"Non hanno ridotto le polveri fini" A giudizio Martini, Domenici e altri 12 amministratori
"Non interferenza in scelte politiche Avevano l´obbligo di raggiungere il risultato" - da La Repubblica del 07.05.2008
07 May, 2008
FRANCA SELVATICI
Il presidente della Regione Toscana Claudio Martini e il sindaco di Firenze Leonardo Domenici dovranno affrontare un processo per dimostrare di aver fatto tutto quanto era nelle loro possibilità per combattere lo smog e difendere la salute dei cittadini. Ieri il giudice dell´udienza preliminare li ha rinviati a giudizio insieme con i sindaci o ex sindaci di Scandicci Simone Gheri, di Signa Florestano Bitossi, di Sesto Fiorentino Gianni Gianassi, di Campi Bisenzio Fiorella Alunni, di Calenzano Giuseppe Carovani e con i rispettivi assessori all´ambiente. In tutto quattordici amministratori accusati dalla procura di Firenze di rifiuto di atti d´ufficio «in relazione alla omessa adozione di provvedimenti per ridurre l´inquinamento». Il presidente Martini e l´ex assessore regionale Marino Artusa sono accusati di rifiuto di atti d´ufficio anche per non aver predisposto un piano di intervento vincolante per fronteggiare l´inquinamento. Il processo avrà inizio il 3 ottobre prossimo.
Sindaci e assessori comunali sono imputati anche di «getto pericoloso di cose», per non aver impedito nel corso del 2005, 2006 e primi mesi del 2007 il superamento dei limiti annuali di concentrazione delle polveri fini (Pm 10) e del biossido d´azoto, sulla cui pericolosità per la salute umana la scienza non ha dubbi. La legge stabilisce che il valore giornaliero di picco massimo di 50 microgrammi per metro cubo di Pm 10 non può essere superato più di 35 giorni ogni anno. A Firenze vi sono stati 78 sforamenti nel 2005 e 87 (in viale Gramsci) nel 2006. La legge impone inoltre un valore limite annuale medio di concentrazione delle polveri pari a 28 microgrammi per metro cubo, mentre a Firenze, secondo le accuse, i valori medi delle centraline sono oscillati nel 2006 fra 29 e 42.
«La normativa europea e quella nazionale impongono degli obblighi di risultato». Così il giudice Magnelli ha spiegato il motivo della sua decisione di mandare a processo gli amministratori. Il risultato di abbattere i livelli di inquinamento, infatti, non è stato conseguito nell´area fiorentina. Ed è proprio partendo da questa constatazione che nel 2005 il pm Fernando Prodomo ha avviato le indagini proseguite, dopo il suo passaggio alla procura minorile, dal collega Giulio Monferini.
«Il fenomeno delle polveri sottili è in Europa quasi solo italiano», ha sostenuto nel suo intervento conclusivo il pm Monferini: «Ed è un fenomeno sanitario e ambientale drammatico». Partendo dai trattati europei che indicano come obiettivo fondamentale dell´Unione uno sviluppo equilibrato e sostenibile, il pm ha accusato la Regione Toscana e gli amministratori dell´area fiorentina di non aver saputo o voluto accettare con coraggio la sfida di bilanciare gli interessi dell´economia con quelli della salute. Le direttive comunitarie - ha sostenuto l´accusa - perseguono lo sviluppo sostenibile e la tutela della salute imponendo dei valori soglia all´inquinamento dell´aria. Si tratta di obiettivi che devono essere raggiunti e che altrove sono stati raggiunti: «Non sono "limiti chimera", e non vi è comportamento alternativo lecito». Citando uno studio dell´università di Firenze, il pm ha sottolineato che circa il 50% delle polveri sottili che avvelenano l´aria di Firenze è costituito da Pm1, cioè da nanopolveri particolarmente cancerogene provenienti quasi solo dalla combustione dei motori. Un´altra ricerca ha mostrato che vi è un rapporto fra maggiore o minore concentrazione di polveri e i ricoveri per patologie acute negli ospedali fiorentini, e che l´inquinamento influisce su alcune patologie croniche. Ma bastano anche lievi diminuzioni nella concentrazione delle polveri per ottenere risultati positivi a livello sanitario.
Secondo le accuse, la Regione è venuta meno ai suoi obblighi perché non ha approvato dei piani-programma vincolanti, con la individuazione delle fonti di rischio e delle iniziative da adottare per abbattere gli inquinanti: in tal modo non è stato possibile attuare il principio di correzione in caso di insuccesso. «Io non posso sindacare le scelte degli amministratori», ha detto il pm Monferini: «La normativa li lascia liberi di decidere le strategie che ritengono più utili, più opportune e più efficaci, ma li vincola nel fine: l´abbattimento delle polveri è un obiettivo che deve essere raggiunto».
Pur ribadendo di non avere alcuna intenzione di interferire sulle scelte degli amministratori, il pm ha confutato l´argomento secondo cui le polveri che intossicano l´aria di Firenze arriverebbero dal Sahara o dalla Russia e ha citato studi da cui risulta che oltre il 50% delle emissioni derivano dai trasporti stradali. Andando a distinguere fra i tipi di traffico, gli studi dicono che circa il 30/40% dei valori di Pm 10 dipendono dalla circolazione sulle strade cittadine e locali, sulla quale i sindaci potrebbero incidere. Invece - attacca la procura - si sono limitati alla inutile ordinanza sul blocco dei veicoli euro 0 dai centri storici senza fare niente o quasi per fermare i pericolosissimi furgoni diesel. Accuse che hanno fatto insorgere tutto intero lo schieramento difensivo, secondo cui siamo di fronte a indebite interferenze della magistratura nell´azione amministrativa.