“Tassiamo le bottiglie di minerale”
Guido Viale, esperto di rifiuti, economista ambientale e autore di saggi, dalle colonne del Corriere della Sera lancia la sua proposta per aiutare la Campania a uscire dall’emergenza - da Ecosportello News
09 January, 2008
Guido Viale, esperto di rifiuti, economista ambientale e autore di libri come “Un mondo usa e getta”, dalle colonne del Corriere della Sera, ha lanciato la sua proposta per aiutare la Campania a uscire dall’emergenza. “Sottovalutazione del problema, irresponsabilità politiche, commistioni con la camorra. La montagna di errori che si è accumulata in questi quindici anni è una pietra al collo per chiunque si cimenti con la questione rifiuti in Campania”. Questa la premessa per Viale, che sottolinea come servano misure drastiche e urgenti.
Da dove incominciare? “Primo: dalla riduzione massiccia della produzione dei rifiuti. Da soli gli imballaggi costituiscono il 40% in peso dell'intera massa di rifiuti urbani e fino al 60-70 in volume. Bene: va vietata in tutta la regione, fino al ritorno alla normalità, la vendita al dettaglio di prodotti imballati, alimentari e non”.
E per farlo “basta obbligare i consumatori a usare contenitori riutilizzabili (con la sola eccezione dei prodotti a rischio sanitario) e i distributori a inviare gli imballaggi agli impianti di recupero. In alternativa al divieto si può pensare alla tassazione di alcuni prodotti, come le bottiglie di acqua minerale”.
“Raccolta differenziata porta a porta: questa è la seconda misura urgente. Fatta in modo serio. In Campania, nel periodo caldo di questo malaffare, si è arrivati ad impiegare fino a 20 mila addetti straordinari, molti lavoratori socialmente utili. Un esercito senza camion e addirittura senza scope e palette, che è andato a sovrapporsi alla gestione ordinaria. Portando a casa risultati ridicoli”.
Terzo punto? “Lo smaltimento dei rifiuti. Da sempre è prevalsa una concezione magica della soluzione del problema: ‘Vedrete, con l'inceneritore si risolverà tutto’. L'inceneritore è stato pensato 14 anni fa, insieme ad altri 13. Poi si è scesi a tre. Nel 2003 è iniziata la costruzione nella posizione più infelice, oggi non è ancora finito. Dal momento in cui entrerà in funzione ci metterà però 3-4 anni per bruciare soltanto i cinque milioni di ecoballe già accatastate (bombe ecologiche che tra l'altro l'Ue vieterebbe di bruciare perché trattate male). E intanto, delle sette mila tonnellate prodotte ogni giorno, che ne facciamo? L'unica strada è quella indicata ancora negli anni '70: ridurre, riciclare, recuperare sotto forma di energia, smaltire in discarica solo quello che non è smaltibile in altro modo”.