\"Deregulation e vantaggi ai furbi sarà difficile rimediare ai danni\"
Ermete Realacci: in mezza legislatura minata buona parte del sistema di garanzie per l´ambiente. 'Dallo smantellamento delle legge sui rifiuti alla svendita dei beni paesaggistici, dal condono edilizio alla nuova Via'
15 January, 2004
\"Su Kyoto siamo rimasti in linea con l´Europa, ma nessuna misura è stata adottata per ridurre l´emissione di gas serra\" ANTONIO CIANCIULLO ROMA - «Dallo smantellamento della legge sui rifiuti al condono, dalla svendita dei beni paesaggistici al decreto sblocca centrali è stato un continuo tiro al bersaglio. Nell´arco di mezza legislatura questo governo è riuscito a minare buona parte di un sistema di garanzie che non solo difende l´ambiente, ma costituisce un ingrediente fondamentale della capacità competitiva del paese». Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente e deputato della Margherita, spiega le ragioni della battaglia parlamentare contro la nuova legge sulla Via, la valutazione d´impatto ambientale. I cambiamenti della commissione Via non appaiono molto rilevanti. Cosa cambia se si aggiunge il parere di due rappresentanti delle Regioni? «Lo scontro non è stato sulla composizione della nuova commissione Via ma sulla volontà di mortificare una legge voluta dall´Europa a garanzia della qualità delle infrastrutture. Si sono confrontati due modi di vedere l´economia. Per questa destra italiana la Via è solo un passaggio burocratico, un fastidio, una pastoia da evitare. Per l´Unione europea la Valutazione d´impatto ambientale rappresenta invece un´opportunità: la possibilità di poter vedere prima, già in fase progettuale, i problemi che possono poi produrre disfunzioni, guasti, danni economici. Il caso Malpensa è esemplare: la mancanza della Via sul progetto definitivo del nuovo aeroporto sembrava una furbata, una maniera di guadagnare tempo e risparmiare denaro. Sappiamo tutti com´è finita è che peso ha avuto quella vicenda sulle sorti dell´Alitalia». Ritiene che la semplificazione della Via sia stata mirata alla realizzazione di alcune grandi opere in modo specifico? «Lo scopo principale è stato sbandierare un elenco interminabile di opere finte, che in buona parte non si faranno perché non ci sono finanziamenti reali, e distribuire lavori di progettazione veri». Quali sono state le leggi con l´impatto ambientale peggiore? «L´elenco è così lungo che diventa difficile scegliere. La prima che mi viene in mente è il condono edilizio. Non solo è un danno ambientale secco nell´immediato, ma continuerà a produrre guasti a catena per molto tempo. Già l´anno scorso, solo grazie all´effetto annuncio del condono che poi non venne inserito nella Finanziaria 2002, i casi di abusivismo edilizio, che erano diminuiti negli ultimi anni, sono schizzati di nuovo verso l´alto. Quest´anno i primi dati che cominciano ad arrivare segnalano una crescita fortissima delle costruzioni fuori legge. E´ la conseguenza di una politica che premia l´illegalità: l´incremento del valore degli immobili abusivi che hanno acquistato diritto al condono è pari a 12,2 miliardi di euro. Il messaggio è molto chiaro». Altre volte i provvedimenti sono stati legati a situazioni d´urgenza, come il deficit elettrico che ha motivato il decreto sblocca centrali. «E´ proprio il caso che dimostra l´inefficacia della deregulation ambientale. Il decreto sblocca centrali ha tagliato tutti i lacci: procedure veloci, poche discussioni, Regioni escluse dalla pianificazione. Con il risultato che le autorizzazioni concesse si sono moltiplicate ma gli impianti no perché la privatizzazione del sistema elettrico scoraggia i passi azzardati: chi investe vuole essere ben sicuro di poter vendere il prodotto. Se le autorizzazioni si moltiplicano e le regole si ingarbugliano, il sistema si ferma. Le società prendono tempo e le banche non finanziano la costruzione dei nuovi impianti. Il decreto sblocca centrali è un perfetto esempio di furbizia dal fiato corto». In due anni e mezzo non è stato fatto nulla di buono in campo ambientale? «Le posizioni su Kyoto sono rimaste allineate all´Europa e questo è stato un fatto positivo. Ma dal punto di vista pratico non sono seguite le leggi per rendere operativi gli impegni contro i gas serra. E il mancato rilancio dell´innovazione tecnologica rischia di peggiorare le capacità imprenditoriali del paese. Dovremmo investire in qualità e ricerca. Invece il governo apre lo scontro sull´articolo 18 per competere con la Cina nel campo del dumping ambientale e sociale».