Lettera aperta di un lettore
Riceviamo e pubblichiamo un appello sul bike sharing
06 November, 2009
Passati alcuni mesi dall’avvio della gestione ATAC del servizio Bike Sharing a Roma devo purtroppo rilevare che le perplessità espresse a suo tempo dal sottoscritto e da molti altri utenti circa la nuova tariffazione e le scelte di espansione del servizio permangono.
Si è già fatto notare con un comunicazione precedente che Roma costituisce una macroscopica anomalia per quanto riguarda questo servizio rispetto non solo alle altre città europee ( e questo da italiani siamo abituati a aspettarcelo) ma anche rispetto a altre città italiane dove l’uso delle bicicletta comune è diventato una voce importante delle azioni delle amministrazioni comunali a favore della mobilità urbana.
Ricapitolando:
la bici condivisa è un mezzo che viene proposto nel mondo come ausilio ai piccoli spostamenti, soprattutto a quelli dalla stazione di un mezzo di trasporto ( metro, bus, o parcheggio di scambio) al lavoro ma anche casalavoro casascuola ecc.
La disponibilità di un mezzo economico e veloce disincentiva naturalmente l’utilizzo del mezzo a motore privato (ma anche del mezzo pubblico liberando posti su di esso) .
Per favorire questo utilizzo, nelle città che da anni usano questo sistema, si è studiato un meccanismo di tariffazione che scoraggia l’uso prolungato per passeggiate nei parchi o per le visite dei turisti che sottrarrebbe bici agli utenti “lavorativi”.
Questo sistema consiste nell’offrire la prima mezz’ora di utilizzo gratuitamente, applicando una tariffa crescente con il passare del tempo incentivando così solo l’utilizzo “non ludico” per brevi tragitti.
Questo è un sistema estremamente razionale di tariffazione che ha decretato il successo del servizio in Europa e nel mondo eliminando molte automobili e scooter dalle strade e liberando posti sui bus.
Nonostante ciò molte città, anche in Italia, offrono il servizio a titolo del tutto gratuito .
Tra l’altro una tariffazione così pensata non entra in concorrenza con il noleggiatori già presenti sul territorio che in ogni caso non hanno come target una clientela che effettua un percorso casalavoro-scuola .
ATAC e il Comune di Roma hanno invece scelto di applicare una tariffa di 50 cent per ogni mezz’ora trasformando il bike sharing in un comune noleggio bici.
Si continua inoltre a far estendere il servizio in città in maniera discontinua a municipi sparsi con stazioni distanti, non del tutto integrate tra loro (per le bici elettriche) E NON INTEGRATE CON I MEZZI PUBBLICI (solo due stazioni metro finora sono collegate e nessun grande parcheggio buscorriere !!) E CON I CENTRI PRODUTTIVI E UNIVERSITARI della città
Queste scelte:
DISINCENTIVANO l’utilizzo del servizio per i lavoratori e gli studenti
DISINCENTIVANO la riconsegna rapida del mezzo per l’uso di altri utenti ( il prezzo non sale con il tempo)
DISINCENTIVANO l’abbandono del mezzo privato
SONO IN CONCORRENZA con i noleggiatori privati offrendo un servizio vantaggioso proprio, e solo, per i turisti cui si rivolgevano.
Si favorisce così soltanto un utilizzo a fini ludicoturistici che non apporta vantaggio alcuno alla mobilità cittadina.
Il sito che riporto di seguito mette a confronto alcune città italiane che, come Roma, hanno scelto il sistema “bici in città” come infrastruttura tecnologica del servizio e rende evidente l’anomalia romana
http://www.facebook.com/l/448b2;canali.kataweb.it/kataweb-consumi/2009/10/23/bici-in-citta/
Si chiede pertanto una attenzione al problema e, da parte di ATAC e Comune di Roma, la riconsiderazione delle proprie scelte in merito alla tariffazione e alla dislocazione delle stazioni.
Del resto basta solo prendere esempio da realtà anche vicine come Milano dove il servizio è diventato di uso comune per i cittadini.
Grazie per l’attenzione
Firma
Adriano Castelli