Osservazioni del "Comitato Malagrotta" sulle linee guida del nuovo contratto di servizio Ama
Riceviamo e pubblichiamo
27 July, 2009
Osservazioni sulle Linee Guida del nuovo contratto di servizio AMA - Comune di Roma:
1) Il Comitato Malagrotta ha preso visione delle linee guida del nuovo Contratto di Servizio AMA e ribadisce quanto espresso in Commissione circa la profonda delusione che tali linee guida hanno suscitato con riferimento, in particolare, alla mancata definizione di obiettivi e tempi precisi per la riduzione, il riuso ed il riciclo dei rifiuti.
2) Ma è soprattutto nell’assenza di una chiara visione del modello di gestione che l’AMA vorrebbe implementare a Roma, e nella clamorosa assenza della volontà di estendere vigorosamente e al massimo la raccolta differenziata Porta a Porta (a questo proposito, dov'è finito l'obiettivo di far passare al Porta a Porta 800.000 cittadini romani entro il 2011 ?), è soprattutto su questo specifico punto - cioè su questa marginalità ambigua in cui si vuole di fatto confinare il nuovo sistema - che si concentra la critica del nostro Comitato.
3) Il Porta a Porta nei quartieri romani in cui è stato realizzato ha dato risultati eccezionali, con la raccolta differenziata che subito è arrivata al 60 per cento - e si è mantenuta a tale livello. Mentre la raccolta differenziata stradale, da anni e anni, non riesce invece a superare neanche un modestissimo 20 per cento. Ma allora - si chiede - perché non compiere una scelta coraggiosa e puntare addirittura direttamente sull’estensione del Porta a Porta all’intera città ?
4) La questione dei costi di un’operazione di questo tipo non è un argomento convincente e credibile. Quanto costa, infatti, il sistema attuale dell’interramento dei rifiuti a Malagrotta? Oltre 100 milioni di Euro l’anno, questo è il costo. E quanto costerà il gassificatore (sempre a Malagrotta)? Diverse centinaia di milioni di Euro (nessuno sembra saperlo esattamente …) fra costi di investimento e sovvenzioni statali, senza le quali il conto economico dell’impianto semplicemente non starebbe in piedi (cioè i finanziamenti massicci dei CIP 6 - Certificati Verdi, tratti fraudolentemente dalle bollette ENEL, mentre invece avrebbero dovuto servire ad incentivare le energie rinnovabili - il nostro essendo l'unico paese dell’Unione Europea che pratica sistematicamente e scandalosamente questo "escamotage" …).
5) Quindi non è per i "costi" che non si vuole ampliare in maniera seria il Porta a Porta a Roma (neanche ampliarlo da Massimina agli altri centri della Valle Galeria, intorno alla megadiscarica …!). Non lo si vuole fare perché l’obiettivo reale - la " chiusura del ciclo", o “la ciccia”, come disse con espressione molto più vernacolare qualche anno l'ex Presidente AMA Massimo Tabacchiera - è invece l'incenerimento/gassificazione che, grazie appunto alle sovvenzioni statali CIP 6, "consente di produrre elettricità e venderla all'ENEL a tre volte il prezzo di mercato", come disse appunto quell’ex Presidente AMA. Alla faccia… della protezione dell’ambiente e della tutela dei consumatori…. E l’obiettivo strettamente connesso è ovviamente la produzione di combustibile da rifiuti (CDR) dagli impianti cosiddetti TMB (Trattamento Meccanico Biologico), che però sono in realtà finalizzati alla produzione di CDR per alimentare gli inceneritori/gassificatori.
6) Se queste premesse saranno mantenute è praticamente certo che la discarica di Malagrotta, dove ancora vengono ammassati l’80 per cento dei rifiuti della Capitale (4.500 tonnellate al giorno) NON CHIUDERA’MAI. Per due fondamentali motivi. Primo, perché i tempi di
realizzazione ed entrata in esercizio degli impianti di combustione dei rifiuti sono lunghissimi. Il gassificatore di Malagrotta, ad esempio, dopo sei anni dall’approvazione del progetto ancora non funziona e forse non funzionerà mai a causa della sua localizzazione sciagurata, contestata fin dal 2003 dallo stesso Comune di Roma - X° Dipartimento - Servizio V.I.A, oltre che dalla popolazione, sempre più allarmata. Secondo, perché con una capacità di trattamento di 500 tonnellate di CDR al giorno (circa 1500 tonnellate di rifiuto tal quale) non può assolutamente "smaltire" la massa di 4.500 tonnellate di rifiuti tal quali che entrano ogni giorno a Malagrotta. E d'altra parte, la costruzione dell’altro grande impianto di gassificazione (anch’esso drammaticamente contestato dalla popolazione, ad Albano, non è neppure ancora iniziata e forse non lo sarà mai.
7) Completamente diversa sarebbe invece la situazione e completamente diverse le prospettive qualora fosse spinta a fondo la raccolta differenziata Porta a Porta , con i conseguenti impianti di valorizzazione a valle - di rapida realizzazione - in particolare con riferimento gli impianti di compostaggio e di lavorazione della frazione secca, nelle diverse tipologie (in primo luogo gli impianti di riciclo totale tipo –Vedelago, in provincia di Treviso). Un’eventuale evoluzione con queste caratteristiche, che metterebbe Roma in linea con le esperienze più avanzate nel mondo, necessiterebbe oltre che di un mutamento radicale nel modello di gestione, anche e in primo luogo di una modifica - assolutamente non costosa e di pronta realizzazione - degli attuali quattro grandi inpianti TMB esistenti a Roma, in modo da disattivarne la sezione di produzione CDR.
8) In ogni caso, e quale che sia l'orientamento definitivo che assumerà il sistema romano di gestione dei rifiuti, la decisione di chiudere Malagrotta alla fine dell'anno dovrà essere mantenuta a tutti i costi. E’in gioco la credibilità residuale delle istituzioni, dopo decenni di ondeggiamenti, rinvii, subordinazione di fatto alla protervia del privato, che ha sempre imposto le sue scelte, fino a creare un vero e proprio "mostro" ecologico a livello europeo, e di conseguenza una "Caienna dei rifiuti" alla quale è stata condannata una parte della popolazione romana. La decisione di chiusura dovrà necessariamente appoggiarsi su un sito di discarica alternativo, provvisorio, e di dimensioni ridotte, e comunque a gestione pubblica e in assoluta conformità e rigida aderenza alla Direttiva comunitaria sulle discariche (1999/31/CE) ed alla legge italiana che l’ha recepita (Dlgs n. 36 del 2003). La normativa europea sulle discariche prevede fra l’altro, come principio fondamentale, che il rifiuto non possa essere collocato in discarica senza previo trattamento, mentre a Malagrotta, nel corso dei decenni sono stati "smaltiti" e si “smaltiscono" tuttora milioni e milioni di tonnellate di rifiuti tal quali - da 50 a 60 milioni di tonnellate dagli anni’60 secondo quanto dichiarato dallo stesso proprietario e da altri responsabili.
9) Se per Malagrotta ancora una volta la soluzione sarà invece l'eterna proroga in chiave subalterna all’interesse privato dominante, e quindi la continuazione della "Caienna dei rifiuti" per la popolazione - con in più il gassificatore ! - una tale decisione sarà un atto con un chiaro risvolto criminale. Il 2 febbraio 2010 inizierà infatti un nuovo processo contro la gestione della discarica - e questa volta i capi d’accusa delineano il profilo del disastro ambientale.
10) Va infine ricordato e sottolineato il fatto che la chiusura di Malagrotta - se e quando finalmente avverrà - sarà necessariamente un evento di portata epocale, che segnerà una svolta radicale fra il vecchio e il nuovo sistema di gestione dei rifiuti a Roma, e dovrà per forza di cose dare un impulso fortissimo alla raccolta differenziata spinta e all’impiantistica del riuso, del riciclo e del compostaggio - di pronta realizzazione.