Kyoto Club, otto mosse per l'Italia nel dopo-Copenaghen
A Roma, convegno promosso da Kyoto Club e Fondazione Sviluppo Sostenibile per illustrare il ruolo dell'Italia nella lotta al cambiamento climatico
09 December, 2009
Assenza di ulteriori rinvii e definizione di un trattato legalmente vincolante, riduzione delle emissioni di gas serra del 30% entro il 2020 rispetto al 1990 per i paesi piu' industrializzati, impegni di riduzione minori anche da parte dei paesi di nuova industrializzazione in particolare della Cina, meccanismi di cooperazione internazionale per le misure di adattamento, per il trasferimento tecnologico e il sostegno dei Paesi in via di sviluppo ed efficaci sistemi di controlli e sanzioni. Sono queste le cinque proposte da portare a Copenhagen per far svolgere all'Italia un ruolo da protagonista al vertice Onu sui cambiamenti climatici e arrivare al varo di un nuovo trattato sul clima. Le hanno presentate a Roma nel corso di un convegno il Kyoto Club e la Fondazione Sviluppo Sostenibile, illustrando il ruolo dell'Italia negli accordi internazionali e le azioni da intraprendere sul piano nazionale. "Per mantenere l'aumento della temperatura entro i due gradi - ha osservato il presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi - non si dovrebbero emettere in atmosfera dal 2000 al 2050 piu' di 1.000 Gton di CO2, ne abbiamo gia' emesse 313 e ce ne restano 687. Per rispettare questo 'budget', la ripartizione della riduzione delle emissioni al 2020 dovrebbe essere questa: -30% di CO2 per i paesi industrializzati; -25% per la Russia, -2% per la Cina, mentre l'India potrebbe aumentarle del 60%. Si tratta di una grande sfida ed e' quindi necessario un nuovo trattato che coinvolga tutta la comunita' internazionale". L'Italia da parte sua, complici la crisi economica e le politiche per il risparmio energetico e lo sviluppo delle energie rinnovabili, ha visto, dal 2005, le emissioni di gas serra in costante diminuzione ed e' quindi vicina a centrare l'obiettivo di Kyoto. Ma per essere pronta ad attuare il nuovo trattato e per svolgere un ruolo di traino nella trattativa sul clima, deve compiere un cambio di passo in otto azioni. In particolare dovra' definire con le Regioni un programma di sviluppo delle rinnovabili per realizzare l'obiettivo del 17% del consumo finale lordo; aggiornare gli incentivi; rimuovere gli ostacoli burocratici e tecnici per la diffusione delle rinnovabili; intervenire per l'efficienza energetica negli usi finali a cominciare dagli edifici pubblici; definire nuovi standard di efficienza energetica; rilanciare il programma 'Industria 2015' per lo sviluppo delle imprese energetiche verdi e per i prodotti a basso impatto; definire un piano per la mobilita' sostenibile; promuovere i consumi sostenibili e gli acquisti pubblici verdi.