Civitavecchia, il carbone fa paura
Comitati contro la centrale. L’Enel: le polveri nocive caleranno
04 February, 2004
È una questione delicata, quella del carbone a Civitavecchia. «Per anni l’Enel è stata vista come la mamma generosa, portatrice di sviluppo e occupazione - racconta Marco Piendibene, capogruppo Ds - Ma le cose sono cambiate. Adesso l’Enel è vista come matrigna perchè il lavoro è diminuito e anche la salute dei cittadini è peggiorata». Sulla questione della centrale sono spaccati i partiti (Forza Italia, Rifondazione) e sono spaccate anche le famiglie. Prendete il caso di Letizia Macaluso in Di Mito, dell’associazione per l’infanzia «La marcia degli angeli». Lei, per esempio, è contraria al carbone. Suo marito, Giuseppe Di Mito, consigliere della maggioranza di centrodestra, invece a favore. Marco Di Gennaro, primario di cardiologia dell’ospedale cittadino e consigliere Udc, è addirittura uscito dalla maggioranza insieme a tutto il gruppo, in polemica col sindaco Alessio De Sio, di Forza Italia: «Sarà un caso ma i dati dell’osservatorio epidemiologico regionale parlano chiaro - accusa il medico - La nostra zona è quella che evidenzia la più alta percentuale di tumori polmonari, leucemie, asma allergica infantile. In 50 anni d’industria si è buttato nell’atmosfera di tutto e di più e ora col carbone andrà anche peggio. Il decreto del governo va ritirato». Civitavecchia è un polo energetico importante. Con 3 centrali elettriche in pochi chilometri (non dimenticate Montalto di Castro) e una potenza di quasi 7 mila megawatt, il problema della salute non va trascurato: 316 medici e 53 farmacisti hanno dato la loro adesione ai comitati. L’Enel, però, non si nasconde. Anzi tranquillizza i cittadini. Dice Ennio Fano, responsabile delle politiche ambientali del gruppo: «Premesso che io abito a Civitavecchia e dunque la salute è anche interesse mio e dei miei figli, voglio precisare alcune cose. Con la riconversione da olio a carbone (fine 2006) si passerà da una potenza di 2640 megawatt a circa 2 mila, come se in un colpo solo si rinunciasse alla produzione termoelettrica di tutta l’Umbria. Il passaggio inoltre avverrà con un sistema di filtrazione che diminuirà di molto la quantità di polveri emesse: arsenico, cadmio, boro, mercurio. Ma anche l’anidiride solforosa e gli ossidi di azoto caleranno, perchè il decreto del governo prevede che l’Enel a Civitavecchia dovrà mantenersi tre volte al di sotto dei limiti rispettati nel resto d’Italia e in Europa. Non solo: la creazione di un osservatorio ambientale neutro garantirà controlli frequenti sulla manutenzione. E infine, una direttiva europea obbligherà ogni 5 anni ad aggiornare le tecnologie. Anche l’anidride carbonica, tra i principali fattori dell’effetto serra, diminuirà del 20 per cento. Insomma, il carbone è necessario per stare sul mercato, ma all’ambiente ci teniamo anche noi». Il sindaco De Sio pensa allo sviluppo: «La riconversione porterà quasi 150 milioni di euro di investimenti. Così costruiremo una nuova sede per l’università, realizzeremo la fiera nautica e il centro congressi, l’interporto da 50 ettari in grado di creare 100 posti di lavoro. In più l’Enel ci ha garantito che terrà stabili i livelli di occupazione per i prossimi 30 anni e assorbirà i 150 esuberi dell’altra centrale di Torre Valdaliga Sud, di proprietà dei privati, che sarà riconvertita a metano. La salute dei cittadini? Dell’osservatorio ambientale faranno parte grandi pneumologi, esperti di malattie polmonari: Enzo Naso, Giovanni Smith, Mauro Guerrini...». Ma i «No Coke» non si fidano. Ecco Fabiana Attig (consigliera Ds) e Simona Ricotti (capogruppo di Rifondazione): «L’Osservatorio farà il suo lavoro. Cioè osserverà. Poi però magari tra 10 anni ci dirà che i morti di tumore sono aumentati». La lotta, perciò, continuerà. Fabrizio Caccia