Malagrotta, una storia infinita (?)
Proteste davanti alla sede della Regione Lazio per la mancata chiusura della discarica di Malagrotta. Il presidente Marrazzo incontra una delegazione dei manifestanti e promette: «Manterremo l'impegno». Ma comitati e ambientalisti non ci stanno
17 January, 2008
<b><i>Silvana Santo</b></i>
«Porteremo avanti l'impegno per la chiusura della discarica romana di Malagrotta: abbiamo fatto passi in avanti ed è iniziata la copertura». Questa la promessa fatta dal presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, alla delegazione guidata dal vicepresidente del XVI Municipio Massimiliano Ortu, dal presidente del Wwf Lazio Raniero Maggini, dal presidente del Comitato Malagrotta Sergio Apollonio e dalla parlamentare dei Verdi Grazia Francescato, che ha chiesto e ottenuto di incontrarlo nel corso della giornata di mercoledì 16 gennaio. Il vertice si è tenuto mentre circa un centinaio di manifestanti protestava davanti alla sede della Regione, chiedendo a gran voce l'aumento della raccolta differenziata nella capitale, l'attivazione di nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti e, soprattutto, la chiusura immediata dello sversatoio di Malagrotta, il più grande d'Europa.
La discarica doveva essere chiusa il 31 dicembre 2007, ma un'ordinanza dello scorso maggio ne ha prorogato l'apertura, consentendo il conferimento di ulteriori 1 milione e 350mila tonnellate di immondizia. «Chiediamo – ha spiegato Ortu- il ritiro dell'ordinanza 14/2005 che allarga la discarica alla zona “Testa di Cane” e dell'ordinanza 15/2007 che autorizza lo sversamento degli ulteriori rifiuti». Il governatore non ha ritirato le ordinanze, ma ha garantito che i tempi non saranno lunghi: «Il processo che porterà alla diminuzione del conferimento in discarica del rifiuto tal quale è iniziato e non si fermerà. Più velocemente si concluderà questo processo, prima chiuderà Malagrotta». A rendere imminente la svolta, secondo il presidente della Regione, sarà l'avvio dei nuovi impianti di preselezione dei rifiuti, che ridurranno la quantità di tal quale da smaltire, e di termovalorizzazione, che consentiranno di trattare il cdr (combustibile da rifiuto). Una risposta che non è bastata a cancellare definitivamente le preoccupazioni dei rappresentanti del comitato Malagrotta, condivise anche dai vertici di Legambiente: secondo Lorenzo Parlati, presidente della sezione laziale dell'associazione ambientalista, quella per cui la chiusura della discarica avverrà grazie alla costruzione degli impianti di preselezione e termovalorizzazione dei rifiuti è «un’altra promessa falsa, visto che dagli impianti di trattamento della parte indifferenziata dei rifiuti escono per un terzo cdr da bruciare e per due terzi residui e compost grigio che, ad oggi, continueranno a finire in discarica». Ad allarmare gli ambientalisti, anche le dichiarazioni di Marrazzo a proposito della possibilità di impiegare il cdr nella centrale elettrica di Torrevaldaliga Nord, per la quale è in corso una controversa conversione a carbone. «Forse – ha aggiunto Parlati - Marrazzo dimentica che nel decreto di autorizzazione è chiaramente prescritto che per l’alimentazione della centrale potrà essere usato esclusivamente carbone, che comunque noi riteniamo il peggior combustibile da usare per la produzione di energia».
L'altro tema caldo affrontato nel corso della riunione è stato quello dell'impianto di gassificazione dei rifiuti in costruzione proprio nei pressi della discarica di Malagrotta. Rispondendo ai delegati, che chiedevano dettagli e rassicurazioni sulla tecnologia impiegata, Marrazzo ha garantito che la Regione «verificherà il collaudo del gassificatore, sperando che il proprietario dell'impianto lo faccia partire entro il primo semestre del 2008». Una misura insufficiente, secondo il comitato, che chiedeva, attraverso la parlamentare Francescato, che tutti gli atti relativi alla sua costruzione venissero resi pubblici e che fosse avviato un monitoraggio ambientale e sanitario nell'area della discarica. A questo proposito, la delegazione ha strappato all'Arpa Lazio la promessa di installare, nei prossimi mesi, una centralina per il controllo delle emissioni in aria e in acqua degli insediamenti industriali già esistenti e del futuro gassificatore.