tutto lo spettro granulometrico. Quello che è certo è che il mercato dell'automobile è molto orientato sui diesel, e che si fanno grandi sforzi per farle diventare sempre più ecocompatibili. Per cui, sì, obiettivamente, gli ecodiesel di ultima generazione hanno fatto grandi passi avanti dal punto di vista dell'ambiente". E estendendo il discorso alle emissioni in generale? "In generale i motori diesel hanno buone prestazioni, perché producono meno ossidi di azoto e meno composti organici volatili". In definitiva, ecodiesel promossi? "Direi di sì, complessivamente promossi". Allarmato invece per la 'dieselizzazione' di massa che ha colpito negli ultimi tempi l'Italia è l'ex-direttore dell'Arpa di Torino, Paolo Natale. "E' vero, i nuovi diesel producono minori emissioni rispetto ai precedenti, ma emettono ancora troppe polveri, soprattutto fini". Non solo: "La mia preoccupazione riguarda soprattutto il cosa succede a questi motori quando non sono più nuovissimi, visto che la qualità delle emissioni dipende dalla manutenzione, che se non è buona fa ovviamente aumentare la produzione di particelle". Diesel bocciati allora, perché troppo inquinanti? "Sì, a meno che non si decida di imporre a questi motori il catalizzatore per le particelle, cioè un meccanismo in grado di bruciare le particelle prima che esse escano. E' una tecnologia che esiste e che funziona già, ma che viene applicata al momento soltanto su modelli francesi e, che mi risulti, solo su modelli di gran lusso, per un totale che sfiora il 5% del parco di veicoli circolanti: capirete. E sicuramente non c'è sui camion". In più, il problema della 'dieselizzazione' in atto nel nostro paese: "Quello che mi allarma particolarmente è proprio l'espansione incontrollata dei diesel, che stanno crescendo in modo esponenziale, basti pensare che nell'ultimo anno il 50% delle immatricolazioni riguardava veicoli diesel. L'unica soluzione sarebbe davvero ricorrere ad incentivi per catalizzarli". Diesel di oggi e di ieri: inquinanti a confronto, tra tecnologie in continua evoluzione. A parlarcene, Alberto Santel, dell'associazione Città Mobile e consulente del Comune di Genova. "Per quanto riguarda l'introduzione dei diesel di nuovissima generazione - common rail (iniezione ad alta pressione) - il problema fondamentale è quello delle polveri ultrasottili, il Pm 2,5 e ilPm 1. La preoccupazione è che appunto i nuovissimi motori facciano aumentare questo tipo di polveri ultrafini: se tale timore fosse fondato (sono in corso prove sperimentali e dibattiti sul tema in varie sedi), non si sarebbe certo fatto un passo avanti in termini di salute". Parlando poi delle emissioni dei diesel di ieri (euro 0 e euro 1) esistono 'trappole' in grado di neutralizzarle, riducendo grandemente il particolato. Il dispositivo Crt (per il trattamento continuo dei gas di scarico), ad esempio, è un oggetto che viene applicato a valle della marmitta, capace di abbattere addirittura l'80-90% del particolato". "Innanzitutto bisogna precisare che il termine 'ecodiesel' è un neologismo giornalistico che indica veicoli diesel che in realtà tanto 'eco' non sono". E' chiarissimo Daniele Grechi, del Dipartimento di Firenze dell'Arpat: "Mentre nel caso dei motori a benzina negli ultimi dieci anni c'è stato un salto tecnologico straordinario col passaggio dagli euro 0 agli euro 1 - tradotto in un miglioramento ambientale sorprendente -, con i motori diesel purtroppo questa rivoluzione non c'è stata, soprattutto se si considerano il particolato e gli ossidi di azoto. Il salto tecnologico ed ambientale ci sarà solo a partire dal 2005, con gli euro 4, dotati di filtri autorigeneranti per il particolato (Fap) e di catalizzatori Denox in grado di ridurre gli ossidi di azoto". Detto in altri termini: "Oggi come oggi i diesel sono molto più dannosi dei motori a benzina, se si tiene conto appunto di questi due inquinanti - per altro altamente cancerogeni -, dato che ne producono cento volte tanto. C'è dunque molta preoccupazione per la tendenza del mercato, perché dal punto di vista ambientale e di salute, il diesel è davvero uno iattura". "Servirà ancora tanto lavoro - conclude Massimo Cerrato, tecnico Fiat - per rendere i diesel veramente ecocompatibili". Meditate automobilisti, meditate. E per gli ecodiesel (quelli veri), attendete il 2005.