La politica in black-out
Dallo scarico di responsabilità di una crisi mal gestita alla mancata adozione di una prospettiva per il futuro. Che sappia promuovere efficienza energetica, trigenerazione e fonti rinnovabili
15 October, 2003
di Gianni Silvestrini La prima riflessione sul black-out di domenica notte, probabilmente il più ampio mai accaduto nei paesi industrializzati, riguarda due punti. La responsabilità diretta di chi non è stato in grado di governare la crisi (è stata ricordata la boria con cui Andrea Bollini, responsabile del Gestore della Rete, aveva dichiarato poche settimane fa che in Italia un fenomeno del genere non poteva succedere) e gli effetti di una liberalizzazione mal gestita che spinge al massimo le importazioni, in particolare di notte, dando priorità al profitto delle società elettriche rispetto alle esigenze di sicurezza del sistema. La seconda riflessione riguarda la mancanza di governo dell'energia in senso più ampio. Sulla necessità di nuovi impianti si è d'accordo, ma bisogna riflettere su quanti e di che tipo. Bisogna infatti intervenire in maniera intelligente utilizzando tutti gli strumenti disponibili per far fronte alla situazione. Innanzitutto occorre avviare con forza una politica sull'efficienza energetica anche con misure straordinarie, come ha fatto la California dopo i black-out del 2000, quando vennero autorizzati finanziamenti per 1,3 miliardi di dollari per misure di riduzione dei consumi riuscendo nei mesi estivi del 2001 a ridurre la potenza di punta del 10% rispetto all'anno precedente. Poi va rilanciata la produzione decentrata. Bisogna infatti evitare che il sistema elettrico italiano si basi solo su grandi centrali, a fronte di un'evoluzione tecnologica che sta portando all'irruzione sul mercato di mini e micro impianti di trigenerazione (elettricità, caldo e freddo) ad altissima efficienza. Infine si deve dare grande spazio alle fonti rinnovabili, come richiede l'Unione Europea che punta a un loro raddoppio entro il 2010. Negli ultimi anni l'Italia stava recuperando un forte ritardo, in particolare con l'energia eolica. Purtroppo lo sviluppo si è ultimamente bloccato anche a seguito di polemiche spesso pretestuose. Nell'editoriale del terzo numero di Qualenergia si riportano delle valutazioni secondo le quali puntando su efficienza, rinnovabili e cogenerazione si potrebbe ridurre di 4 volte il numero di grandi centrali da costruire nei prossimi anni.