La metà dei toscani respira veleni
Lo smog oltre i limiti nell´aria riguarda il 50% della popolazione
14 January, 2004
I dati choc della Regione sono confermati dall´Arpat nella sola Firenze: su otto giorni analizzati nel giardino di Boboli, uno solo è \"pulito\" Alcune sostanze killer sono in calo ma una delle più temibili, il Pm10, è ancora alta La situazione più critica in 32 Comuni concentrati nelle aree metropolitane ILARIA CIUTI SIMONA POLI Un toscano su due respira aria avvelenata. Cambia da zona a zona solo il tipo di sostanza inquinante che entra nei nostri polmoni, nelle città ingolfate dal traffico come Firenze, Prato, Pisa e Livorno a superare i limiti di legge sono più spesso il benzene e l´ozono mentre nelle aree ad alta concentrazione industriale come la pianura tra Lucca e Capannori il benzene è assente ma sono alti i valori del Pm10 (le micidiali polveri fini) e del biossido d´azoto. In realtà dall´ultima classificazione del territorio in base alla qualità dell´aria fatto dal dipartimento Ambiente della Regione viene fuori un quadro di allarme generalizzato, anche se migliore rispetto a due anni fa. Diminuiscono i \"vecchi\" prodotti dello smog come il monossido di carbonio e i biossidi di zolfo e di piombo, mentre restano stazionari i livelli di biossido di azoto e di benzene, calato leggermente già due anni fa per effetto della crescita delle auto catalizzate e dei diesel. I diesel, però, hanno conseguenze devastanti sull´aumento del Pm10 che è il problema più diffuso e decisamente allarmante. Il quadro presentato ieri dall´assessore toscano Tommaso Franci evidenzia una regione a due facce dal punto si vista dello smog. L´86 per cento del territorio risulta caratterizzato da un buon livello qualitativo dell´aria, con valori inferiori a quelli limite e solo sporadici rischi di superamento. In questa area, chiamata dai tecnici «zona di mantenimento», comprende 255 comuni in cui risiede il 50 per cento della popolazione. Ma l´altra metà della Toscana è concentrata nel rimanente 14 per cento del territorio: 32 comuni superpopolati immersi in un´aria velenosa, aree critiche classificate come «zone di risanamento» su cui, dice Franci, «è urgente intervenire con misure drastiche antismog». Sono le aree metropolitane di Firenze, Prato, Pistoia e del comprensorio empolese, quella tra Livorno e Pisa con il distretto del cuoio, la piana lucchese con le sue cartiere. Qui dove vive metà della popolazione toscana si registrano livelli superiori ai valori limite imposti dalla legge e sforamenti continui anche dei margini di tolleranza temporanei. Per il benzene il superamento dei valori limite è più alto nei comuni di Firenze, Grosseto, Prato e Livorno. Per il biossido d´azoto il raggiungimento della soglia d´allarme riguarda in particolare Montemurlo, Poggio a Caiano, Firenze ed Empoli. Il Pm10 invece sfora quasi dovunque e quotidianamente in tutte le centraline di rilevamento. E la situazione peggiora se si applicano i parametri che andranno in vigore dal 2010. Lo zoom su Firenze non rallegra. Su otto giorni se ne conta uno solo in cui in pieno giardino di Boboli l´aria può essere definita di buon livello. Tanto basta per immaginare cosa si respiri nel resto della città, dove il traffico non ha sosta, per esempio sui viali. Basta prendere i bollettini quotidiani dell´Arpat, l´agenzia regionale per l´ambiente, per scoprire che dal 5 al 12 gennaio soltanto sabato 10 e domenica 11 è andata un po´ meglio, nonostante che in molte centraline di monitoraggio l´aria fosse «scadente», ovvero che le cancerogene polveri fini superassero i 50 microgrammi per metro cubo, un limite che secondo la direttiva europea non deve essere scavalcato più di 35 volte all´anno mentre la media annuale si deve attestare sotto i 40. I punti nevralgici sono viale Rosselli e viale Gramsci. Ma dal 5 al 9 gennaio ininterrottamente e poi di nuovo il 12 le polveri hanno superato ogni giorno in molte centraline addirittura i 74 microgrammi: aria «pessima», allarme rosso.