Pile, che fare?
Parallele al percorso legislativo, nascono iniziative sul fronte tecnico-scientifico per costruire anche in Italia una rete di trattamento delle pile. A cura del prof. Francesco Vegliò, Dip.to di Chimica - Università degli Studi dell'Aquila
09 December, 2009
La raccolta ed il trattamento delle batterie portatili esauste è stata resa obbligatoria dall'entrata in vigore del nuovo D.Lgs. 188/08 che recepisce la Direttiva Europea 2006/66/EC, la quale ha abrogato definitivamente la vecchia Direttiva 91/157/CEE (riciclo dei soli accumulatori acidi al piombo e nichel-cadmio). Sebbene quindi sia già recepita una normativa che stabilisce nuove regole per la raccolta ed il trattamento di pile e accumulatori, in Italia oggi non esistono ancora impianti e tecnologie per il trattamento di pile e accumulatori portatili.
Ma qualcosa si muove: un'iniziativa imprenditoriale riguardante il trattamento delle pile esauste nasce dall'accordo tra SEVAL, Il Centro Interuniversitario Hi-Tech Recycling - HTR (con le Università di Roma La Sapienza, Università dell'Aquila e l'Università Politecnica delle Marche di Ancona), la società di spin-off Eco Recycling Srl ed il Ministero dell'Ambiente, che con una speciale convenzione, e la presenza di propri tecnici ISPRA, monitorerà tutte le fasi di ricerca e di sperimentazione. Questa iniziativa, così come altre analoghe nel settore, è stata caratterizzata da un coinvolgimento attivo di ReMedia, che ha messo a disposizione la propria competenza e know-how sulle strategie di riciclo.
Il progetto
L'accordo prevede l'installazione di un impianto pilota presso il sito industriale di Colico di SEVAL (Società Elettrica Valtellinese, www.seval-impianti.it - intervista), società da anni già attiva, con la Divisione Ecologia, nel trattamento dei RAEE. L'impianto, progettato per una capacità di trattamento pari a 1 tonnellata/giorno di pile, è costituito da una sezione per i trattamenti fisici (macinazione, separazione granulometrica e magnetica etc.) ed una sezione per i trattamenti chimici costituita da reattori agitati meccanicamente, filtropressa e cella elettrolitica etc. E' stato allestito anche un laboratorio adeguatamente attrezzato con lo scopo di effettuare tutte le analisi necessarie al controllo di processo ed all'ottimizzazione delle varie fasi del trattamento.
Lo studio sperimentale del processo in scala pilota verrà effettuato nel periodo Dicembre 2009-Febbraio 2010 e permetterà di chiarire gli aspetti tecnologici e commerciali del processo idrometallurgico sviluppato e brevettato dai componenti di Eco Recycling ed HTR (European Patent Application EP 1684369 - Process and plant for the treatment of run-down batteries). I processi idrometallurgici generalmente sono considerati più economici rispetto a quelli pirometallurgici (cioè termici ad elevate temperature) e risultano avere un più basso consumo di energia con un minore impatto sull'ambiente. In ogni caso risulta necessaria una serie di pretrattamenti (classificazione, disassemblaggio, separazione magnetica ed elettrostatica) per aumentare le velocità di dissoluzione dei metalli e la loro separazione.
Il riciclo
Il processo di riciclo permette di recuperare la gran parte dei materiali che compongono le batterie alcaline e zinco carbone, ed altre tipologie di pile portatili: leghe metalliche, leghe non ferrose, carta e plastica, zinco e manganese. Questi metalli possono essere poi utilizzati in varie produzioni industriali, non esclusa la produzione di nuove batterie; l'uso di metalli riciclati anziché vergini nella produzione delle pile ha ripercussioni positive sull'ambiente, dato che consente di limitare l'uso di energia e l'inquinamento dovuti all'estrazione del materiale vergine, nonché allo smaltimento in discarica o incenerimento delle stesse pile. Ad esempio, se si considera lo zinco utilizzato nelle pile, il rapporto tra l'energia necessaria per il riciclaggio e l'energia impiegata per l'estrazione da minerali primari è pari a 1/4.
Lo scopo delle prove sperimentali sull'impianto pilota è quello di validare il processo brevettato su una scala maggiore ed utilizzare i risultati per progettare successivamente l'impianto industriale che sarà in seguito realizzato dalla stessa SEVAL a Colico. La sinergia tra sistema imprenditoriale (SEVAL), consorzi obbligatori (ReMedia) e ricerca accademica ed applicata (HTR e spin-off Eco Recycling) ha permesso la nascita e lo sviluppo di una iniziativa unica nel panorama industriale nazionale: l'impianto che nascerà a Colico sarà il primo impianto italiano - a tecnologia completamente italiana - che tratterà pile ed accumulatori raccolti sul territorio nazionale.