Il termovalorizzatore della discordia
Continua a dividere l’ipotesi di realizzare un nuovo termovalorizzatore. Preoccupati i comuni del sud milanese. Per l’Assessore Cadeo è una scelta obbligata. Legambiente: va incrementata la raccolta differenziata
02 August, 2007
<i><b><font size="1">Ovidio Diamanti</font></b></i>
Termovalorizzatore, sì o no? E’ la questione che ha posto in questi giorni in un suo articolo <a href="http://www.officinadellambiente.com/it/articolo.php?idl1=2&idl2=3&id=1523">Giuseppe Landonio</a>, consigliere comunale di minoranza a Milano. L’argomento diventerà di maggiore attualità nei prossimi mesi quando si entrerà sempre più nel vivo della questione.
Nel frattempo sale la protesta degli abitanti del sud milanese, zona individuata per la realizzazione del secondo termovalorizzatore di Milano (il primo Silla II è a Figino nel nord della città). L’impianto di smaltimento dovrebbe “trattare” 500 mila tonnellate l’anno e costare 250 milioni di euro, coprendo un’area di 20 ettari di terreno in un contesto abitato da circa 150 mila persone.
Oltre alle firme raccolte dai cittadini di alcuni comuni nelle scorse settimane, sono pronti a scendere in piazza anche i sindaci dei comuni di Opera, Locate Triulzi e Rozzano, che hanno annunciato una manifestazione davanti a Palazzo Marino a metà settembre. A manifestare con cittadini e sindaci del sud milanese ci saranno anche gli abitanti della zona 5 di Milano e, insieme a loro, il consigliere comunale di opposizione Aldo Ugliano che si chiede se la giunta Moratti abbia deciso di trasformare il quartiere nella pattumiera di Milano, aggiungendo ai due depuratori già esistenti di Nosedo e Ronchetto, il nuovo inceneritore, e l´ampliamento di Nosedo.
Al contrario, per l´assessore all´ambiente del comune di Milano, <b>Maurizio Cadeo</b> quella dell’inceneritore «è una scelta obbligata, anche se sappiamo già che costruire il consenso attorno al progetto sarà difficile. Ma la città è ai limiti dell´autonomia nello smaltimento dei rifiuti e si prevede che aumenteranno. Non abbiamo ancora la localizzazione precisa, ma visto che l´altro inceneritore è a Nord, giocoforza si farà a Sud».
A Milano esiste, comunque, una questione legata alla capacità di smaltimento dei rifiuti rispetto alla loro produzione. Qualche dato può apparire più significativo: la produzione totale annua di rifiuti a Milano è pari a circa 714 mila tonnellate; quella smaltita con raccolta differenziata è circa 210 mila tonnellate. La raccolta differenziata costituisce quindi solo il 30% dello smaltimento totale di rifiuti milanesi. Ora se la risposta sia o meno quella di un nuovo termovalorizzatore è una questione aperta.
Per gli ecologisti di Legambiente non è così. “Piuttosto si deve incrementare la raccolta differenziat- sostiene Laura Brambilla di Legambiente- e Milano, con il suo 30 per cento scarso, è molto dietro la media della provincia senza il capoluogo che è del 48,7 per cento. È vero che si tratta di un procedimento più semplice nelle piccole comunità, ma l´abbandono del riciclaggio della frazione organica, che vale un terzo dei rifiuti e contiene la maggior parte delle sostanze nocive, è stata una scelta che ha spinto verso i termovalorizzatori. E Milano produce, da sola, il 37 per cento dei rifiuti di tutta la provincia città compresa (713.000 tonnellate su un milione e 917.000)”.
Ad Amsa si sostiene invece una posizione diversa. La Provincia prevede un aumento dei rifiuti per il 2011 pari a 507.000 tonnellate. “La legge ci obbliga- spiega Carlo Petra Amministratore delegato di Amsa- ad essere autosufficienti per lo smaltimento dei rifiuti sull´intero territorio provinciale. Da qui la necessità di un nuovo impianto. I termovalorizzatori moderni hanno sistemi di controllo dell´emissione dei fumi di altissima qualità. I cittadini e i sindaci dovrebbero dormire sonni tranquilli”.