Roma: polemiche per il nuovo Piano rifiuti
Raggiunto, dopo mesi di concertazione, l’accordo definitivo tra la Regione Lazio e il ministero dell’Ambiente. Da otto, gli impianti per il trattamento del cdr scendono a sei. Polemiche per l’esclusione dell’Ama, che annuncia uno sciopero per il 12 luglio. Per gli ambientalisti invece c'è ancora troppo spazio per impianti e incenerimento
19 June, 2007
<b><i>Silvana Santo</b></i>
Giorni caldi, per la gestione rifiuti di Roma e dell’intero Lazio. L'intesa tra la Regione e il ministero dell'Ambiente sul nuovo Piano regionale, raggiunta dopo una discussione durata oltre quattro mesi, ha scatenato polemiche più roventi di questo torrido inizio d'estate. In base all’accordo siglato con Pecoraro Scanio, le linee di impianto per la valorizzazione energetica del Cdr laziale dovranno essere soltanto sei, anziché le otto individuate nella prima versione del Piano presentata da Marrazzo. Non si farà, dunque, il quarto impianto richiesto dalla Regione. In sostanza, il cdr dovrà essere trattato nelle tre centrali già esistenti o in fase di realizzazione: Colleferro, Malagrotta (ancora da ultimare) e S.Vittore (che al momento lavora su una sola linea e dovrà essere presumibilmente raddoppiata). Secondo i dati forniti dalla Regione, però, la quantità di combustibile da rifiuti da trattare si aggira intorno alle 800mila tonnellate all'anno, mentre i tre impianti riuscirebbero a "smaltirne" al massimo 600mila. Dall'entourage di Marrazzo fanno sapere che le tonellate restanti saranno lavorate con modernissimi impianti "a freddo", a ridotti livelli di emissione. Restano però da chiarire la tempistica e la localizzazione di questi nuovi impianti.
Scettici gli ambientalisti, che non condividono le stime sulla quantità di cdr da trattare e criticano il ricorso, a parer loro eccessivo, alla termovalorizzazione. «Dopo tanti anni di discussioni, di commissari, di piani e programmi - commenta Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio - si continua a parlare sempre degli stessi numeri per la termovalorizzazione, a partire da Storace che di impianti ne voleva sette, fino ad arrivare a Marrazzo e Pecoraro Scanio che ne prevedono tre per trattare comunque complessivamente sempre le solite 700.000 tonnellate di Cdr, prendendo atto delle linee sciaguratamente costruite a Malagrotta e raddoppiando un impianto nato abusivamente come quello di S. Vittore». Secondo Parlati, quindi, il Piano trascura le politiche di contenimento della produzione dei rifiuti. «I cittadini - prosegue - sarebbero molto più appassionati da nuovi investimenti per la riduzione e la raccolta differenziata porta a porta». Critiche al nuovo Piano giungono anche dal Wwf, che si è sempre opposto alla costruzione del gassificatore di Malagrotta.
Di parere opposto l'Ama, che non ha gradito la "scomparsa" del quarto impianto di trattamento dal Piano regionale. I nuovi termini dell'accordo, infatti, escludono di fatto la municipalizzata dal ciclo dei rifiuti. Proprio all'Ama, infatti, sarebbe stata affidata la realizzazione del nuovo impianto (la centrale di Malagrotta è privata, quella di San Vittore è di Acea e quella di Colleferro è del Consorzio Gaia). Secondo Giovanni Hermanin, presidente della municipalizzata, «se le prime notizie fossero confermate vorrebbe dire che nel Lazio si punta al modello Campania». Anche i sindacati si schierano a favore dell'Ama. «Se il Piano è davvero come è stato descritto ieri - commenta Walter Schiavella, segretario della Cgil del Lazio - è una prospettiva inaccettabile, che metterebbe in grave crisi l’Ama». Annunciato uno sciopero per il 12 luglio.