L'asta delle bici senza padrone
Rubate, abbandonate, sotto sequestro: folla per accaparrarsene una - da La Repubblica del 29.06.2007
29 June, 2007
In meno di tre ore il Comune ne ha vendute 350. In autunno sarà la volta degli strumenti musicali
La più contesa: Bianchi da donna battuta a 70 euro
<B>Marco Severo</b>
Una bici sul fianco destro e una su quello sinistro. «E adesso come ci torno a casa?» si chiede, alla fine, una donna di mezza età. Si è chiusa così, ieri mattina, l´asta pubblica di biciclette organizzata dal Comune di Milano. La vendita si è svolta nel deposito civico di via Gregorius, in zona Niguarda. I cancelli del magazzino si sono aperti alle 9.30 per chiudersi alle 12, in sensibile anticipo sulla tabella di marcia. In meno di tre ore il battitore della Sivag, la società di vendite giudiziarie autorizzata dal Tribunale, ha liquidato 350 due ruote. Cioè tutti quelli contenuti nel deposito. E pensare che il programma prevedeva per stamattina un secondo giro d´asta. Non ci sarà bisogno. Sono già andati a ruba tutti gli esemplari, i più pregiati come i ferri vecchi. Le bici più malmesse sono state vendute in lotti da 60 pezzi, per lo più acquistati da commercianti e ciclisti allo scopo di recuperare parti di telaio. Nulla si butta per gli avventori d´asta. Nemmeno un cerchione deformato, né una forcella arrugginita. Oltre cento i cicloamatori che si sono messi in fila per fare un´offerta. Giovani soprattutto.
La base d´asta, cioè il prezzo di partenza per ciascuna bici, era di 5 euro. Per una Bianchi da donna, nera, in perfetto stato, si è raggiunta l´offerta massima: 70 euro. «Era una bici bellissima, anch´io l´avrei comperata» ha commentato divertita Assunta Sassone, responsabile del Servizio custodia oggetti e affini del Comune. E difatti per la Bianchi c´è stata bagarre, un "gomito a gomito" da sprint finale tra un paio di offerenti. La smania da competizione ha coinvolto molti. E distratto alcuni. Tra questi c´era, per esempio, la signora di mezza età che si è ritrovata con due bici senza quasi rendersene conto. Nel gruppo degli sprinter più entusiasti anche un uomo sui quaranta con famiglia al seguito, tre esemplari acquistati e un rimpianto: «Avrei voluto prenderne una quarta».
La provenienza delle biciclette. Molte erano delle "trovatelle", vecchie Grazielle lasciate al palo d´un semaforo a marcire. Magari dopo essere state rubate. Altre erano invece giunte al deposito civico dopo un sequestro amministrativo eseguito dai Vigili urbani, mai ritirate dai proprietari. «Secondo quanto prevedono gli articoli 927, 928 e 929 del Codice civile - spiega Assunta Sassone - tutte le bici vendute sono rimaste in giacenza nel deposito almeno un anno, che è il periodo minimo da lasciar trascorrere perché un oggetto venga considerato alienato».