A Napoli come a Brescia?
Mentre il sindaco di Napoli propone gli inceneritori di Brescia e Bergamo come modello per Napoli, il Wwf Lombardia accoglie la delegazione napoletana, oggi nelle due città, e spiega perché non bisogna puntare sull’incenerimento
04 July, 2008
Prima Brescia poi Bergamo. Queste le tappe del tour del sindaco Iervolino ed alcuni presidenti di municipalità e consiglieri del comune Napoli. L’obiettivo è quello di verificare le caratteristiche degli inceneritori presenti nelle due città del nord, ed indicati dal sindaco come modelli per il nuovo impianto napoletano. Ad attendere la delegazione, oltre al sindaco di Brescia, Adriano Paroli, l’assessore all’ambiente Paola Velardi ed i vertici dell’A2A, anche il Wwf Lombardia e Campania, arrivati Brescia per dichiarare l’inutilità del nuovo inceneritore a Napoli.
La disapprovazione da parte dell’associazione era già venuta da Ornella Capezzuto, presidente del Wwf Campania, che in una nota aveva dichiarato – vorremmo capire quale soluzione illuminante potrà venire al sindaco e ai consiglieri dalla visita guidata all’impianto di incenerimento. I soldi faticosamente raccolti dall’amministrazione comunale e investiti per questa escursione potevano essere risparmiati per altre necessità. Molto forte anche la critica che viene dal Wwf Lombardia. I problemi legati all’incenerimento dei rifiuti sarebbero, secondo l’associazione, tali da rendere inutile la stessa costruzione degli impianti. Innanzitutto, dove ci sono impianti di incenerimento si verifica anche un calo della raccolta differenziata. Nella provincia di Brescia, secondo i dati forniti dall’associazione, la percentuale raggiunta supera di poco il 34%, idem per Milano, dove finora è stato realizzato solo il 44,6% di raccolta differenziata. Si registrano difficoltà anche nella riduzione della produzione pro capite di rifiuti, la spiegazione sarebbe molto semplice. Un inceneritore, una volta costruito ha bisogno di essere alimentato, dunque di bruciare rifiuti, questo mal si concilia, secondo l’associazione, con una virtuosa gestione del rifiuto che preveda la riduzione a monte. Per fare un esempio, una città come Brescia ha ancora valori di produzione di rifiuto pro capite annui pari a 713 Kg, mentre a Treviso, dove si è puntato sul porta a porta, non si superano i 400 Kg. Secondo Paola Brambilla, presidente Wwf Lombardia, sarebbe più opportuno per la città di Napoli guardare a realtà come il Consorzio Priula del Veneto, in cui 24 comuni hanno puntato su una raccolta porta a porta “spinta”, grazie alla quale nel 2007 è stata raggiunto il 78% di raccolta differenziata, mentre la produzione pro capite dei rifiuti è passata da 440 Kg nel 2000 a 364 Kg nel 2007. Tutto questo è reso possibile da una tariffa commisurata all’effettiva produzione del rifiuto, secondo il principio chi inquina paga, ad una comunicazione diretta e costante con i cittadini, realizzata attraverso ecosportelli, giornali ed educazione ambientale e forti attività di controllo, attraverso l’istituzione degli “Ecovigli”.
Andando su altre questioni, c’è quella del teleriscaldamento. Si legge nella nota diffusa dall’associazione, a fronte di un potenziale utilizzo per 365 giorni all’anno, nella realtà esso serve solo per la stagione invernale, quindi per circa un terzo dell’anno. A Napoli, sarebbe ancora meno efficiente, viste le temperature più alte rispetto a Brescia.
Per chi crede, poi, che l’incenerimento sia un sistema alternativo alla discarica, Paola Brambilla ricorda, che l’impianto produce rifiuti speciali, che poi inevitabilmente vanno in discarica. Per quel che riguarda l’inceneritore di Brescia, questo si verifica per un terzo dei rifiuti prodotti. Dunque, se il modello Brescia, prosegue la nota, fosse applicato in Campania, dove la produzione dei rifiuti solidi urbani si attesta oggi sulle 2.800.000 tonnellate, avremmo da conferire in discarica oltre 900.000 tonnellate di rifiuti speciale, ed in buona misura pericolosi.
Infine, c’è la condanna europea all’Italia per la mancata applicazione della normativa sulla Valutazione di Impatto Ambientale. Su quest’ultimo punto ha espresso un suo parere negativo anche il ricercatore del Cnr di Roma, Ennio Novello, che in merito all’attenzione di questi giorni sull’inceneritore di Brescia ha dichiarato – è capace di bruciare 750 mila tonnellate all’anno, ma i disastri ambientali lì sono stati documentati, dimostrati ed accertati sotto tutti i punti di vista. Perfino la Commissione Europea è intervenuta, è incredibile che qualcuno proponga quell’inceneritore come modello.