Un popolo che punta in basso. Storie di grattacieli
13 June, 2023
Avendo assistito in diretta alle proteste contro il grattacielo Intesa SanPaolo - partecipandovi talvolta di persona, come quando P.H. mi ha spinto ad andare in giro per Torino travestita da Mole Antonelliana - credo di avere sviluppato una certa sensibilità alle questioni relative al paesaggio e l'architettura urbani. Ammetto di non capirne molto di entrambi; ma un articolo con questo titolo non poteva passare inosservato alla mia (assonnata) lettura (mattutina): "La 'torre' di Grottes ridotta a cinque piani dagli abitanti".
I fatti
Qualche giorno fa il movimentato e ribelle quartiere di Les Grottes, a Ginevra, ha votato contro la costruzione di un palazzo di 9 piani. Una storia che mi è sembrata eccezionale per tre motivi.
1) La democrazia partecipativa. Gli abitanti di Grottes sono stati convocati dal Comune in un'assemblea pubblica per esprimere la loro opinione sul progetto urbanistico. Poiché la maggioranza si è espressa negativamente, il sindaco Remy Pagani si è impegnato a difendere la decisione in Consiglio comunale.
2) L'indignazione dei cittadini. Che una palazzina di 9 piani susciti l'indignazione dei cittadini è cosa alquanto sorprendente, soprattutto se penso alla (quasi) totale indifferenza dei torinesi di fronte al grattacielo SanPaolo (la cui costruzione, ironia della sorte, è stata affidata tra gli altri alla ditta svizzera Implenia).
3) Le ragioni del no: il rispetto del patrimonio e lo spirito del quartiere, che fanno rima con la costruzione di servizi come asili e centri di aggregazione giovanile considerati non barattabili con la cementificazione del quartiere.
Chi l'ha dura la vince
Neanche a farlo apposta, pochi giorni dopo aver letto la notizia della "torre" di Les Grottes mi sono imbattuta in quest'altro titolo: "Bussigny fa esplodere il progetto della torre". Ora, Bussigny è un piccolo paesino della Svizzera francese (talmente piccolo che se lo cercate su Wikipedia troverete solo il nome). Eppure, in occasione dell'ultimo referendum i suoi coraggiosi abitanti hanno dato una svolta alla storia rigettando il progetto di un grattacielo e influenzando così il destino delle altre torri previste nella regione. Accusati di essere "immobili nei confronti della modernità", i sostenitori del no hanno risposto dicendosi a favore di "uno sviluppo più moderato". Parole sante.
Filosoficamente parlando...
... sembrerebbe che gli svizzeri abbiano un'innata avversione verso l'altezza. Le prime ricerche online sul perché in Elvezia sia così facile difendere la skyline (destinata a essere sbeffeggiata dalle nostre parti), mi hanno portato a una serie di articoli in cui si citava una mentalità campagnola che porterebbe a preferire "una casetta in campagna piuttosto che un appartamento all'ennesimo piano di un palazzo in città". Non mi è difficile riconoscere la verità di queste parole. Gli amici svizzeri che hanno finito l'università, hanno un lavoro (vero e stabile) e hanno iniziato a sfornare prole hanno tutti scelto di trasferirsi fuori città. Senza porsi troppi problemi, hanno rinunciato volentieri alla movida cittadina per i pomodori dell'orto.
Tra le varie letture, mi hanno colpito soprattutto le parole del filosofo francese Thierry Paquot, secondo il quale i grattacieli sono ormai passati di moda: "Alla fine del 19° secolo, il grattacielo è il risultato della combinazione di tre ingredienti: l'ossatura metallica, l'ascensore, il telefono. Ben presto, a Chicago e poi a New York, esso diventa la posta in gioco tra le rivalità economiche. Le grandi compagnie li costruiscono per mostrare la loro potenza. Sono le banche, le assicurazioni e i media a lanciarsi in questa gara in altezza. Si parla allora della torre come di un segnale, un faro della città. A quell'epoca mostra la modernità del mondo capitalista che conquista il mercato ed è il simbolo del desiderio dell'ascensione sociale. Oggi, esso rappresenta sì un passato glorioso ma... superato".
Il grattacielo non è più moda. Punto. E gli replique breitling svizzeri lo hanno capito. Noi cosa aspettiamo a dirlo?
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