Ondate di calore? La salvezza può venire dalle piante
Una corretta pianificazione urbanistica ci consentirà, in futuro, di intervenire sul clima urbano. Nel frattempo, però, un aiuto prezioso può venire dalle piante, che funzionano come potenti “climatizzatori naturali”. Se ne è parlato a Roma al convegno "L'ambiente nel governo della città"
06 July, 2007
<i><b><font size="1">Silvana Santo</font></b></i>
Che la Terra stia diventando sempre più calda, ormai, lo sanno anche i muri. Il tiepido inverno che ci siamo lasciati alle spalle e gli studi scientifici pubblicati dall’Onu alimentano da mesi il dibattito sul riscaldamento globale e sulla necessità di limitarne i danni, riducendo in fretta le emissioni di gas serra. Ma l’inversione di rotta, anche nelle più rosee previsioni, non potrà che essere un processo lento e graduale: nella fase in cui ci troviamo, il riscaldamento del Pianeta può tutt’al più essere contenuto, ma non evitato del tutto, anche se azzerassimo di colpo le emissioni di gas serra. In altri termini, dobbiamo abituarci a convivere con gli effetti del cambiamento climatico: siccità, inondazioni, variazione delle specie animali e vegetali, eventi atmosferici catastrofici. E soprattutto, per chi vive in città, insidiose ondate di calore. «Sarà proprio la regione mediterranea - spiega <b> Teodoro Georgiadis</b>, fisico del Cnr intervistato da Eco dalle Città ai margini del convegno "L'ambiente nel governo della città", organizzato a Roma dalla Società Italiana di Geologia Ambientale (Sigea) e dall'Università La Sapienza - a subire l’impatto maggiore in termini di aumento della frequenza e dell’intensità delle ondate di calore». Ma quali sono gli accorgimenti da adottare per mitigare gli effetti del riscaldamento delle città? «La forma degli edifici e i materiali usati per costruire strade e case - prosegue Georgiatis - influenzano molto il clima cittadino. <b>Modificando la struttura urbana si potrebbe ridurre l’intensità delle ondate di calore</b>». In termini quantitativi, l’uso del suolo influenza il clima urbano addirittura quanto la concentrazione di gas serra. L’impianto urbanistico, inoltre, condiziona anche la circolazione degli inquinanti atmosferici, influenzando la qualità dell’aria che respiriamo. Una progettazione urbanistica che tenga conto degli effetti delle ondate di calore, tuttavia, è ancora di là da venire. «Il problema - conclude lo studioso del Cnr - è che non disponiamo ancora delle misure di flussi energetici necessarie per questo tipo di pianificazione. Per il momento, monitoriamo in maniera diffusa temperatura e vento, ma non la quantità di energia che arriva sulla superficie terrestre».
Non ci resta, dunque, che rassegnarci all’afa soffocante? Niente affatto. Secondo <b>Rita Baraldi</b>, agronomo del Cnr, intervenuta allo stesso convegno, potrebbero essere le piante a salvare dall’effetto serra le nostre città. «La vegetazione è un potente elemento di regolazione del clima. Le piante riflettono circa il 20% dell’energia solare in arrivo e ne usano un ulteriore 48% per le loro attività metaboliche. Grazie al processo di evapotraspirazione, inoltre, sono in grado di ridurre la temperatura in maniera sensibile». Un po’ come accade al corpo umano quando suda. A questo si aggiunge l’effetto di ombreggiamento che gli alberi garantiscono e che contribuisce ulteriormente a far scendere la colonnina di mercurio. «In un parco metropolitano di New York - prosegue Baraldi - si è rilevata <b>una temperatura fino a tre gradi inferiore rispetto al centro cittadino</b>, e sono ormai diversi i progetti di rinverdimento avviati in Giappone, in Germania e nelle Americhe per contenere l’effetto dell’isola di calore urbana». Piantare alberi nei parcheggi, lungo le strade e nelle altre zone cementificate può dunque rinfrescare le città, oltre che abbellirle. «Ovviamente - precisa l’agronomo - bisogna scegliere le piante più adatte, preferendo specie come abeti, betulle e frassini, che sono anche in grado di filtrare polveri sottili e altri inquinanti, migliorando la qualità dell’aria». Un contributo che può venire anche dai tetti verdi, il cui uso riduce sensibilmente l’assorbimento di calore da parte degli edifici. Su scala globale, infine, non va trascurato il ruolo dei vegetali nel contenimento dei gas serra. Un solo ettaro di bosco, infatti, assorbe in media dalle 3 alle 7 tonnellate di CO2.