A Perugia la raccolta differenziata arriva in carcere
Nel capoluogo umbro la struttura penitenziaria e la società GESENU promuovono un innovativo progetto di sostenibilità ambientale. RD e autocompostaggio
28 July, 2008
Il carcere di Perugia e la Società GESENU, da anni attiva a livello nazionale e internazionale nel settore della gestione rifiuti, promuovono un’innovativa e interessante iniziativa per lo sviluppo delle pratiche di raccolta differenziata: tutto il sistema carcerario, dagli uffici agli ospiti dell’istituto maschile e femminile contribuiranno concretamente agli obiettivi cittadini di aumento delle percentuali di raccolta.
Proprio la scorsa settimana il Comune di Perugia e la GESENU hanno premiato le “buone pratiche” di sostenibilità, segnalandole come esempi concreti che possono generare fenomeni di “emulazione positiva” e un richiamo a una “ responsabilità condivisa” verso la comunità.
Ecco un primo, importante riscontro.
Raccolta differenziata spinta dentro le mura carcerarie: carta, cartone, vetro, plastica, lattine, frazione organica, pile esauste verranno differenziate all’interno del carcere e raccolte da GESENU.
La frazione organica sarà “compostata” in un piccola piazzola di compostaggio all’interno della struttura carceraria e, successivamente il compost di qualità prodotto sarà reimpiegato nell’azienda agricola presso la quale prestano attività sociale i detenuti e che vende i prodotti biologici ricavati.
Il direttore del carcere, Antonio Fullone, accompagnato dai responsabili della GESENU, ha già tenuto un primo incontro informativo e di sensibilizzazione dei detenuti distribuendo materiale informativo e riscontrando interesse e numerose richieste di chiarimenti.
“Con il prezioso contributo di GESENU”, ha dichiarato il direttore Fullone, “siamo sicuri che i nostri ospiti sapranno mettere in atto le ‘buone pratiche’ sia nel periodo di detenzione che quando usciranno di qui, coinvolgendo anche le loro famiglie. Questo progetto rappresenta un momento importante di integrazione dell’istituto penitenziario con la comunità esterna. Mi piace sottolineare come il carcere possa essere anche testimonianza di buone prassi da imitare, un esempio da seguire. Un istituto di pena che non si integra nella politica sociale, economica e culturale della comunità alla quale appartiene, non ha senso e, soprattutto, futuro”.