Gruppo di discussione sulla mobilità sostenibile
La mobilità è materia interdisciplinare, occorre ripensare l’analisi della fattibilità degli interventi attraverso linee guida e mantenere e calibrare quanto già è stato fatto
11 December, 2007
<font size="1"><b><i>Daniela Iapicca</i></b></font>
Nel campo della mobilità sostenibile tra Ue, governo centrale, regione e enti locali ci sono approcci diversi, spesso non abbastanza convergenti e, la formula efficace per educare e arrivare a un cambiamento culturale che consideri la qualità della aria un bene comune da tutelare con azioni quotidiane è – almeno in Italia, sicuramente in Provincia di Torino – non ancora in dirittura d’arrivo.
A confronto, nel workshop sulla mobilità intitolato “Opzioni di mobilità sostenibile per il miglioramento della qualità della vita” organizzato dal forum Agenda 21 della Provincia di Torino, oltre ai funzionari provinciali moltissimi professionisti, tecnici, la Regione Piemonte, tanti comuni del territorio, associazioni e cittadini.
La mattinata – dedicata agli organizzatori della Provincia per raccontare lo stato dell’arte attuale e l’avanzamento di esperienze e lavori intrapresi – ha visto illustrare le strategie contro l’inquinamento atmosferico attraverso strumenti e come “Mobilitiamoci”, “Movicentro”, “Provibus”, “A scuola camminando” e “Strade più belle e più sicure”, e professionalità relativamente nuove e presenti solo marginalmente nelle realtà lavorative come i mobility manager.
Le potenzialità emerse e le criticità da affrontare sono molteplici ed è urgente un “approccio innovativo che parta dalla esistenza di reti adeguate per il trasporto pubblico, come punto di partenza che preceda il concedere i permessi per la costruzione di insediamenti abitativi o produttivi” come sottolinea <b>Massimiliano Anfutti</B>, mobility manager. Il “Piano di miglioramento del trasporto urbano e suburbano” riferito al periodo 2007 2009 e ricordato da <b>Marco Marmotti</B> dell’Agenzia Metropolitana Mobilità Torino punta sulla possibilità (entro il 2018) di perfezionare gli orari dei treni gravitanti nelle stazioni cittadine per favorire gli spostamenti rapidi tra stazioni diverse e tra aree urbane e extraurbane (stazione Lingotto e Candiolo, già nel 2008) oltre al rinnovo del parco mezzi reso possibile dagli stanziamenti regionali. Da tutti emerge necessario, quanto difficile da perseguire nell’individuazione delle azioni portate avanti dai decisori, il cambiamento culturale necessario per cambiare stile di vita e migliorare lo stato delle cose. Ma, se la strada degli incentivi per la sostituzione dei mezzi più inquinanti (nel caso dei furgoni a metano) ha lasciato pressoché intatte le risorse economiche stanziate, come ricorda <b>Franca Sordi</B> del settore ambiente Regione Piemonte, la partita che si gioca attraverso l’elaborazione del “Piano strategico provinciale per la sostenibilità” può essere sostenuta dalla Regione anche per quelle azioni che, nonostante i costi sostenuti, rispettino il principio di fruizione commisurata a un utenza numericamente adeguata e alla effettiva riduzione dei chilometri complessivi percorsi.
Tra le richieste di chiarimenti sulla quantità di spostamenti quotidiani veicolari in Provincia (3 milioni e 300 mila) e sul perché si faccia menzione delle morti e dei ferimenti calcolati a causa degli incidenti (159 morti e 10500 feriti) e non di quelle dovute agli inquinanti, <b>Walter Bianco di Biosphere</B>, chiede con forza un adeguamento della comunicazione – e delle azioni di contenimento – non solo delle Pm10 o 2,5 ma focalizzando l’attenzione sulle nanopolveri e sulla verifica della presunta efficacia dei filtri antiparticolato, tra le difficoltà di un rappresentante del comune di <b>Montalto Dora</B> che rileva come le misure di contenimento del traffico privato siano più facili da far accettare ai concittadini se sono all’interno di un disegno condiviso in ambito provinciale e tra gli spunti di riflessione di una <b>studentessa dell’università di Torino</B> che indica come l’uso dei mezzi pubblici venga visto quale ripiego proletario all'auto privata simbolo di benessere consumistico difficile da contrastare “soprattutto nella città dell’auto” ecco che si leva un coro, si delineano le evidenze più urgenti per rendere più efficace il lavoro verso una mobilità sostenibile.
Occorre ripensare la metodologia di studio per rilevare la fattibilità degli interventi strutturali, redarre, come suggerisce Giovanni Fabbri della Provincia, delle linee guida per chiamare in causa tutti i settori coinvolti già in fase di programmazione degli interventi, per valutare – finche si è in tempo, non a giochi fatti – le implicazioni di scelte diverse, anche in contraddizione tra loro, quando occorre tenere in considerazione molti fattori (dall’integrazione urbanistica alla sicurezza, dai costi alla protezione dal rumore e dagli inquinanti). E infine, quanto già è stato fatto (dalle ciclopiste ai servizi di bus a chiamata), va monitorato sia per essere calibrato alle esigenze della cittadinanza – per migliorarne la fruizione e incrementare l’utilità – sia per il necessario mantenimento funzionale delle infrastrutture create.