Anna Trombetta, del Corintea
12 February, 2004
Quali sono le difficoltà organizzative che i cittadini incontrano passando alla raccolta differenziata porta a porta? "Credo che nella fase di conferimento non ci siano grossi difficoltà. Certo d’estate può sorgere il problema per l’organico, che non va ovviamente dimenticato. Ma per il resto credo che col porta a porta migliori la modalità di conferimento perché per i condòmini avere i cassonetti nei cortili è sicuramente più comodo. C’è invece il problema legato all’abitudine di dividere in casa i rifiuti. E c’è quello dell’esposizione: occorre ricordarsi di esporre i cassonetti, occorre individuare qualcuno all’interno del condominio che se ne occupi. Ma tutti prima o poi si abituano, anche perché i vantaggi sono sicuramente maggiori rispetto a questi piccoli fastidi. C’è una compensazione innegabile: le strade sono sgombre dai cassonetti, non si deve scendere tutti i giorni in strada a buttare i rifiuti, i costi per il servizio pubblico sono minori". Quanto tempo impiegano in genere i cittadini ad abituarsi a questa piccola rivoluzione? "All’inizio si lamentano, perché sono abituati a non fare nulla, mentre il porta a porta richiede un’innovazione importante nel comportamento degli utenti. Ma generalmente nel giro di un mese, massimo un mese e mezzo, la gente prende l’abitudine". Pensa che sia un sistema adatto ovunque? "Sì, credo di sì. Certo, in alcune zone come la collina di Torino, caratterizzata da ville sparse, è meglio fare una raccolta differenziata di prossimità, con pochi cassonetti vicini a un gruppo di abitazioni, perché ci sarebbero piccole produzioni di rifiuti ed il porta a porta sarebbe svantaggioso. Ci va sempre del buon senso. Ma in città, dove è possibile, credo che andrebbe fatta dappertutto".