Il Ghana avvelenato dai rifiuti elettronici
Dopo l'Asia, l'Africa. E' il Ghana la nuova frontiera dell'esportazione di rifiuti elettronici. Il Paese si sta trasformando nella discarica per i prodotti hi-tech dei paesi industrializzati
06 August, 2008
Dopo l'Asia, anche l'Africa si sta trasformando nella discarica per i prodotti hi-tech dei paesi industrializzati. E' questo il nuovo allarme lanciato da Greenpeace, che in un rapporto denuncia il pericolo chimico nei siti di riciclo e smaltimento dei rifiuti elettronici del Ghana. E anche l'Unione europea fa la sua parte: due "commercianti" di questi rifiuti in Ghana hanno spiegato a Greenpeace che la merce arriva dall'Olanda via Anversa. Ci sarebbe quindi una mancanza di controlli nello scalo belga. E nella Ue, denuncia Greenpeace, "si perdono le tracce del 75% dei rifiuti tecnologici prodotti". Il mercato mondiale degli articoli elettronici, ricordano gli ambientalisti, e' in continua crescita: la stima e' di 20-50 milioni di tonnellate prodotte ogni anno a livello globale. Per aggirare le norme sullo smaltimento di questi rifiuti, si e' venuto a creare un 'flusso nascosto' in paesi dove non esistono leggi a riguardo. Per questo gli ambientalisti hanno condotto uno studio nei due principali siti di riciclo e smaltimento del Ghana. Hanno cosi' constatato che "i rifiuti sono riciclati in modo rudimentale e pericoloso, prima attraverso un disassemblaggio manuale e poi per mezzo di fuochi all'aperto". La maggior parte del lavoro viene fatto da bambini e ragazzi, che lavorano a mani nude e senza dispositivi di protezione per guadagnare meno di due dollari ogni cinque kg di metallo venduto. Oltre a mettere a rischio la salute dei lavoratori, queste pratiche sono un vero pericolo anche per l'ambiente: Greenpeace ha infatti rilevato nel terreno concentrazioni anche cento volte superiori alla norma di metalli pericolosi come piombo e cadmio, diossine e composti a base di cloro e bromo. "Fino a quando le aziende non elimineranno le sostanze pericolose dai prodotti elettronici - commenta Vittoria Polidori, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace - e non si assumeranno la responsabilita' di gestire l'intero ciclo di vita di un articolo di consumo, questo scarico di rifiuti inquinanti non vedra' fine".